fbpx Degli alberi e verdure. Leonardo da Vinci e la Botanica

"Degli alberi e verdure": Leonardo da Vinci e la botanica

Primary tabs

Leonardo Da Vinci, 1506 circa. Crediti: WIkimedia Commons. Licenza: pubblico dominio

Tempo di lettura: 4 mins

Pubblichiamo una sintesi della lezione tenuta da Lorenzo Peruzzi su Leonardo da Vinci: "Degli alberi e verdure", tenuta a Milano al Museo di Storia Naturale durante il Darwin Day del 12-13 febbraio 2019.

Nel “Trattato della Pittura”, di origine cinquecentesca, basato su annotazioni di Leonardo da Vinci (Anchiano, Vinci 15 aprile 1452 – Amboise 2 maggio 1519) e oggetto nel corso dei secoli di numerose riedizioni1, il sesto capitolo è intitolato “Degli alberi e verdure”. Qui Leonardo affronta soprattutto argomenti tecnici sulle modalità di raffigurazione delle piante nei dipinti in relazione alla luce e alla prospettiva, ma non mancano spunti e osservazioni più strettamente botaniche.

Leonardo, anticipatore della botanica

Come spesso evidenziato anche per altre discipline scientifiche, l’acuto spirito di osservazione di Leonardo anticipa alcuni concetti che prenderanno corpo e saranno formulati in modo compiuto solo dopo di lui, con lo sviluppo della botanica come disciplina scientifica indipendente. Dalla lettura del capitolo sopracitato, ad esempio, si evince come egli avesse già riconosciuto i due principali tipi di infiorescenza (definita o indefinita), di foglie (semplici e composte), di portamento degli alberi (monopodiale o simpodiale); i concetti base della dendrocronologia (ossia lo studio degli anelli di crescita degli alberi in relazione all’ambiente) e la fillotassi (le varie modalità con cui le foglie possono distribuirsi sui rami). Si trovano nel volume addirittura alcune intuizioni di ecologia vegetale e osservazioni relative al particolare tipo di accrescimento che porta all’ispessimento delle piante legnose, la cosiddetta struttura secondaria.

Spesso queste osservazioni non sono assolutamente necessarie nell’economia del lavoro, ma sono comunque riportate in quanto ritenute importanti dall’autore. È paradigmatica, in questo senso, l’annotazione che segue le considerazioni sugli anelli di accrescimento degli alberi:

E benché questo non serva alla pittura pure io lo scriverò per non lasciare men cose indietro delli alberi, che alla mia notizia sia possibile

L’interesse generalizzato per tutto il mondo naturale e l’intensa sete di conoscenza di Leonardo son ben esemplificate da questa frase! Molto famosa è anche la raffigurazione per “impressione” di una foglia di Salvia rivestita di olio e nerofumo (1508 circa), che si può osservare nel Codice Atlantico presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano. Questa raffigurazione s'inserisce, forse inconsapevolmente, come un interessante approccio “ibrido” in un contesto storico nel quale le piante venivano ancora raffigurate con disegni (Hortus pictus) e prima dell’invenzione degli Erbari (Hortus siccus) come strumento per conservare direttamente le piante essiccate nei secoli.

Salvia Codice atlantico Leonardo da Vinci

Sistema di stampa fisiotipica (foglia di Salvia) 1508-1510 circa - Milano, Codice Atlantico f. 197v [72v. a]

Nelle opere di Leonardo e in particolare nel corpus di disegni, spesso preparatori ai suoi dipinti e per la gran parte conservati presso la Royal Collection nel Castello di Windsor (Inghilterra), risulta evidente l’accuratezza scientifica con cui egli raffigura varie specie di piante, molte delle quali crescono spontaneamente, e si possono trovare tuttora con facilità, anche nella sua terra di origine, il Montalbano in Toscana2.

Raffronto tra disegno di Leonardo e fiore in natura

Disegno di Leonardo da Vinci, 1506 ca., Windsor, RL 12424 (a sinistra); Ornithogalum divergens Boreau (Asparagaceae), pianta molto comune sul Montalbano, fotografata sopra Castra (Capraia e Limite), il 3 Maggio 2008 (a destra)

Raffronto tra disegno di Leonardo e fiore in naturaDisegno di Leonardo da Vinci, 1506 ca., Windsor RL 12430r (a sinistra); Sparganium neglectum Beeby (Typhaceae), fotografato al Poggetto (Poggio a Caiano) il 12 Agosto 2010 (a destra)

Leonardo da Vinci e il rispetto per la Natura

Infine, scorrendo i suoi scritti3 , risulta evidente l’amore e il rispetto di Leonardo per la ‘Natura’ (sempre rigorosamente definita con questo termine) e in particolare per le piante, spesso protagoniste di ‘favole’. In queste brevi massime e aforismi, trovano posto varie specie di piante: alloro, castagno, cedro, fico, giglio, ligustro, miglio, mirto, noce, pero, pesco, salice, vitalba, zucca, vite, olmo. Giusto un paio di esempi:

Il fico stando sanza frutti nessuno lo riguardava; volendo, col fare essi frutti, essere laldato da li omini, fu da quelli piegato e rotto

oppure:

Chi taglia la pianta, quella si vendica con la sua ruina

Leonardo da Vinci può, sotto certi aspetti, addirittura essere considerato una sorta di anticipatore nel campo della conservazione della natura; egli aveva ben chiaro il ruolo giocato dalla nostra specie nell’alterazione di delicati equilibri naturali:

Certo è par qui che la natura voglia spegnere la umana spezie, come cosa inutile al mondo e guastatrice di tutte le cose create

 

Note
1. Una delle più facilmente accessibili è “Trattato della pittura di Lionardo da Vinci tratto da un codice della Biblioteca Vaticana, Roma, 1817”
2.  Gestri G e Peruzzi L, "I fiori di Leonardo – La flora vascolare del Montalbano in Toscana", Aracne, 2013
3. Raccolti ad esempio in "Aforismi, Novelle e Profezie", Newton Compton, 1993

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Ostacolare la scienza senza giovare agli animali: i divieti italiani alla sperimentazione

sagoma di macaco e cane

Divieto di usare gli animali per studi su xenotrapianti e sostanze d’abuso, divieto di allevare cani e primati per la sperimentazione. Sono norme aggiuntive rispetto a quanto previsto dalla Direttiva UE per la protezione degli animali usati a fini scientifici, inserite nella legge italiana ormai dieci anni fa. La recente proposta di abolizione di questi divieti, penalizzanti per la ricerca italiana, è stata ritirata dopo le proteste degli attivisti per i diritti degli animali, lasciando in sospeso un dibattito che tocca tanto l'avanzamento scientifico quanto i principi etici e che poco sembra avere a che fare con il benessere animale.

Da dieci anni, ormai, tre divieti pesano sul mondo della ricerca scientifica italiana. Divieti che non sembrano avere ragioni scientifiche, né etiche, e che la scorsa settimana avrebbero potuto essere definitivamente eliminati. Ma così non è stato: alla vigilia della votazione dell’emendamento, inserito del decreto Salva infrazioni, che ne avrebbe determinato l’abolizione, l’emendamento stesso è stato ritirato. La ragione?