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COVID-19 infetta anche l'economia

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Cosa succede quando un virus attacca il sistema immunitario dei mercati finanziari? Il coronavirus è calato sui mercati internazionali come un cigno nero, il classico evento esterno non previsto dagli addetti ai lavori e forse troppo sottovalutato fino a oggi causa eccessivo ottimismo circa la capacità del sistema economico di affrontare l’emergenza coronavirus. Saranno gli eventuali shock di domanda guidati dai consumatori e fenomeni di panic selling guidati dagli investitori a dettare le regole del gioco; per il momento, così come i 10 consigli diffusi dal Ministero della salute, è più che mai valida la citazione di uno dei maggiori investitori al mondo, Warren Buffett: “Bisogna avere paura quando gli altri sono avidi, ed essere avidi quando gli altri hanno paura”. Immagine di Gerd Altmann da Pixabay

Cosa succede quando un virus attacca il sistema immunitario dei mercati finanziari?

Finora la maggior parte delle analisi ha preso in in considerazione le conseguenze della COVID-19 sugli esseri umani, tralasciando quelle “non sanitarie” e altrettanto pesanti verso uno dei pilastri dell’intero sistema economico: l’ecosistema finanziario.

Il coronavirus è calato sui mercati internazionali come un cigno nero, il classico evento esterno non previsto dagli addetti ai lavori e forse troppo sottovalutato fino a oggi causa eccessivo ottimismo circa la capacità del sistema economico di affrontare l’emergenza coronavirus.

Un’influenza temporanea, circoscritta al solo mercato cinese non avrebbe mai potuto interrompere il rally decennale delle borse azionarie globali, eppure l’impensabile evento “di coda”, nonché lo scenario negativo, si è verificato e ha scosso gli investitori di tutto il mondo.

La previsione di un rallentamento più marcato dell’economia cinese si è rapidamente trasformata in recessione tecnica per i primi due trimestri del 2020 al di fuori dei mercati cinesi, in primis dell’economia giapponese e di quella italiana, già deboli e pesantemente indebitate prima dello scoppio dell’epidemia.

Perché stiamo assistendo a quest’improvviso cambio di rotta nonché alla peggiore settimana di mercato dai tempi della crisi finanziaria del 2008? Semplice, mentre la stringenti misure cinesi hanno limitato i danni portando a una rapida riduzione dei casi registrati di persone infette su base giornaliera, le minacce provenienti da Italia, Corea e Giappone delineano uno scenario piuttosto complicato.

Oltre 400 casi di contagio al giorno al di fuori della Cina sono più che sufficienti a scatenare il panico sui mercati, rendendo sempre meno improbabile la minaccia di una pandemia globale.

L’espansione del contagio da coronavirus ha fatto crollare i listini azionari (-10% la scorsa settimana) e i prezzi delle materie prime industriali e al contempo ha teso la mano ai cosiddetti beni rifugio: Treasury decennale (titolo di stato statunitense), bund (titolo di stato tedesco) e oro.

La borsa domestica, il FTSE MIB, ha cancellato in soli 5 giorni i guadagni degli ultimi 5 mesi, pari a 14 miliardi di euro, chiudendo il mese di Febbraio in profondo rosso al -3,76%.

Gli investitori, specie i “retail” (i piccoli investitori privati) subiscono l’effetto panico e il cosiddetto fenomeno di bank run (corsa allo sportello), relativo al mondo degli investimenti, crea un circolo vizioso a cui diventa impossibile porre freno. L’emotività umana rende gli investitori improvvisamente irrazionali e avidi di sicurezza, rinvenibile in poche asset class quali il settore obbligazionario governativo.

Dagli addetti ai lavori arrivano segnali poco incoraggianti, con diffuse revisioni al ribasso delle aspettative di crescita aziendali, rallentamenti dei settori manifatturiero e dei servizi e utili societari minori delle attese per questo primo trimestre dell’anno.

La volatilità che si è scatenata sui mercati finanziari allontana l’ipotesi di un imminente contenimento della diffusione dell’epidemia e conseguente ritorno alla normalità; un evento temporaneo i cui effetti avranno ripercussioni di tipo strutturale, senza dubbio estese all’intero anno in corso.

Mentre l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) prevede un’economia mondiale a rischio e una crescita globale in rallentamento al 2,4% nel 2020 rispetto al 2,9% stimato a Novembre 2019, la Banca centrale americana, la Federal reserve, è corsa ai ripari annunciando un ulteriore taglio dei tassi d’interesse dello 0,5%; un palliativo per garantire stabilità ai mercati finanziari condiviso anche dalla Banca del Giappone e dalla Banca d’Inghilterra.

La COVID-19 è forse l’alibi perfetto per una recessione annunciata già da troppo tempo e finora mai scontata dai mercati? La storia, per quanto dimenticata troppo in fretta dagli operatori finanziari e dagli investitori, ci offre degli spunti interessanti; peste polmonare, aviaria, influenza suina, ebola e SARS sono solo alcune delle epidemie storiche che hanno lasciato segni indelebili sulle borse di tutto il mondo ma con una peculiarità comune: la durata limitata.

Correzioni di mercato “fisiologiche” di breve termine in fase di scoppio e diffusione dell’epidemia e repentina ripresa non appena si assiste a una riduzione del tasso di diffusione della stessa. La motivazione è presto data: minore diffusione significa un minore numero di persone infettate e dunque minori rischi di contagio in un’economia a tutti gli effetti globalizzata che teme una propagazione esponenziale dei disastrosi effetti associati al cigno nero.

La storia si ripeterà anche questa volta, con un improvviso e inarrestabile rimbalzo dei mercati o saremo costretti a fare i conti con un’escalation dell’epidemia che l’Organizzazione mondiale della sanità potrebbe classificare come pandemia, dalle conseguenze devastanti per l’intera economia?

Sarà la gravità ed estensione del contagio a determinarne le implicazioni finanziarie, stando alle evidenze delle tre pandemie del secolo scorso.

In tutti e tre i casi utilizzati come ipotesi per le numerose simulazioni fatte (influenza asiatica, influenza spagnola e influenza di Hong Kong) il tasso di diffusione si aggirava attorno al 25/35% mentre differenze notevoli furono riscontrate circa il tasso di letalità: <3% per l’influenza spagnola e <0,2% per influenza asiatica e di Hong Kong.

Troppo presto per avere dati accurati sul reale tasso di diffusione e letalità dell’epidemia in corso ma, stando alle simulazioni basate su modelli econometrici di equilibrio economico generale elaborate nel 2011 da George Verikios su due ipotesi antitetiche (primo caso di elevata contagiosità e bassa letalità e secondo caso di bassa contagiosità ed elevata letalità), fermo restando la forte contrazione del PIL nel secondo e terzo trimestre successivi allo scoppio della pandemia, gli scenari che potrebbero presentarsi sono i seguenti:

  • impatto sul PIL globale del 3,3% e sul commercio e occupazione internazionale del 5% in media nel primo anno in caso di elevata contagiosità del virus (scenario attualmente più probabile stando agli ultimi dati diffusi);
  • impatto sul PIL globale dello 0,3% e doppio sul commercio e occupazione internazionale in media nel primo anno in caso di bassa contagiosità del virus.

Saranno gli eventuali shock di domanda guidati dai consumatori e fenomeni di panic selling guidati dagli investitori a dettare le regole del gioco; per il momento, così come i 10 consigli diffusi dal Ministero della salute, è più che mai valida la citazione di uno dei maggiori investitori al mondo, Warren Buffett: “Bisogna avere paura quando gli altri sono avidi, ed essere avidi quando gli altri hanno paura”.

Note
Edoardo Frattola. Che effetti può avere una pandemia sull’economia mondiale? Oosservatorio conti pubblici italiani Università Cattolica, 29 febbraio 2020.
Marco Grande. Coronavirus: stime su costi e scenari globali, gli effetti della pandemia. Wallstreetcina.com, 2 marzo 2020.
Massimiliano Carrà. Le Borse verso la peggiore settimana da Lehman Brothers. Forbes.it, 28 febbraio 2020.

 


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