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Cina fra obesità e lotta al cancro

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Mentre in alcuni paesi europei la ricerca scientifica trova sempre meno finanziamenti a disposizione e la stessa Europa sembra avere idee poco chiare sulle future scelte politiche in questo campo come dimostra la recente vicenda di Anna Glover, in Cina la scienza e lo sviluppo tecnologico stanno attraversando un vero e proprio “Rinascimento”.

Con il forte sostegno della Commissione sanitaria nazionale, l'Accademia cinese delle scienze mediche (CAMS) sta attuando un programma di ristrutturazione completo, al fine di migliorare la gestione e l'efficienza della ricerca.
La CAMS ha istituito il National Cancer Center, il Centro Nazionale per le Malattie Cardiovascolari (NCCD), e centri di ricerca integrata dell'innovazione che concentreranno i propri studi sulle neuroscienze, la medicina rigenerativa e la scienze farmaceutiche. L'obiettivo di queste nuove istituzioni è quello di integrare la ricerca di base e clinica e di fornire nuovi meccanismi di finanziamento agli istituti di ricerca.
Ad esempio, la NCCD avrà un'infrastruttura dotata della più grande banca di tessuti cellulari al mondo. Sono stati reclutati i migliori talenti provenienti da diversi paesi e firmate importanti collaborazioni con le principali università e istituzioni di tutto il mondo. E c'è di più nel futuro: centri di ricerca incentrati sullo studio delle malattie metaboliche, l'invecchiamento, l'infiammazione, e le malattie infettive sono in fase di pianificazione. La CAMS prevede inoltre di sviluppare nuovi modi di valutare, sostenere, e formare la nuova generazione di ricercatori cinesi.
Sulla base delle esperienze delle organizzazioni di ricerca biomedica di successo in Europa e negli Stati Uniti, l'Accademia cinese delle scienze mediche premierà ricercatori più promettenti aiutandoli a sviluppare progetti di ricerca a lungo termine.

Cambiare il sistema di ricerca biomedica per essere pronti ad affrontare sì le sfide del futuro ma soprattutto per migliorare la qualità della vita dei cinesi di oggi. L’inarrestabile sviluppo economico, i cambiamenti di urbanizzazione e nello stile di vita hanno cambiato il quadro sanitario in Cina. Patologie croniche non trasmissibili, come le malattie cardiovascolari, il diabete e il cancro sono ora i nuovi nemici per la salute dei nipoti di Mao. La battaglia al cancro è una priorità.
La Cina ha il 22% dei nuovi casi di cancro e il 27% delle morti per cancro al mondo. Il cancro è ora la principale causa di morte nel paese, ma il Ministero della Salute sembra mal equipaggiate per affrontare il problema. Non ci sono campagne nazionali per educare i cittadini sulle cause evitabili di cancro, come il fumo. Il National Cancer Centre, che avrebbe dovuto aprire nel 2012, non ha nemmeno un sito web. Nel 2008, l'Accademia Cinese delle Scienze Mediche ha lanciato il China Cancer Registration Project, con 219 punti di registrazione in tutta la Cina che documentano i dati di cancro. Tuttavia, si hanno ancora pochissimi dati. L’ultima relazione del progetto è stato fatta nel 2013, utilizzando i dati a partire solo dal 2010.
Fino a oggi, però in Cina non esiste un unico database di monitoraggio dei tassi di cancro a livello nazionale. Ecco perché accanto alla revisione del sistema della ricerca biomedica sono stati lanciati due megaprogetti nazionali per affrontare queste criticità: lo sviluppo di farmaci innovativi e il controllo delle principali malattie infettive.
Il Major New Drug Innovation Program è stato finanziato con un obiettivo ambizioso: scoprire 100 nuovi farmaci entro il 2020. Iniziato nel 2009, sono stati giù registrati oltre 3.000 brevetti. Entro il 2020 con un budget di 4,5 miliardi di dollari, si cercherà di sviluppare 100 nuovi farmaci innovativi. Mentre con l’Infectious Diseases Program si cercherà di controllare l'incidenza delle principali malattie infettive come l'epatite B, la tubercolosi e l'HIV. Anche se la Cina ha visto una riduzione dell'incidenza delle malattie infettive negli ultimi 10 anni, l'epatite B (la Cina ora rappresenta la metà dei casi mondiali della malattia) e la tubercolosi resistente ai farmaci rimangono, infatti, delle gravi minacce per la salute pubblica. L'epidemia di Sars in Cina 2003 ha spronato poi il governo a rafforzare la diagnosi precoce, la ricerca sulle malattie, e sistemi di risposta.
Questi miglioramenti hanno permesso una rapida risposta e una buona gestione dell'influenza aviaria nel 2013. Programmi ambiziosi che dovranno però essere affiancati da vere campagne di promozione alla salute. Sono state programmate strategie per il controllo del tabacco, la prevenzione degli infortuni, la qualità dell'aria, senza dimenticare la lotta all’obesità. Proprio quest’ultimo aspetto desta particolare attenzione a Pechino.
Secondo uno studio di quest’anno di The Lancet, al momento al mondo ci sono 2,1 miliardi di persone sovrappeso, inclusi 671 milioni obesi, di cui più della metà è distribuita in soli dieci paesi. E mentre negli Stati Uniti l’obesità è ormai quasi un tratto culturale distintivo e esistono 86,9 milioni di persone coinvolte in questo giro di vite, c’è chi dice che la Cina che attualmente conta circa 62 milioni di obesi sarà presto in competizione con la patria del junk-food. Alcuni attibuiscono questa situazione alla politica attuata per decenni del figlio unico, e alla cosidetta "sindrome delle sei tasche": due genitori e quattro nonni pronti a comprare qualsiasi snack purché il loro unico bambino fosse felice.  
Un problema quello dell'obesità che ha anche risvolti dal punto di vista economico come spiega il recente rapporto pubblicato dalla McKinsey & Company. Secondo la ricerca, l'obesità costa 600 miliardi di dollari più di alcolismo, 1100 miliardi di dollari più dell’inquinamento dell'aria. Ha lo stesso impatto sull'economia come la guerra e il terrorismo.
Una possibile soluzione a questa piaga, secondo i funzionari cinesi, passa per l’attività fisica e il calcio in particolare. Il governo ha messo a punto, infatti, un piano di intervento che prevede la costruzione di 20mila scuole calcio: investire nello sport aiuterà a dimagrire. Wang Dengfeng, direttore del Dipartimento di Educazioni Fisica, Salute e dello Sviluppo artistico del Ministero è sicuro: "Le 20mila scuole miglioreranno le qualità tecniche dei nostri giocatori attraverso allenamenti di alto livello e competizioni locali e nazionali. Se per ognuna di queste scuole si iscriveranno 1.000 studenti e tra questi 10 sceglieranno lo sport come impiego per la vita, la Cina avrà 200mila potenziali calciatori. Se la metà si riveleranno dei campioni, come può il nostro calcio non fare progressi?" Non resta che aspettare, allora, i prossimi mondiali.


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