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5 - Bersaglio acquisito

Università di Pisa, NEODyS - ore 6:00

Come preannunciato da Timothy, il flusso dei dati astrometrici di Metus era calato drasticamente ed era ormai un'ora che al NEODyS non arrivava più nulla. Da allora, nervosamente, Francesco provava e riprovava a far girare la simulazione dettagliata, ritoccando i parametri di alcune routines e osservando la reazione del software. Quell'ellisse centrata sul Lazio proprio non se ne voleva andare. Appena chiusa la telefonata con Bertoldi, Armando aveva buttato giù dal letto prima del tempo anche Alan De Marini, uno degli ideatori di NEODyS. Era a Firenze per partecipare a un Congresso internazionale, ma una volta sentito quanto stava accadendo gli aveva assicurato che si sarebbe messo subito in viaggio. Fatti due conti, ormai il suo arrivo era questione di minuti.
Ripensando a come era cominciata tutta quella faccenda, ma più che altro per ingannare l'attesa, Armando decise di aggiornare sugli ultimi sviluppi anche Rob a Siding Spring. Si erano conosciuti proprio in occasione di un convegno sugli impatti cosmici organizzato dalla NASA e riguardo a molte problematiche la pensavano quasi alla stessa maniera. Neppure si curò di verificare che ore potessero essere da quelle parti. Cercò il numero sul telefonino e lanciò la chiamata. Due squilli e poi la voce di Rob, con il suo tipico accento australiano:
«Ciao, Armando. Proprio come prevedevo. Vedo che sei stato coinvolto di persona nella faccenda. Come sta procedendo l'analisi dei dati astrometrici? Il dottor Spahr ci ha comunicato che l'oggetto è metallico, sapete qualcosa di più?»
«Ciao, Rob. Quello che sappiamo - non so se Timothy te l'ha detto - è che le simulazioni danno una significativa probabilità che caschi sull'Italia centrale. Non è proprio un gran bel modo di cominciare la giornata, sapendo che un oggetto metallico di 700 mila tonnellate (1) ti stia per piombare proprio a due passi da casa...»
«Detta così sembra una quantità enorme» cercò di consolarlo Robert «In realtà - prova a pensarci bene - ammesso di riuscire ad acchiapparlo tutto intero e ipotizzando che sia completamente di ferro, sarebbe più o meno l'equivalente di soltanto mezza giornata di produzione (2) nelle nostre miniere di ferro della regione di Pilbara, nell'Australia Occidentale. Come oggetto celeste è davvero piccolo. Questo non significa che se vi casca in testa non sia dannatamente pericoloso. Torniamo all'orbita: riesco a vedere online i risultati del JPL, ma dal NEODyS da qualche tempo non ricevo più nulla. Problemi?»
«No, no. Tutto ok. E' solo che Francesco - stanotte è lui che ha preso la vostra chiamata e mi ha buttato giù dal letto - sta facendo alcune prove su un software collegato e abbiamo messo offline la procedura normalmente usata per l'output. Teniamo online solamente JPL e MPC. Comunque i risultati che otteniamo sono davvero molto simili a quelli degli americani. Adesso ti lascio, ci aggiorniamo appena possibile.»
«Strano che da Medicina non sia ancora arrivato nulla...» abbozzò a mezza voce Francesco, che neppure si era accorto della telefonata a Siding Spring.
«E' ancora presto» gli rispose Armando avvicinandosi al monitor per dare un'occhiata a quelle ripetute simulazioni. «Sai perfettamente che, dal momento della rilevazione dell'eco, ci vorranno almeno una ventina di minuti prima che da Medicina ci passino il primo pacchetto di dati.»
«Salve gente. Una gran brutta rogna, vero?» disse Alan entrando nell'ufficio.
«Ciao, Alan. Abbiamo visto giorni migliori.» rispose Armando dirigendosi subito verso la macchinetta del caffè. «Immagino che una bella tazza di caffè bollente non ti darebbe poi così fastidio...»
«Grazie. Vedo che Francesco sta lavorando sul codice. Durante il viaggio ho ripensato anch'io al nostro software per la simulazione dettagliata. L'estate scorsa ho avuto modo di analizzare quello del JPL e mi è venuto in mente qualcosa che potremmo copiare. Viste le circostanze, non credo che gli americani avranno qualcosa da obiettare. Non possiamo certo sperare di fare granché, ma forse riusciamo a ottimizzare un paio di routines per la gestione dei residui d'errore.»
«Salve, professore.» disse Francesco. «Nell'attesa dei dati radar stavo proprio provando a vedere se riuscivo a cavarci qualcosa, ma la situazione non migliora granché. Ecco quello che stavo facendo...»
I tre cominciarono a esaminare alcuni blocchi del programma. Decine di linee di codice scorrevano sul video. Diciture senza alcun senso per un profano, ma rigido e coerente percorso matematico per chi, come loro, quelle linee le conosceva come le proprie tasche. Era assolutamente impensabile mettere in campo modifiche radicali. Bisognava fare solo piccoli aggiustamenti, evitando di snaturare l'essenza del software e - soprattutto - tenendo l'occhio fisso sull'orologio.
Il segnale acustico del programma configurato per gestire il flusso di dati da Medicina interruppe quell'analisi. Stavano arrivando i primi dati radar. Non ci volle molto a darli in pasto al software.
L'effetto di quei dati sulla simulazione fu devastante. Quell'ellisse iniziale di 500 chilometri per 200 si era notevolmente ridotta e ora, nella mappa del computer, aveva preso l'aspetto di una curiosa cerchiatura attorno al nome di Roma. Accanto, in rosso, lampeggiava un orario: sette e cinquantatré, ora locale.
«Ce l'abbiamo addosso...» commentò con un fil di voce De Marini.
Armando si attaccò al telefono e compose il numero dell'ingegner Bertoldi. Occupato. Senza attendere un secondo di più, passò al secondo numero, quello che proprio Bertoldi gli aveva dettato un paio d'ore prima. Libero.
«Sono Bergamo, NEODyS di Pisa. La faccenda è ancora peggiore di quanto potessimo immaginare. Con i primi dati radar arrivati da Medicina l'ellisse di errore è centrata su Roma. Orario previsto per l'impatto le sette e cinquantatré. Non so dove siate e cosa possiate decidere di fare voi della Protezione Civile, ma se io fossi a Roma me ne andrei subito il più lontano possibile.»
«Salve, dottor Bergamo. Purtroppo per me, sono proprio a Roma. Mi trovo al Viminale. Siamo in riunione permanente con il Ministro dell'Interno e lo staff della Protezione Civile. E' davvero la peggiore notizia in assoluto che poteva darmi. Che margine d'errore abbiamo nella simulazione?»
«Sono Alan De Marini, ingegner Bertoldi. Ci siamo conosciuti anni fa a Torino. Purtroppo per voi, grazie alle rilevazioni radar, il margine d'errore è sceso considerevolmente. Crediamo che, con le due prossime serie di dati, la probabilità di errore si attesterà intorno allo 0,5% o anche meno. Non credo possiamo sperare di fare meglio di così. Concordo appieno con il suggerimento di Armando: dite a tutti quanti di abbandonare la città. Anche se davvero non so quanto questo esodo improvvisato potrà riuscire. Rimane poco più di un'ora e mezza di tempo...»
«Buon giorno, professor De Marini. Intanto vi segnalo che siete in vivavoce, in modo che tutti quanti qui al Viminale sono in grado di seguire questa conversazione. Lo scenario dell'evacuazione di Roma l'avevamo lasciato proprio come ultima disperata risorsa. Non tutti siamo d'accordo sulla sua fattibilità. Molti temono che possa trasformarsi in un inutile massacro anticipato. D'altra parte non possiamo neppure lasciare che quasi quattro milioni di persone (3) vadano incontro all'Apocalisse senza sapere nulla.»
«Tanto per cominciare si potrebbe impedire di raggiungere Roma a quelli che ancora non ci sono» propose Armando. «Se non si vuole diffondere il panico si può mettere in giro la voce di uno sciopero improvviso, oppure di qualche guasto sulle linee ferroviarie. Per le strade, almeno quelle a maggior traffico, si potrebbero predisporre dei posti di blocco. Gli agenti sarebbero costretti a sorbirsi un bel po' d'improperi, ma almeno l'afflusso in città sarebbe limitato. Per il flusso in uscita, effettivamente, qualche grossa perplessità ce l'ho anch'io. Ma questa è la vostra patata bollente. Io ne ho a sufficienza della mia. Scusate, ma stanno arrivando altri dati.
Appena abbiamo il quadro definitivo richiamiamo. A dopo.»
Mentre chiudeva bruscamente la conversazione, Armando si rese conto che proprio non possedeva la stoffa del politico, e l'occhiata di Alan gliene diede piena conferma. Ma c'era qualcosa di più importante da fare che preoccuparsi delle pubbliche relazioni. Proprio come aveva previsto Alan, l'apporto dei dati radar forniti dalla collaborazione Medicina-Evpatoria si stava rivelando decisivo. Con la terza serie di dati giunse anche la valutazione considerata la più attendibile delle dimensioni di Metus. Per il proiettile che aveva messo Roma nel suo mirino si ipotizzava un diametro di circa 55 metri. Ne veniva infine confermata anche la composizione metallica. Quella palla di ferro poco più grande del Battistero di Campo dei Miracoli (4) si stava fiondando a quasi 20 chilometri al secondo contro la Città Eterna. E non si poteva fare proprio nulla per impedirlo.

Confronto tra Metus e il Battistero di Pisa dedicato a San Giovanni Battista (ricostruzione pittorica)

Diedero un'occhiata ai risultati del JPL. Non erano così netti come quelli che avevano ottenuto lì a Pisa dopo i piccoli aggiustamenti al software, ma comunque perfettamente in linea. Anche al JPL veniva indicato che l'impatto avrebbe interessato Roma o le immediate vicinanze alle sette e cinquantatré ora locale.
Questa volta della chiamata a Bertoldi se ne occupò direttamente Alan. Non ci volle molto per mettere al corrente delle ultime novità il Ministro dell'Interno e lo staff della Protezione Civile. Evitò accuratamente di lasciarsi andare a considerazioni e suggerimenti anche se, in chiusura, rimarcò che il team di Pisa sarebbe rimasto comunque ancora a disposizione nel caso servissero ulteriori delucidazioni.
A nessuno dei tre astronomi sfuggì il leggero tremolio nella voce dell'ingegner Bertoldi al momento del saluto. Per nascondere l'emozione, Francesco guardò l'orologio: mancavano un paio di minuti alle sette. Ancora un'ora e Roma sarebbe stata rasa al suolo. «Io chiamo lo IAPS (5)» disse Francesco. «Ci ho lavorato per quasi un anno quando ero alle prese con il mio dottorato e ho conosciuto un bel po' di gente. Non so se a quest'ora troverò qualcuno, ma almeno ci provo. Se ne devono andare il più in fretta possibile. E chissenefrega se al Viminale la pensano diversamente.»

Note

(1) E', all'incirca, il peso di un oggetto sferico di 55 m di diametro ipotizzando una densità di 8000 kg/m3.

(2) Nel “Western Australian Mineral and Petroleum - Statistic Digest 2010”, pubblicato nel maggio 2011 dal Department of Mines and Petroleum, viene indicato che nel corso del 2010 la produzione mineraria di ferro è stata di 390.772.762 tonnellate, per la massima parte estratto nella regione di Pilbara.

(3) I dati ISTAT del 30/11/2011 indicano per Roma una popolazione di 2.783.300 residenti. Tenendo conto di quelli che per motivi di studio, lavoro o turismo si trovano quotidianamente nella Capitale, la popolazione sale a circa 3.950.000 abitanti.

(4) Il Battistero di Pisa, dedicato a San Giovanni Battista, è la più grande costruzione di questo tipo in Italia. Alto quasi 54 metri e con la circonferenza di base che misura poco più di 107 metri, venne iniziato nel 1152 sotto la supervisione dell'architetto e scultore Diotisalvi. I lavori proseguirono un secolo dopo sotto la direzione di Nicola Pisano e si giunse al completamento definitivo nel XIV secolo.

(5) IAPS (Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali) è un istituto dell'INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) con sede a Tor Vergata. Nasce ufficialmente nel gennaio 2012 dall’accorpamento di due Istituti storici dell’Area romana: l’IASF (Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica) e l’IFSI (Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario).

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