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2 - Con le mani legate

Osservatorio di Siding Spring, Nuovo Galles del Sud - ore 7:50

Lasciata la macchina nel parcheggio, Simon si diresse senza indugio alle palazzine che ospitavano gli uffici dell'Osservatorio. Attraverso la vetrata gli parve di scorgere Rob che parlava con una certa concitazione al telefono, il che fece ulteriormente aumentare la sua preoccupazione. Era in compagnia di Lisa Kewley, un'astronoma che conosceva solo di vista e che, per quanto gli risultava, si occupava di formazione stellare.
«Eccoti qua» gli disse Robert appena lo vide. «Ora siediti, prendi un caffè e ascolta attentamente quanto ti sto per dire. Quando questa mattina mi hai passato le coordinate non ho fatto il tentativo solamente con l'ANU. La tua telefonata mi è arrivata mentre stavo scambiando due parole con Lisa Kewley, anche lei di servizio in Osservatorio la notte scorsa. Aveva appena terminato di utilizzare l'AAT (1) da quattro metri per raccogliere dati spettrali da una regione di formazione stellare, il suo campo di indagine. Sapeva della nostra caccia agli asteroidi e ha voluto vedere il nuovo software all'opera. Le prime due riprese le abbiamo fatte con l'ANU. Visto il risultato, Lisa mi ha proposto di fare un tentativo anche con l'AAT. Abbiamo faticato non poco a far digerire al sistema di controllo del telescopio che non avevamo intenzione di far arrostire qualche CCD puntando direttamente il Sole, ma alla fine ci siamo riusciti.» «Dunque?» chiese Simon con impazienza.
«Dunque, sembra proprio si tratti di un oggetto reale e non di una invenzione del software...»
A quel punto Simon si sarebbe aspettato i complimenti di Robert. Non solo il software aveva dato prova di funzionare egregiamente, ma poche ore prima gli aveva permesso di individuare il suo primo asteroide utilizzando unicamente la sua attrezzatura personale. Una nottata da segnare sul suo diario, proprio come quella in cui aveva scoperto il primo oggetto come astronomo professionista. Il tono di voce del suo capo, però, più che l'intenzione di complimentarsi sembrava lasciar trasparire uno strano nervosismo. «Cosa c'è che non va?» incalzò Simon.
«C'è che, una volta avuto il responso dall'AAT, ho subito contattato l'Osservatorio di Perth e quando sei arrivato ero proprio al telefono con uno dei volontari che, nelle notti in cui la Luna lo permette, utilizzano quel telescopio per il follow-up (2) di asteroidi segnalati dal Minor Planet Center (3). Ebbene, da una prima sommaria analisi delle posizioni rilevate in queste due ore sembrerebbe che ci troviamo in presenza di un NEA (4)


Veduta dell'Osservatorio Australiano di Siding Spring in cui troneggia la cupola che ospita l'Anglo-Australian Telescope (AAT).


«Beh, mi sembra un'ottima notizia. Il mio primo NEA da non professionista. Finalmente!» Simon era raggiante. Poi, vedendo che sul volto di Robert non si leggeva neppure l'accenno a un sorriso, smorzò il suo entusiasmo e proseguì a voce più bassa. «Oppure c'è qualcosa che non rende questa scoperta una buona notizia?»
«Il fatto è che questo NEA si sta muovendo un po' troppo in fretta. Abbiamo il fondato sospetto che possa essere particolarmente vicino alla Terra e, di conseguenza, potenzialmente pericoloso. Il guaio è che sta viaggiando nascondendosi nell'alone della luce solare, il che lo rende un bersaglio particolarmente complicato da catturare se non si sa esattamente dove cercarlo. Ma la rogna maggiore è che, stando ai dati che abbiamo raccolto finora, sembra proprio puntare verso la Terra. Le posizioni su cui possiamo contare sono talmente poche e ravvicinate nel tempo che non è assolutamente il caso di lanciare un allarme. Ma io sono comunque preoccupato. E non poco.»
Per un paio di minuti - un'autentica eternità - lo studio di Robert piombò in un silenzio quasi irreale. Era la prima volta che Simon vedeva il suo capo in quelle condizioni. Lentamente, mentre si trovava a riflettere su quanto era successo in quella manciata di ore, la preoccupazione diventò anche la sua. Nei suoi studi aveva analizzato lo scenario di un NEA che finisce la sua esistenza schiantandosi sul nostro pianeta, ma qui non stava leggendo un libro o studiando un paper di Science. «Cosa suggerisci di fare, Rob?» chiese Simon con un filo di voce.
«Abbiamo bisogno di più dati. Dobbiamo sapere con precisione su che orbita è incamminato quel figlio di p...» Si era quasi scordato della presenza di Lisa, che fece finta di nulla. Dopo aver borbottato, quasi rivolte a se stesso, un paio di parole di scuse, Robert passò a illustrare quanto aveva in mente.
«Ci occorrono dati osservativi da postazioni più a ovest. L'oggetto deve già essere sopra l'orizzonte, ma devono anche aver avuto il tempo di coordinarsi. Proviamo con l'India. Mentre tento di mettermi in contatto con il centro di controllo dell'IAO (5) a Bangalore - c'è un australiano, uno che conosco, che sta lavorando per il dottorato da quelle parti - tu attaccati al telefono e senti sia quelli che si occupano del Sentry al JPL sia quelli del NEODyS a Pisa (6). Se ti prendono a male parole fai pure il mio nome. Non ti garantisco possa funzionare, ma almeno guadagnerai il tempo necessario a spiegare ciò che sta succedendo. Tra mezz'ora ci troviamo qui per gli aggiornamenti.»
Mentre Simon si fiondava nel suo ufficio e cominciava febbrilmente a recuperare i numeri di telefono che gli servivano, Robert aveva già in linea Bangalore. Ci volle una decina di minuti prima di poter parlare con chi quella notte stava utilizzando il Chandra, ma alla fine ci riuscì. Quasi fosse un avvocato alla sua arringa decisiva, Robert cercava di rendere la sua richiesta la più drammatica possibile. A dire il vero, però, più parlava e più si accorgeva che non faceva proprio nessuna fatica a tenere un tono quasi catastrofico. E questa constatazione lo rendeva ancora più preoccupato. Fortunatamente, lo sconosciuto interlocutore all'altro capo del telefono si mostrò una persona molto comprensiva e disponibile: non fu neppure necessario chiamare in causa il dottorando australiano... Chiarita la situazione, Robert trasmise le coordinate dell'oggetto acquisite a Perth, raccomandando comunque di effettuare anche osservazioni nella zona circostante. Il movimento in cielo era abbastanza pronunciato e due ore di distanza potevano avere il loro peso. Concordarono che le immagini raccolte sarebbero state analizzate sia con il software ufficiale impiegato dall'Indian Institute of Astrophysics sia con quello di Simon. Appena chiusa la conversazione, Lisa diede un'occhiata a Robert. «Certo che è davvero un gran brutto affare. E' proprio una di quelle scoperte che non ti augureresti mai di dover fare...» commentò l'astronoma rigirando tra le mani la tazza di caffè ormai vuota.
«Il lato peggiore della faccenda è che ti senti con le mani legate. Se i fantasmi che si sono risvegliati questa notte non si sciolgono alla luce del giorno c'è il rischio che per qualcuno non ci possa essere un altro giorno» le disse Robert alzandosi dalla sua poltrona e mettendosi alla finestra a osservare il fantastico trionfo di colori che quel tiepido autunno si divertiva a dipingere tra gli alberi delle colline.
Quell'assorta contemplazione venne interrotta dal ritorno di Simon.
«Qualche problema, per via del fuso orario, nel rintracciare quelli di Pisa. Ma poi ce l'ho fatta e hanno immediatamente messo i dati nel programma. A dire il vero, quando hanno visto che l'arco delle osservazioni era così breve non volevano neppure provarci, ma il tizio - mi sono persino scordato il suo nome - ha detto che ti aveva conosciuto un paio d'anni fa a un convegno e non gli avevi dato l'impressione di essere una testa calda. Beh, l'importante è che il programma di simulazione orbitale stia macinando quei dati. Meno problemi con quelli del Sentry. Forse anche perché, mentre parlavamo, potevano notare in tempo reale la strana simulazione che avevano appena implementata a Pisa. Comunque, entrambi mi hanno detto che nel giro di una decina di minuti ci dovrebbe arrivare qualcosa.»
«Bene» gli disse Robert con un mezzo sorriso. Era evidente, però, che c'era qualcosa che gli stava sul gozzo e, per abbordare al meglio il discorso, stava cercando le parole più adatte. Fece un lungo respiro e cominciò:
«Vedi, Simon, devo dirti un'altra cosa. Questa mattina, mentre aspettavo il tuo arrivo e la seconda conferma da Perth, ho provato a fare due conti. Nessuna certezza nei risultati - come ben sai i dati sono tuttora estremamente limitati - ma ci ho provato ugualmente. Ho voluto provare a ricostruire le dimensioni del possibile asteroide da te scoperto - a proposito, complimenti! anche se non credo sarai così felice di mettere la scoperta nel tuo curriculum. Prendendo per buone le misurazioni della sua magnitudine luminosa, ho provato a vedere cosa ne veniva fuori. Come ben sai i nodi di fondo sono la sua distanza e la sua albedo...»
«Ah, la misura di come riflette la luce» lo interruppe Lisa «Mi torna in mente quando, ancora studentessa, stavo preparando l'esame di scienze planetarie. Non era neppure andato male quell'esame, ma da allora quanto avevo studiato in quel corso non l'ho praticamente mai più utilizzato. Mi sono data alle stelle.»
«Proprio quello. Di un asteroide appena scoperto non sappiamo praticamente nulla, men che meno la sua composizione superficiale. Ho dunque provato a fare qualche ipotesi. Immaginando si tratti di un oggetto ad alta composizione metallica e prendendo per buona la distanza che usciva triangolando i nostri dati con quelli preliminari arrivati da Perth...»
La smorfia di disappunto che si materializzò sul volto di Simon obbligò Robert a una sorta di giustificazione:
«Hai ragione a storcere la bocca, sappiamo entrambi che c'è il rischio concreto che le nostre ipotesi siano autentica spazzatura. Detto fuori dai denti, non mi sognerei mai di pubblicare questi risultati, neppure su una rivista di gossip. Ma lasciami finire. Prendendo dunque per buona quella distanza e quella composizione ne viene fuori un oggetto di un centinaio di metri. Se però ipotizziamo di trovarci di fronte a un asteroide più scuro, per esempio un nucleo cometario ormai inattivo, le dimensioni salgono di un bel po'. Per fartela breve: in entrambi i casi l'atmosfera non riuscirebbe a disinnescare la sua discesa verso la Terra...»
«E allora?» chiese Lisa che si stava lasciando sempre più prendere dal problema.
«Allora è proprio un gran brutto affare...» A interrompere Robert questa volta ci pensò la musichetta del pc che annunciava l'arrivo di un messaggio di posta.
«E' Bangalore» disse Robert aprendo la mail «Mi confermano la presenza dell'oggetto. Lo spostamento rispetto alle coordinate che gli avevo trasmesso indicherebbe che non è poi così lontano dalla Terra. Secondo il loro software orbitale - ignorando le grosse incertezze legate a un tempo di osservazione così esiguo - il punto di massimo avvicinamento si verificherebbe tra meno di una decina d'ore. Passo subito le nuove coordinate a Pisa e al JPL e sento cosa mi dicono.»
Nel giro di una manciata di secondi i dati dell'IAO erano già in viaggio con priorità massima verso l'Italia e l'Arizona. Destinazione: NEODyS e Sentry. Robert diede un'occhiata al suo orologio: le 8:40. Erano già passate tre ore dalla prima telefonata di Simon eppure gli sembrava fosse appena successo. In quasi quarant'anni di lavoro, quella era la prima volta che si sentiva davvero in affanno. Era proprio un gran brutto affare.
«Credo sia giunto il momento di allertare il Minor Planet Center» disse ad alta voce Simon. Neppure il tempo per Robert di esprimere il suo consenso che già Simon stava battendo i tasti del pc del suo capo componendo una mail per Timothy Spahr.

Note

(1) AAT - Anglo-Australian Telescope. Costruito nel 1974, fu uno degli ultimi telescopi della classe 4 metri ad essere equipaggiato con montatura equatoriale. Continuamente aggiornato e potenziato, all'inizio degli anni 2000 risultò il più produttivo dei telescopi della sua classe. Nel 2009 si collocò al quinto posto nella particolare classifica che valuta l'impatto scientifico dei telescopi ottici di tutto il mondo.

(2) Con questo termine si indicano le osservazioni di “inseguimento” di un asteroide per rilevare con la massima precisione il suo cammino sulla volta celeste. E' grazie a questi dati che sarà possibile ricostruire l'orbita dell'oggetto. In questa fondamentale fase della ricerca astronomica giocano un ruolo chiave numerosi gruppi di astronomi non professionisti (anche in Italia!).

(3) Il Minor Planet Center (MPC) è un Istituto che dipende dall'International Astronomical Union e che si occupa specificatamente dei corpi minori del Sistema solare. Opera presso lo Smithsonian Astrophysical Observatory (SAO) a Cambridge, Massachusetts.

(4) NEA - Acronimo per Near Earth Asteroid (asteroide vicino alla Terra), una classe di oggetti le cui orbite li portano ad avvicinarsi - e talvolta a intersecare - l'orbita del nostro pianeta.

(5) IAO - Indian Astronomical Observatory. Costruito a 4500 metri di quota nella regione himalayana del Ladakh, l'osservatorio ospita un telescopio ottico infrarosso da due metri - l'Himalayan Chandra Telescope - controllato in remoto grazie a un satellite dedicato e gestito dall'Indian Institute of Astrophysics di Bangalore.

(6) Sentry e NEODyS sono due programmi indipendenti, ma intercomunicanti, che si occupano di valutare la potenziale pericolosità di un oggetto celeste per il nostro pianeta. Operano presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA e presso l'Università di Pisa. Dal 2011 il mantenimento del servizio di NEODyS è affidato a SpaceDyS, un'azienda nata come spin-off del Gruppo di Meccanica Celeste dell'Università di Pisa.

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