fbpx Flora alpina e clima che cambia | Scienza in rete

Flora alpina e clima che cambia

Primary tabs

Read time: 2 mins

Un team di ricercatori ha pubblicato uno studio in cui analizza la migrazione della flora alpina a quote più elevate a seguito del riscaldamento globale, un trend che potrebbe rivelarsi dannoso per la ricchezza botanica delle montagne europee.

Coordinati da Harald Pauli, ricercatore del programma GLORIA (Global Observation Research Initiative in Alpine Environments), una trentina di botanici hanno meticolosamente analizzato la flora presente su 66 cime montagnose distribuite tra il Nord Europa e il Mediterraneo meridionale. Tra il 2001 e il 2008 i ricercatori hanno attentamente registrato la distribuzione di tutte le specie vegetali presenti impiegando identiche procedure e da questi dati hanno ora tratto le prime conclusioni.

Nel lavoro, pubblicato su Science, si sottolinea come l'ipotesi che il riscaldamento globale possa spingere le specie vegetali a migrare a più alte quote sia ormai una realtà. I dati raccolti indicano un aumento di specie alle quote più elevate sulle montagne dell'Europa centrale e settentrionale e un impoverimento della ricchezza della flora alle quote inferiori. Nel contempo, però, si registra anche una diminuzione di specie nelle regioni montuose del Mediterraneo, probabilmente dovuta all'andamento climatico più recente che vede un impoverimento idrico nel sud dell'Europa.

Al di là dell'apparente aumento della ricchezza di specie in alta quota, secondo Pauli e colleghi il trend in atto porterebbe a un notevole impoverimento della flora montana europea. E si tratterebbe di un danno gravissimo, vista la particolare ricchezza di specie che caratterizza le montagne europee.

University of Vienna

Autori: 
Sezioni: 
Canali: 
Luoghi: 
Dossier: 
Botanica

prossimo articolo

La favola del taglio dei posti letto e degli ospedali in Italia

È di pochi giorni fa un appello del Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani, secondo cui «Si stima che, negli ospedali italiani, manchino almeno 100mila posti letto di degenza ordinaria e 12mila di terapia intensiva». Ma è giustificata quest'implicita richiesta? 
Le politiche di riduzione dei posti letto e degli ospedali sono iniziate già nel Piano Sanitario Nazionale 2003-2005, per trasferire al livello territoriale parte dei ricoveri e della loro durata. Molti altri paesi hanno meno posti letto rispetto all’Italia, che rimane nelle migliori posizioni quanto a vita attesa alla nascita, mortalità evitabile e indicatori di qualità dei servizi.

Crediti immagine: Levi Meir Clancy/Unsplash

Nei media generalisti, e purtroppo anche di settore, che si occupano di sanità pubblica in Italia, cioè praticamente tutti in questo periodo, si favoleggia del taglio dei posti letto ospedalieri e di interi ospedali in Italia. Basta usare come parole chiave “taglio posti letto in Italia” con qualunque motore di ricerca ed escono interventi degli ultimi giorni su Fanpage, la Stampa e Quotidiano Sanità.