All’albore di ogni tumore della prostata c’è un intricato gioco di alleanze tra le prime cellule neoplastiche e i mastociti circostanti: queste cellule, note soprattutto per il fatto di liberare istamina nel corso delle reazioni allergiche, vengono reclutate da quelle tumorali per aprire la strada alla crescita della massa tramite la produzione della proteina MMP9, capace di “digerire” collagene e tessuti e favorire lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni. In seguito il tumore impara a prodursi la proteina da solo e quindi non ha più bisogno dei mastociti. «Abbiamo pensato perciò che, eliminando i mastociti, si potesse bloccare la malattia nelle sue fasi iniziali» spiega Mario Colombo, ricercatore dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano che ha coordinato il lavoro finanziato dalla Fondazione Italo Monzino, dal Ministero della Salute italiano e dall’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro. «Ma abbiamo osservato che in questo modo, invece che i più comuni adenocarcinomi, si formano tumori neuroendocrini più aggressivi». L’organismo quindi, attraverso i mastociti, sceglie in un certo senso il male minore, ma i ricercatori non si rassegnano a questo compromesso: «Abbiamo osservato che l’imatinib, un farmaco molecolare già largamente impiegato nella cura delle leucemie e dei tumori stromali gastrointestinali, riesce ad attaccare i mastociti e stroncare contemporaneamente la crescita delle cellule neuroendocrine» conclude Paola Pittoni, prima firmataria della ricerca che si è anche guadagnata la copertina di Cancer Research.
Doppio gioco nella prostata
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Bibliometria e impact factor: riapriamo il dibattito

In risposta al recente articolo di Gilberto Corbellini, una riflessione sull’uso delle metriche bibliometriche e sulla necessità di riaprire il dibattito sulla valutazione della ricerca.
Un numero crescente di istituzioni scientifiche sta rinunciando a strumenti come Web of Science e Scopus, le principali banche dati bibliometriche utilizzate per cercare articoli, tracciare le citazioni e valutare l’impatto della ricerca. Altre, in nome dell’Open Science, mettono in discussione i contratti con i grandi editori commerciali, come Springer ed Elsevier. Nonostante ciò, il tema delle citazioni e dell’impact factor resta centrale nella vita dei ricercatori e dei gruppi di ricerca.