Scoperto un pianeta un po' più grande di Giove in orbita attorno a una stella del flusso di Helmi, un gruppo di stelle il cui movimento indica che provengono da una piccola galassia inglobata dalla Via Lattea miliardi di anni fa.
La stella è nota come HIP 13044 e si trova a circa 2000 anni luce da noi in direzione della costellazione della Fornace. Le accurate osservazioni effettuate con lo spettrografo ad alta risoluzione FEROS (Fibre-fed Extended Range Optical Spectrograph) collegato al telescopio da 2.2 metri dell'osservatorio cileno di La Silla hanno permesso a Johny Setiawan (Max-Planck-Institut für Astronomie) e collaboratori di rilevare i lievi spostamenti indotti dalla presenza di un grosso pianeta.
La scoperta, pubblicata online su Science Express, non è occasionale, ma frutto di una sistematica ricerca di esopianeti intorno a stelle giunte ormai al termine della loro evoluzione. HIP 13044, infatti, ha già lasciato alle spalle la fase di grande espansione nota come fase di gigante rossa ed è sorprendente come il pianeta, nonostante la sua vicinanza, sia riuscito a sopravvivere. L'ipotesi dei ricercatori è che il pianeta fosse in origine più distante e si sia avvicinato proprio durante la fase di gigante rossa.
Il fatto che la stella appartenga al cosiddetto Helmi stream rende la scoperta ancor più interessante. Studi dinamici hanno dimostrato che gli astri che compongono questo flusso stellare appartenevano in origine a una galassia nana che, tra i sei e i nove miliardi di anni fa, è stata fagocitata dalla Via Lattea. Secondo Setiawan e collaboratori questa appartenenza rende molto probabile il fatto che per nascita il pianeta non sia affatto cittadino della nostra Galassia.
Pianeta da un'altra galassia
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Centrali geotermiche e terremoti indotti: facciamo chiarezza

L'estrazione geotermica dal sottosuolo richiede—a volte—una stimolazione, che consiste nell'iniettare dei fluidi nella crosta terrestre per renderla più permeabile. Questa procedura può causare terremoti a volte rilevanti. Un gruppo di ricercatori ha messo a punto un algoritmo di machine learning che prevede l'aumento di permeabilità ottenuto a partire dalla magnitudo dei terremoti indotti. Lo ha fatto sfruttando i dati raccolti da due esperimenti negli Stati Uniti e ne sta testando la validità anche in altri siti. L'algoritmo potrebbe diventare uno strumento per la selezione dei siti più adatti per sistemi geotermali migliorati e per la loro ottimizzazione. Inoltre, poter prevedere la sismicità indotta potrebbe aumentare l'accettabilità sociale di questi stabilimenti.
Nell'immagine di copertina: la centrale geotermica di Nesjavellir in Islanda. Credit: Scott Ableman (CC BY-NC-ND 2.0).
Nel 2006 la centrale geotermica costruita da Geopower Basel, nella zona industriale di Basilea fu costretta a chiudere. La stimolazione idraulica del sottosuolo aveva infatti causato un terremoto di magnitudo 3,4 in una zona sismicamente silenziosa, provocando danni agli edifici e spaventando la popolazione. La zona era particolarmente favorevole per una centrale del genere.