Un'efficiente simbiosi tra acacie e formiche non solo proteggerebbe gli alberi dalla voracità degli elefanti, ma contribuirebbe a garantire alla savana africana un corretto equilibrio tra foresta e prateria.
Sembra proprio che la classica immagine dell'elefante terrorizzato da un minuscolo topolino debba essere aggiornata. Secondo lo studio di Todd Palmer (University of Florida) e Jacob Goheen (University of Wyoming) pubblicato sull'ultimo numero di Current Biology, al topolino sarebbe meglio sostituire una formica. I due ricercatori hanno infatti scoperto che i pachidermi sono particolarmente attenti nella scelta degli alberi di acacia cui attingere per i loro banchetti, evitando con cura quelli sulle cui fronde prosperano i minuscoli insetti. Minuscoli, ma terribili se a frotte si arrampicano con fare minaccioso all'interno della proboscide.
Dietro a tutto ciò vi è il profondo legame simbiotico tra una particolare specie di acacia (Acacia drepanolobium) e le colonie di formiche del genere Crematogaster: da un lato gli insetti possono cibarsi del dolce nettare degli alberi, dall'altro costituiscono una efficace difesa contro i devastanti assalti degli elefanti in cerca di cibo.
Lo studio, però, sottolinea anche una conseguenza a più ampio respiro. Il ruolo di protezione delle acacie esercitato dalle formiche, infatti, sarebbe importante anche per il mantenimento del delicato equilibrio che governa la savana, ambiente in cui foresta e prateria si contendono la supremazia con ogni mezzo. Oltre a tener conto della siccità, degli incendi, della chimica del suolo e della necessità di cibo dei grossi erbivori, insomma, bisognerà ora considerare anche la capacità di autodifesa messa in campo dalle acacie.
Elefanti e formiche
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Lo squinternato teorema di Rampini contro gli scienziati-sacerdoti

Cinque scienziati del Gruppo 2003 rispondono a un video del giornalista Federico Rampini, che nella sua rubrica sul sito del Corriere della sera ha commentato il ritiro di una pubblicazione scientifica sulle conseguenze economiche dei cambiamenti climatici dalla rivista Nature attribuendolo al comportamento di scienziati ideologizzati, che pubblicherebbero "dati falsi truccati" pur di rieducare l'umanità. Ma non è così: l'articolo non è stato ritirato dalla rivista, ma dagli autori stessi, che si sono accorti di alcuni errori nel loro studio e li hanno spiegati con chiarezza. Non è un caso di dati manipolati, ma al contrario di correttezza scientifica. Crediti immagine: Chris Gallagher/Unsplash
Da tempo il noto giornalista Federico Rampini cura una rubrica sul Corriere della sera online intitolata Oriente Occidente, dove pubblica brevi video in cui, inquadrato in primo piano, discute di vari argomenti di attualità. Il 10 dicembre scorso ha pubblicato nella rubrica un video intitolato “Cosa insegna lo scandalo della rivista Nature”. Le parole contenute nel video possono essere commentate in vari modi.