fbpx Giovani e ricerca: da qui riparte l’Italia | Scienza in rete

Giovani e ricerca: da qui riparte l’Italia

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins

Sotto lo sguardo attento di Leonardo Da Vinci e Galileo Galilei si è tenuta, oggi nella sala Marconi del CNR, la cerimonia di premiazione del “Premio Giovani Ricercatori Italiani”. 
Il Premio, istituito dal Gruppo 2003 per la ricerca scientifica, è stato assegnato quest’anno a Paola Santini e a Gian Paolo Fadini.

E i protagonisti della giornata sono stati proprio i due vincitori che hanno raccontato, in maniera affascinante, i loro studi e trasmesso alla platea, presente in sala, la propria passione nel fare i ricerca.
Mestiere — come ha spiegato Paola Santini — che le ha permesso di “guardare indietro nel tempo”. Sì, perché la Santini è un astrofisico presso l’INAF di Roma e da anni studia i segnali emessi dalle più antiche galassie che hanno popolato l'universo primordiale. Un’archeologa delle stelle, insomma, che getta lo sguardo direttamente sul passato remoto del nostro universo osservando la debolissima luce proveniente da galassie che si trovavano in epoche differenti dell’evoluzione cosmica.
“Per anni ho fatto una doppia vita: al mattino in corsia con i pazienti e di notte nel laboratorio a fare ricerca”. Non è una versione moderna di Dr Jekyll e Mr Hyde ma la storia di Gian Paolo Fadini, ricercatore presso il dipartimento di Medicina del Policlinico Universitario di Padova. Dal conseguimento della Laurea in Medicina nel 2004 si è sempre occupato di malattie del ricambio, in particolar modo le sue ricerche si sono rivolte, soprattutto, al diabete e alla sindrome metabolica.
Il diabete è una malattia in continua espansione: oggi circa il 6% della popolazione italiana è affetta da tale malattia e si prevede che nel 2030 le persone diagnosticate con diabete saranno 5 milioni. I suoi studi riguardano in particolare il ruolo delle cellule staminali nelle complicanze cardiovascolari del diabete come aterosclerosi e ulcere diabetiche.
L’obiettivo del suo team è quello di far convergere competenze e attività di ricerca di base con la ricerca clinica, sempre nell’ottica di identificare nuovi approcci diagnostico-terapeutici a beneficio del paziente.

Parte della cerimonia è stata dedicata a un dibattito sullo stato della ricerca italiano a cui hanno preso parte numerosi componenti del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica.
Ricerca che, probabilmente, con cinquecento cattedre e mille ricercatori in più previsti per università e enti di ricerca nella nuova Legge di Stabilità non riuscirà a uscire dalla sabbie mobili in cui si trova. “I governi che si sono succeduti in questi ultimi anni — ha affermato Luigi Nicolais, che presiedeva il premio in qualità di presidente del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica — non ci hanno fatto che ripetere che la ricerca e innovazione sono i motori dello sviluppo, ma nei fatti non si è visto molto. Bisogna decidere, insomma, se in Italia si deve fare ricerca o meno". Gli altri paesi crescono mentre l'Italia resta al palo. Forse è arrivato il momento  — hanno riaffermato gli esponenti del gruppo 2003  — di pensare alla creazione di un’Agenzia unica per la ricerca, che coordini e programmi il rilancio del nostro sistema. Un rilancio che deve avere al centro il merito, un aumento netto dei finanziamento nella ricerca di base, e una architettura istituzionale che disgiunga la programmazione strategica della ricerca dalla valutazione e il finanziamento dei progetti.
“Bisogna stimolare l’opinione pubblica. Negli Stati Uniti i cittadini chiedono ai candidati alla presidenza il loro parere sui cosa ne pensano su temi scientifici, mentre noi siamo cosretti a battaglie come quelle su Stamina e la sperimentazione animale. L’analfabetismo scientifico di questo Paese sta raggiungendo livelli preoccupanti. Non abbiamo perso la speranza. D’altronde chi è ricercatore ha sempre una nota di ottimismo e fiducia che porta sempre con sé”, ha concluso Nicolais.

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La favola del taglio dei posti letto e degli ospedali in Italia

È di pochi giorni fa un appello del Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani, secondo cui «Si stima che, negli ospedali italiani, manchino almeno 100mila posti letto di degenza ordinaria e 12mila di terapia intensiva». Ma è giustificata quest'implicita richiesta? 
Le politiche di riduzione dei posti letto e degli ospedali sono iniziate già nel Piano Sanitario Nazionale 2003-2005, per trasferire al livello territoriale parte dei ricoveri e della loro durata. Molti altri paesi hanno meno posti letto rispetto all’Italia, che rimane nelle migliori posizioni quanto a vita attesa alla nascita, mortalità evitabile e indicatori di qualità dei servizi.

Crediti immagine: Levi Meir Clancy/Unsplash

Nei media generalisti, e purtroppo anche di settore, che si occupano di sanità pubblica in Italia, cioè praticamente tutti in questo periodo, si favoleggia del taglio dei posti letto ospedalieri e di interi ospedali in Italia. Basta usare come parole chiave “taglio posti letto in Italia” con qualunque motore di ricerca ed escono interventi degli ultimi giorni su Fanpage, la Stampa e Quotidiano Sanità.