fbpx World Food Day 2013. Perchè abbiamo bisogno di cibo sostenib | Page 3 | Scienza in rete

World Food Day 2013. Perchè abbiamo bisogno di cibo sostenib

Read time: 2 mins

Come ogni anno il World Food Day, la giornata mondiale del cibo, celebra l'anniversario della fondazione della FAO (16 Ottobre 1945), ma è soprattutto un'occasione per riflettere su temi che riguardano l'alimentazione. Il tema scelto quest'anno riguarda la sostenibilità dei sistemi alimentari (“Sustainable Food System for food security and nutrition”).

La produzione di cibo consuma ogni anno quantità crescenti di acqua, terreno ed energia. L'uso massiccio di fertilizzanti e la distribuzione globalizzata si basano prevalentemente sui combustibili fossili.

Secondo gli ultimi dati FAO, le emissioni di gas serra dal settore agricolo sono cresciute del 1.6% all'anno dal 2000. Nel 2010 le emissioni totali del settore sono state 5 miliardi di tonnellate di CO2e, il 10% delle emissioni prodotte dall'uomo. Un altro recente studio della FAO ha stimato che il settore dell'allevamento emette 7.1 miliardi di tonnellate di CO2e all'anno, un dato pesante per un settore per cui si prevede una crescita del 70% nel 2050.
Secondo i dati raccolti dal programma di ricerca CGIAR-CCAFS su cambiamenti climatici, agricoltura e sicurezza alimentare, il ciclo completo del cibo (dalla produzione al consumo) emette da 9.8 a 16.9 miliardi di tonnellate di CO2e all'anno, quasi un terzo delle emissioni globali.

In un contesto internazionale dove la sproporzione nell'accesso al cibo crea sia fame che obesità, lo spreco ha raggiunto livelli anch'essi insostenibili. In uno studio pubblicato poche settimane fa, è stato stimato che la quantità di cibo sprecato (esclusi pesce e frutti di mare) è pari a 1.3 miliardi di tonnellate all'anno. Per produrre cibo che non verrà consumato ogni anno si sprecano 250 chilometri cubi di acqua e 1.4 miliardi di ettari di terreno, quasi il 30% del territorio agricolo disponibile. In termini di emissioni di gas serra, il cibo sprecato sarebbe il terzo produttore mondiale dopo Cina e Stati Uniti, con 3.3 miliardi di tonnellate di CO2e all'anno. Se le parole “sostenibilità” e “sostenibile” sono state e vengono ancora abusate tanto da renderne difficile una definizione condivisa, le cifre che riguardano il modo in cui il cibo viene prodotto e consumato rendono l'idea di cosa sia “insostenibile”. Un rapporto del World Watch Institute pubblicato l'anno scorso ha analizzato diversi approcci per migliorare lo stretto rapporto tra cambiamenti climatici e agricoltura. Dal recupero della fertilità dei suoli all'agricoltura urbana, dal riciclo e conservazione dell'acqua allo sviluppo della biodiversità.
A fronte dei bisogni di una popolazione mondiale in continua crescita e dei cambiamenti climatici che mettono a rischio la sicurezza alimentare anche nelle regioni più “ricche” del mondo, è indispensabile pensare a strategie innovative, su scala globale e locale, per coltivare, produrre e consumare cibo. 

Autori: 
Sezioni: 

prossimo articolo

Alimentazione sostenibile: imparare dalla preistoria

Dimostrazione cottura preistorica

Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.