fbpx Roma si candida per SKA | Scienza in rete

Roma si candida per SKA

Primary tabs

Read time: 1 min

Solo a pensarci vengono i brividi: 1500 antenne distribuite su una superficie di un chilometro quadrato, in grado di funzionare come un'unica gigantesca antenna 50 volte più sensibile di ogni altro radiotelescopio. Il progetto SKA (Square Kilometre Array) è il futuro della radioastronomia e l'Italia vuole esserne protagonista.

Ancora non è deciso se la ciclopica opera – oltre un miliardo di dollari – verrà realizzata in Australia o in Sudafrica, ma nei giorni scorsi Roma si è ufficialmente candidata per essere il quartier generale di questo fantastico progetto. La sede proposta è la “Tiburtina Valley”, in grado di ospitare almeno 350 persone di alto livello professionale. Al momento l'unica altra contendente è Manchester, in Gran Bretagna.

“SKA sarà un'avveniristica macchina del tempo – ha dichiarato Tommaso Maccacaro, presidente dell'INAF – che ci permetterà di risalire agli albori dell'Universo. Potremo studiare fenomeni ancora misteriosi, come il passaggio dall'Universo buio, com'era subito dopo il Big Bang, a quello trasparente alla luce che vediamo ora.”

Un deciso sostegno alla candidatura di Roma è venuto sia dalle istituzioni che dal mondo industriale. “L'Italia può e deve partecipare da protagonista a SKA – ha dichiarato Daniel Kraus, vicedirettore generale di Confindustria – perché ha le competenze per farlo.”

INAFSKA

Autori: 
Sezioni: 
Astronomia

prossimo articolo

La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.