fbpx Polvere di comete in Antartide | Scienza in rete

Polvere di comete in Antartide

Primary tabs

Read time: 1 min

L'Antartide è una autentica miniera per i ricercatori che si occupano di meteoriti. Per la prima volta, però, alcune micrometeoriti individuate tra i ghiacci polari sembrano provenire da oggetti cometari.

La scoperta è stata effettuata da ricercatori che operano alla stazione Concordia, una struttura di ricerca italo-francese realizzata nelle immediate vicinanze della base antartica Dome C. I carotaggi della calotta ghiacciata hanno permesso a Jean Duprat (CNRS) e ai suoi collaboratori di individuare, a una profondità di circa 4 metri, micrometeoriti ultracarbonacee, cioè particelle di dimensioni inferiori al millimetro contenenti tra il 50 e l'80 per cento di materiale carbonaceo.

Le accurate analisi chimiche e isotopiche effettuate sulle micrometeoriti hanno indicato che molto probabilmente quei granuli provengono da oggetti celesti che si sono assemblati nelle più remote regioni del Sistema solare. In particolare è stato rilevato un elevatissimo valore del rapporto deuterio/idrogeno, da 10 a 30 volte più grande di quello che caratterizza i nostri oceani. Le micrometeoriti scoperte alla stazione Concordia, inoltre, mostrano molte somiglianze con i campioni raccolti dalla sonda Stardust nel corso della sua missione verso la cometa 81P/Wild2 e riportati a Terra il nel 2006. I risultati delle analisi sono stati pubblicati su Science.

CNRS

Autori: 
Sezioni: 
Astronomia

prossimo articolo

Come cominciano i terremoti

faglia di terremoto

Analizzando i primi secondi delle onde P, le prime a essere registrate dai sismometri durante un terremoto, un gruppo di ricercatori ha mostrato che è possibile stimare la magnitudo del terremoto. Il loro risultato si aggiunge al lungo dibattito sulla natura deterministica dei fenomeni di rottura all’origine dei terremoti e dunque sulla loro prevedibilità e ha implicazioni per i sistemi di allerta sismica precoce.

Nell'immagine due geologi dell'USGS misurano una rottura di faglia causata dai terremoti di Ridgecrest in California nel 2019. Foto di Ben Brooks/USGS (CC0).

È possibile prevedere la magnitudo di un terremoto osservando le onde sismiche nei loro primissimi istanti? Gli scienziati dibattono da decenni intorno a questa domanda, che è centrale per la progettazione dei sistemi di allerta sismica precoce.

Uno studio pubblicato recentemente da un gruppo di sismologi dell'Università di Napoli Federico II mostra che è possibile, analizzando circa 7000 mila onde sismiche relative a 200 terremoti avvenuti in tutto il mondo con magnitudo tra 4 e 9.