fbpx Il papilloma fa male al cuore? | Scienza in rete

Il papilloma fa male al cuore?

Primary tabs

Read time: 1 min

Un recente studio pubblicato sulla rivista "Journal of the American College of Cardiology" afferma che il papillomavirus (hpv) potrebbe essere associato anche a malattie cardiovascolari. Sono numerosi i tipi di Hpv conosciuti, più di 100, la maggiorparte causano malattie poco gravi, come le verruche cutanee. Alcuni, invece, sono noti perché responsabili di tumori benigni e maligni (tra cui il tumore al collo dell'utero, all'esofago e alla laringe).

I ricercatori dell'università del Texas, analizzando i dati di 2500 donne tra i 20 e i 59 anni di cui il 44,5% aveva un'infezione da Hpv e il 23,2% aveva un'infezione da ceppi che provocano i tumori, hanno trovato una forte correlazione tra gli Hpv oncogenici e patologie cardiovascolari, non con altri rischi metabolici considerati. Il 20% dei pazienti con problemi cardiaci non presenta nessuno dei fattori di rischio esaminati, questo probabilmente perchè alcuni non sono stati ancora scoperti: “L’Hpv potrebbe essere un buon candidato - spiega Ken Fujise, uno degli autori – e questo ha due implicazioni importanti, prima di tutto il vaccino potrebbe prevenire anche problemi cardiaci, inoltre i medici dovrebbero monitorare le pazienti con l’Hpv perché sono più a rischio di infarto e ictus”.

Hsu-Ko Kuo and Ken Fujise. Human Papillomavirus and Cardiovascular Disease Among U.S. Women in the National Health and Nutrition Examination Survey, 2003 to 2006. Journal of the American College of Cardiology, 2011;58 DOI:10.1016/j.jacc.2011.07.038

Autori: 
Sezioni: 
Virus

prossimo articolo

Come cominciano i terremoti

faglia di terremoto

Analizzando i primi secondi delle onde P, le prime a essere registrate dai sismometri durante un terremoto, un gruppo di ricercatori ha mostrato che è possibile stimare la magnitudo del terremoto. Il loro risultato si aggiunge al lungo dibattito sulla natura deterministica dei fenomeni di rottura all’origine dei terremoti e dunque sulla loro prevedibilità e ha implicazioni per i sistemi di allerta sismica precoce.

Nell'immagine due geologi dell'USGS misurano una rottura di faglia causata dai terremoti di Ridgecrest in California nel 2019. Foto di Ben Brooks/USGS (CC0).

È possibile prevedere la magnitudo di un terremoto osservando le onde sismiche nei loro primissimi istanti? Gli scienziati dibattono da decenni intorno a questa domanda, che è centrale per la progettazione dei sistemi di allerta sismica precoce.

Uno studio pubblicato recentemente da un gruppo di sismologi dell'Università di Napoli Federico II mostra che è possibile, analizzando circa 7000 mila onde sismiche relative a 200 terremoti avvenuti in tutto il mondo con magnitudo tra 4 e 9.