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Oseltamivir: un'arma spuntata

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In tutto il mondo si cominciano a tirare le somme della prima ondata della pandemia, per fortuna molto meno letale di quanto si temeva, e così si può affermare, senza timore di scatenare attacchi di panico collettivo, quel che già si sapeva ma non si poteva dire: effettivamente, prove che l’oseltamivir serva a tutti per ora non ce ne sono. La revisione di 20 trial, effettuata dal gruppo di Tom Jefferson, della Cochrane Collaboration italiana, e coordinata da Chris Del Mar, della Bond University, in Australia, pubblicata sul British Medical Journal e amplificata da un servizio televisivo sul britannico Channel 4, lo conferma: non è dimostrato che il farmaco, in Italia raccomandato solo ai soggetti a rischio, ma oltremanica somministrato gratuitamente a tutti, ai primi segni della malattia, riduca l’incidenza di complicazioni negli adulti precedentemente sani. «I governi di tutto il mondo hanno speso miliardi di dollari per un farmaco che la comunità scientifica si trova incapace di giudicare» ha scritto Fiona Godlee, direttore della rivista. All’incertezza delle conclusioni contribuisce anche il fatto che gli autori non hanno potuto accedere ai dati originali di otto studi condotti dall’azienda produttrice e mai pubblicati nella loro interezza.

Brit Med J 2009; 339: b5106

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parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.