fbpx Nuovi geni per un mondo a colori | Page 2 | Scienza in rete

Nuovi geni per un mondo a colori

Primary tabs

Read time: 1 min

I maschi delle scimmie scoiattolo potranno vedere il mondo come le loro compagne, purché qualcuno li sottoponga allo stesso intervento di terapia genica a cui sono andati incontro due esemplari negli Stati Uniti. La visione a colori, peculiarità dei mammiferi più evoluti, richiede infatti più versioni del gene dell'opsina: uno serve a riconoscere il blu, l'altro il rosso, l'altro il verde. Nelle scimmie della specie Saimiri sciureus uno di questi geni, situato su un cromosoma autosomico, è comune a tutti, ma di quelli posti sui cromosomi X i maschi possono ovviamente avere un'unica versione. Ecco perché sono naturalmente daltonici.  Un gruppo di ricercatori statunitensi è però riuscito con successo, in due di questi animali, a rimpiazzare il gene mancante iniettandolo direttamente nella retina, attraverso un vettore virale. Prima di trasferire questa tecnica all'uomo, tuttavia, la sua sicurezza andrà ben accertata, soppesando i rischi di una cura di questo tipo con i limiti, tutto sommato modesti, legati al daltonismo.

Published online 16 September 2009 | Nature | doi:10.1038/news.2009.921

Autori: 
Sezioni: 
Daltonismo

prossimo articolo

Alimentazione sostenibile: imparare dalla preistoria

Dimostrazione cottura preistorica

Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.