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Nasce Italian Drug Discovery Network

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Individuare nuove molecole biologicamente attive per lo sviluppo di nuovi farmaci, attraverso la creazione di una collezione chimica centralizzata è l’obiettivo dell’accordo sottoscritto dall l’Istituto Europeo di Oncologia, l’Istituto Italiano di Tecnologia, Recordati e Rottapharm-Madaus. Si tratta di un progetto nato nell'ambito di Italian Drug Discovery Network (IDDN), per favorire l'interazione e l'unione di capacità, conoscenze e risorse di ciascun promotore dell’IDDN e dare nuovo slancio alle forme di innovazione nella cura delle patologie umane. La scoperta di nuovi farmaci, infatti, si basa sulla possibilità di effettuare lo screening del maggior numero possibile di molecole per determinare  caratteristiche e potenzialità terapeutiche.

La Collezione di composti chimici centralizzata è costituita da circa 200.000 tipi di molecole, selezionate  dai partecipanti all’IDDN per il loro elevato livello di qualità. Queste molecole verranno poi utilizzate per test biologici finalizzati alla creazione di nuovi farmaci. La Collezione è un caso interessante di open innovation - vale a dire la messa in comune, da parte delle imprese, di idee, conoscenze e risorse nelle aree pre-competitive per migliorare la sostenibilità e promuovere l’innovazione - attraverso la condivisione di differenti know-how e grazie alla possibilità di “fare sistema” tra le eccellenze dell’iniziativa. Ciascuno promotore ha messo a disposizione le proprie eccellenze e competenze, avvalendosi di una risorsa difficilemnte accessibile singolarmente. 

Per gli sviluppi futuri, i promotori dell’IDDN intendono organizzare attività comuni di tipo scientifico, informativo e formativo, oltre ad ampliare le attività di ricerca condivise, nell'auspicio che anche realtà di rilievo come l’Unione Europea possano sostenere questo progetto.

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Farmacologia

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Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.