Si chiamano Anna Broggi e Lara Nonis le finaliste del Premio Internazionale Acqua 2012, in programma dal 25 al 30 agosto a Stoccolma presso il SIWI (Stocholm International Water Institute). La manifestazione svedese è la più importante competizione incentrata sui problemi di acqua e ambiente a livello europeo, la cui finale si svolge durante il water week. Rappresenta, inoltre, un'occasione per migliaia di studenti di confrontarsi e incontrare i rappresentanti delle comunità mondiali esperti nella gestione delle acque, avviando anche futuri rapporti di collaborazione professionale. Classe 1993 e allieve dell’Istituto tecnico industriale “L. Cobianchi” di Verbania, le due studentesse italiane si uniscono ai partecipanti provenienti da 30 Paesi, distribuiti in tutti i cinque continenti. Tutti i concorrenti hanno tra i 15 e i 20 anni e partecipano al contest realizzando progetti che affrontano questioni a vari livelli (locali, nazionali, globali) relativamente agli aspetti ambientali, alle implicazioni scientifiche e tecnologiche, sociali ed economiche, della “questione acqua”. Broggi e Nonis sono state selezionate per il loro progetto “Fluoruri nelle acque potabili? Storia passata!”, nell'ambito de I giovani e le Scienze indetto annualmente dalla Fast. Il premio previsto consiste in un assegno di 5000 dollari e una scultura di cristallo consegnata dalle mani della principessa Victoria, madrina della manifestazione.
Il progetto delle due studentesse italiane selezionato per SJWP:
“Fluoruri nelle acque potabili?
Storia passata!”
di Arianna Broggi (1993), Lara Nonis
(1993), Istituto tecnico industriale “L. Cobianchi”, Verbania
La presenza dei flururi nelle acque potabili rappresenta un problema di rilevante importanza soprattutto nelle aree del globo meno sviluppate, dove non vi sono risorse sufficienti per finanziare i metodi tecnologici già da anni utilizzati per la potabilizzazione (resine a scambio ionico, ecc.). Arianna e Lara hanno come obiettivo la ricerca di nuovi metodi a basso costo per la rimozione dei fluoruri, utilizzando materiali facilmente reperibili in quelle zone e che siano diversi da quelli attualmente impiegati (ceneri d’ossa). Quest’ultime presentano difetti come la mancata possibilità di individuare il momento in cui perdono la loro efficacia con conseguente rilascio di tutti i fluoruri fino a quel momento rimossi. Dopo un lungo lavoro di prova con diverse matrici (ad esempio patate, zeoliti, mais, segatura, ecc.) la rimozione dei fluoruri risulta essere efficace utilizzando gusci di uovo calcinato o specifiche alghe di acqua dolce (Spirogyra). I due metodi hanno delle differenze tra cui il tempo di rimozione e i trattamenti da effettuare sulle matrici, ma entrambi portano a risultati molto positivi e accettabili.
