Finora gli astronomi sono sempre stati convinti che le prime stelle che si sono accese nell'universo fossero enormi e solitarie. Uno studio internazionale sembra invece dimostrare che le cose potrebbero essere molto differenti.
Paul Clark (Zentrum für Astronomie der Universität Heidelberg) e altri ricercatori del Max-Planck-Institut für Astrophysik di Garching e dell'University of Texas di Austin hanno voluto indagare se quanto si pensava a proposito delle prime stelle dell'universo fosse corretto. Attraverso simulazioni numeriche, i ricercatori hanno ricostruito la nascita delle prime stelle e le dinamiche dei dischi di gas in cui quegli astri si andavano formando, scoprendo che non era poi così raro che il disco si frantumasse in alcuni frammenti, ciascuno dei quali dava origine a una stella.
Dallo studio, pubblicato su Science Express, emerge dunque la possibilità che, oltre alle stelle gigantesche ipotizzate dagli astronomi, si siano formate anche stelle meno massicce, destinate a vivere molto più a lungo e perciò ancora in piena attività. Interessante anche la possibilità della formazione di sistemi stellari con componenti davvero molto vicine tra loro. In tali sistemi, infatti, quando le stelle giungono alle fasi finali della loro esistenza possono produrre intensi lampi di radiazione X o gamma, lampi alla portata di specifiche missioni spaziali nel prossimo futuro.
