Oltre 190 partecipanti, 30 presentazioni e 40 poster di aziende, università e centri di ricerca nel campo dell’applicazione industriale delle biotecnologie e della bioeconomia. Sono questi i numeri della seconda edizione di IFIB, il Forum italiano sulle biotecnologie industriali e la bioeconomia, che si è tenuto nelle giornate di 23 e 24 ottobre a Milano presso palazzo Turati. Organizzato da Innovhub-Stazioni Sperimentali per l’Industria – Azienda Speciale della CCIAA di Milano, Assobiotec –Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, che fa parte di Federchimica – e Italian Biocatalysis Center (IBC) – Consorzio Italiano di Biocatalisi, il Forum ha offerto un’interessante occasione di confronto ed approfondimento attraverso la presentazione dell’attività delle imprese, delle università e dei centri di ricerca italiani all’interno di specifiche sessioni dedicate alla Farmaceutica, alla Biocatalisi, all’Ambiente, all’Agro-alimentare e all’Energia.
“La partecipazione a questa seconda edizione di IFIB – sostiene Giovanna Speranza, docente di Chimica organica all’Università di Milano e componente del Comitato scientifico – è il segno di una grande vitalità della nostra ricerca, che non ha nulla da invidiare al resto del mondo. C’è un’esigenza sempre maggiore di fare rete, di condividere le proprie conoscenze e di metterle al servizio dell’industria per contribuire alla crescita economica del nostro Paese. Questo è un aspetto che ci auguriamo anche il MIUR voglia sostenere concretamente”.
Novità di quest’anno è stata una parte di approfondimento istituzionale sui temi della bioeconomia affrontata in una tavola rotonda alla quale hanno partecipato Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, Guido Ghisolfi, presidente e Ceo di Chemtex Italia, Manfred Kircher, presidente del consiglio di sorveglianza del Cluster tedesco delle biotecnologie industriali (Clib2021), Franco Guarino, Country Manager Italia e Sud Europa di Veolia Environment, Lucia Gardossi, docente di Chimica organica all’Università di Trieste e Alessandro Sidoli, presidente di Assobiotec.
Secondo quanto indicato dall’Unione europea con la sua Strategia per la bioeconomia lanciata lo scorso febbraio, il termine "bioeconomia" si riferisce a un’economia che si fonda su risorse biologiche provenienti della terra e dal mare, nonché dai rifiuti, che fungono da combustibili per la produzione industriale ed energetica e di alimenti e mangimi. La bioeconomia comprende anche l’uso di processi di produzione fondati su bioprodotti per un comparto industriale sostenibile. I rifiuti organici, ad esempio, rappresentano un potenziale notevole in alternativa ai concimi chimici o per la conversione in bio-energia, e possono coprire il 2% dell’obiettivo stabilito dall’UE per le energie rinnovabili.
“La bioeconomia – commenta Alessandro Sidoli, presidente di Assobiotec – è un settore su cui anche l’Italia deve puntare con forza, come stanno facendo gli altri Paesi europei, la Russia, gli Stati Uniti, ma anche molti Paesi asiatici e sudamericani, se davvero si vuole conciliare la crescita economica del Paese e la creazione di nuovi posti di lavoro con la sostenibilità ambientale. Per raggiungere l’obiettivo serve però una strategia concreta per lo sviluppo della bioeconomia, che ci auguriamo il Governo voglia presto varare perchè il Paese possa partecipare da protagonista a questa nuova rivoluzione industriale”.
