Gli uomini preistorici impararono a utilizzare il calore per modellare la pietra molto prima di quanto si pensasse. Un gruppo di ricercatori guidati da Kyle Brown, dell'Università di Cape Town in Sud Africa, attraverso i metodi dell'archeologia sperimentale, ha dimostrato che gli strumenti di pietra ritrovati nel sito di Pinnacle Point, sulla costa sudafricana, risalenti certamente a più di 70.000 anni fa e forse addirittura a 164.000 anni fa, non potevano essere stati prodotti senza l'ausilio del calore. E neppure con il semplice fuoco di un accampamento, ma solo con un procedimento che richiedeva 20-40 chili di legname per esporre la pietra a una temperatura di circa 300 gradi per almeno una trentina di ore. Un'ulteriore dimostrazione della diffusione di comportamenti assai evoluti ben prima dell'epoca in cui, circa 35.000 anni fa, gli uomini primitivi migrarono in Europa.
Fonderie preistoriche
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Cosa sanno davvero le neuroscienze su sesso, genere e identità?

Uno studio pubblicato su Behavioral Sciences mette in discussione l’idea di un cervello rigidamente “maschile” o “femminile”, proponendo una lettura basata sulla complessità delle reti neurali: le differenze legate al sesso biologico, spiega l'autore, esistono ma si sovrappongono ampiamente, mentre il genere lascia tracce più diffuse, legate a emozioni e cognizione sociale. L’identità emerge così come il risultato dinamico di biologia, esperienza e contesto culturale.
Un anno fa, su queste pagine, si raccontava di uno studio che aveva fatto molto discutere: in quasi cinquemila preadolescenti, sesso biologico e genere sembravano lasciare “impronte” in reti neurali in parte diverse, suggerendo che ciò che chiamiamo sesso e ciò che chiamiamo genere non coincidono neppure nel cervello.