fbpx Dual Use Vespucci 2016: la scienza sul veliero più bello | Scienza in rete

Dual Use Vespucci 2016: la scienza sul veliero più bello

Primary tabs

Read time: 3 mins

La nave scuola della Marina Militare, la più 'anziana' unità della Squadra Navale e la più ammirata in tutto il mondo, dopo i lavori di ammodernamento torna a solcare i mari, nell’ambito della campagna 'dual use Vespucci 2016'. La storica nave è salpata dal porto di La Spezia lo scorso 27 aprile 2016 per una campagna navale di rilevanza nazionale in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno. Il veliero, attualmente condotto dal Capitano di Vascello Curzio Pacifici, proseguirà il suo tour fino al 4 luglio ormeggiando nei porti di Trieste, Venezia, Ancona, Dubrovnik, Messina, Trapani, Genova, Napoli, Livorno.

A bordo della Vespucci, oltre agli eventi culturali, seminariali e di solidarietà, saranno svolte attività scientifiche di rilevanza nazionale a cura dei ricercatori degli Istituti Irsa, Ismar ed Isac, appartenenti  al Dipartimento scienze del sistema terra e tecnologie per l'ambiente del Cnr, che lavoreranno in stretta sinergia con ricercatori delle Università di Bari, Genova, Siena, Lecce e Trieste, per una campagna unica nel suo genere. I ricercatori e gli studenti a bordo, si dedicheranno a tematiche quanto mai importanti quali l’osservazione e la raccolta dati relativi alla distribuzione spaziale delle macroplastiche nei mari italiani, dei cetacei e delle meduse durante l’intera navigazione del Vespucci, ed eseguiranno anche misure sulla composizione chimica dell’atmosfera marina nell’area mediterranea. Saranno in totale sessantanove i giorni di navigazione,  intercettando  quello che viene definito  il 'santuario dei cetacei' un’area compresa fra Liguria, Sardegna e Toscana  importantissima per la massiccia presenza di mammiferi marini. Un team di 'osservatori' costituito da esperti conoscitori dell’ambiente marino, volgerà lo sguardo verso il mare alla ricerca di delfini, capodogli e balenottere registrando una serie di dati biologici, (specie identificata, numero di individui, dimensioni, comportamento sociale, interazioni, ecc.) nautici e meteo-marini navigando tra un transetto e l’altro, con l’obiettivo di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili al fine di avviare una corretta politica di conservazione e protezione di questi affascinanti giganti acquatici. Simultaneamente, opererà una squadra 'marine litter' che permetterà la quantificazione e il monitoraggio di rifiuti marini galleggianti. Questa attività concorrerà agli obiettivi della 'Marine Strategy for the Good Environmental Status of the sea' della Commissione Europea  per la definizione di rifiuti in mare (marine litter), essenzialmente identificabli nelle macro-categorie plastica, metalli, vetro, ceramica, legno, carta, grossi detriti o rocce, attrezzi da pesca, indumenti ed altro ancora .

Con le strumentazioni avanzate montate a bordo del Vespucci, Cnr-Isac eseguirà misure della composizione chimica del particolato atmosferico in continuo tramite spettrometria di massa, misure di black carbon (tracciante di processi di combustione), e misure in continuo del numero di particelle atmosferiche . “Mediante queste tecniche sarà possibile quantificare il contributo delle varie sorgenti naturali (ad esempio, lo spray marino o le polveri sahariane) ed antropiche (prodotti della combustione di biomasse o di combustibili fossili dalle sorgenti sulla terraferma) al carico di particolato atmosferico nel bacino mediterraneo, con ricadute importantissime per lo studio dell'impatto delle attività antropiche sul cambiamento climatico a scala mediterranea” dice Maria Cristina Facchini del Cnr-Isac. “E’ la prima volta che un tale set di strumenti è installato su di una piattaforma mobile nel  Mar Mediterraneo ed i risultati prodotti avranno una rilevanza unica per lo studio dei processi climatici regionali e degli impatti dell’inquinamento sull’atmosfera nell’area Mediterranea 

La responsabilità scientifica del progetto è affidata ad Angelo Tursi dell’Università di Bari e presidente del CoNISMA (con la partecipazione di Marevivo) e per il Cnr a Enrico Brugnoli, direttore del Dipartimento scienze del sistema terra e tecnologie per l'ambiente. Per il Cnr questa attività s’inquadra nell’ambito dell’Accordo di collaborazione tra Consiglio Nazionale delle Ricerche e Marina Militare.

Autori: 
Sezioni: 
Indice: 
Ricerca

prossimo articolo

La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.