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Ministro Carrozza: un bilancio finale

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In vista delle elezioni del febbraio 2013, il Gruppo 2003 aveva chiesto ai politici che si candidavano alla guida del paese di rispondere con una serie di domande organizzate in dieci punti. Su ciascuno di questi punti il Gruppo 2003 aveva e ha una sua autonoma proposta.
Tra coloro che, prima delle elezioni, hanno risposto alle domande del Gruppo 2003 c’era Maria Chiara Carrozza, che il 28 aprile giurò come Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR).
Con le dimissioni del Presidente del Consiglio, Enrico Letta, il mandato ministeriale di Maria Chiara Carrozza è scaduto. Avevamo promesso che avremmo valutato il lavoro svolto sulla base dei dieci impegni presi. Eccoci pronti, dunque. Teniamo conto che il Ministro ha potuto lavorare solo dieci mesi, in una situazione finanziaria ed economica difficile. Noi non esprimiamo alcun giudizio. Lasciamo che il lettore se lo formi da solo.

1. Investimenti in ricerca. Il Gruppo 2003 rilevava come gli investimenti dell’Italia in ricerca e sviluppo (R&S), pari a poco più dell’1% del Prodotto Interno Lordo (Pil), siano decisamente inferiori alla media sia europea che mondiale (entrambe attestate intorno al 2% del Pil). Il Gruppo 2003 proponeva che il nuovo governo si impegnasse ad aumentare gli investimenti del 20% l’anno per i prossimi 3 anni.
Nel suo programma elettorale Maria Chiara Carrozza riconosceva che quello dell’aumento degli investimenti è un tema essenziale. Che il paese deve cambiare rotta e da una politica dei tagli occorre passare a una politica di incremento degli investimenti con l’obiettivo di raggiungere la media europea.
Con il Piano Nazionale della Ricerca, reso noto il 1 febbraio scorso, il Ministro ha annunciato un investimento di 6,3 miliardi in sette anni: 900 milioni l’anno. Si tratta di una novità. Perché i ricercatori avranno certezza del budget a disposizione. Inoltre è un investimento direzionato. Tuttavia la politica dei tagli è stata solo arrestata, non ci sono nuovi investimenti aggiuntivi.

2. Valutazione e premialità. È opinione del Gruppo 2003 che i fondi pubblici per l’università e la ricerca non debbano essere distribuiti a pioggia, ma tenendo in conto il merito. Il merito deve essere valutato e i più bravi devono essere, appunto, premiati. Per esempio, occorre aumentare la quota del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle università assegnata in base al merito.
Maria Chiara Carrozza aveva rilanciato, sostenendo che occorreva raggiungere il 50% di FFO assegnata in base a una serie di parametri oggettivi – come il numero di studenti e la valutazione di ricerca e didattica – contemperati da obiettivi di coesione del sistema.
Un lavoro coerente con questa prospettiva è stato fatto. Per il 2014 la quota del FFO sarà del 16%. Saranno distribuiti alle università circa un miliardo e mezzo attraverso queste modalità: 3/5 attraverso la valutazione VQR, 1/5 in base alla politica di reclutamento degli Atenei, mentre la quota restante è ancora da stabilire.
La previsione è quella di far salire questa quota anno dopo anno.
Le università più meritevoli (anche se solo da un punto di vista amministrativo/contabile) sono state premiate. L’iniziativa ha suscitato anche vivaci polemiche da parte dei rettori, soprattutto delle università del Sud, che ritengono il provvedimento troppo punitivo.

3. Competitività Internazionale e Premialità. Il Gruppo 2003 chiede di seguire l’esempio di altri paesi (Germania, Francia, Regno Unito, Cina) e di selezionare un numero piccolo di atenei (una decina) mettendoli in grado di competere con il top mondiale nell’ambito della ricerca e della didattica.
Maria Chiara Carrozza non ha preso impegni su questo punto specifico. Sostiene, in maniera più generica, sosteneva che bisognasse valorizzare l’autonomia delle università, stimolarne la specializzazione e qualificare i gruppi dirigenti.
Come Ministro ha dato l’impressione di condividere la proposta del Gruppo 2003. Ma nella realizzazione di fatti concreti in questo senso, vale quanto detto al punto 2.

4. Cabina di regia. Il Gruppo 2003 propone, da tempo, di superare la frammentazione della politica di R&S in Italia realizzando un’Agenzia Nazionale della Ricerca. L’idea del ministro è quella di un’Agenzia di programmazione e finanziamento della ricerca che abbia come modello di organizzazione e di spesa quello dell’European Research Council (ERC). Maria Chiara Carrozza aveva proposto questo modello durante la corsa alla stesura del Patto di coalizione.
Anche in questo caso – si veda il capitolo relativo al finanziamento dei ricercatori giovani, sul modello ERC – il Ministro si è mosso in una linea coerente. Anche se non è stata istituita l’Agenzia Nazionale della Ricerca, è stato varato il Piano nazionale della ricerca.

5. Lacci e Lacciuoli. Il Gruppo 2003 chiedeva una drastica sburocratizzazione del settore università e ricerca. Maria Grazia Carrozza sostanzialmente concordava. In questi dieci mesi i lacci e lacciuoli non sono stati sciolti. La sensazione è che siano aumentati.

6. Valore Legale del Titolo di Studio. Il Gruppo 2003 ne proponeva e ne propone tuttora l’abolizione per incentivare la competizione tra le università. Maria Chiara Carrozza si era detta contraria all’abolizione del valore legale del titolo di studio, perché potrebbe trasformarsi in un fattore di ulteriore erosione del diritto allo studio in Italia. Tuttavia il nuovo Ministro proponeva un uso meno distorto del valore legale del titolo di studio nella Pubblica Amministrazione.
In questi dieci mesi non ci sono state novità significativa su questo punto.

7. Attrattività e Rientro dei Cervelli. Il Gruppo 2003 proponeva misure specifiche sia per favorire il rientro in Italia di tanti giovani ricercatori del nostro paese che trovano migliori occasioni di lavoro all’estero sia per incentivare l’ingresso in Italia di giovani ricercatori stranieri, oggi addirittura sfavorito da una burocrazia dura e cieca. Maria Chiara Carrozza concordava.
Il Ministro ricorda che, con il progetto «Levi Montalcini», ha semplificato le procedure per il rientro dei vincitori dei bandi ERC in Italia. Non ha avuto grande capacità di convinzione, tuttavia: su 46 italiani recenti vincitori di grants ERC cosiddetti “Consolidator”, infatti, ben 26 sono andati a spenderli all’estero. Un autentico record negativo in Europa. Certo, il fenomeno non va addebitato al Ministro. E tuttavia è anche vero che i ricercatori italiani non hanno percepito un radicale cambiamento.
Alla fine di gennaio il Ministro Maria Chiara Carrozza ha firmato il nuovo Bando “SIR - Scientific Independece of young Researchers”, che destina oltre 47 milioni ai ricercatori di età inferiore ai 40 anni. La procedura di selezione dei progetti è analoga a quella dell`ERC. E questo sì è un intervento nuovo e significativo.

8. Ricerca Industriale e Trasferimento Tecnologico. Il Gruppo 2003 ritiene un fattore di carattere strategico risolvere il problema della scarsa ricerca realizzata dalle industrie nel nostro paese.
Su questo punto il Ministro non ha grandi competenze. La prima impressione è che il governo Letta, nel suo complesso, abbia fatto poco per favorire il cambiamento di specializzazione produttiva del sistema paese.

9. Giovani, Capaci e Meritevoli. Il Gruppo 2003 chiede nuove risorse e incentivi per favorire l’ingresso dei giovani nei centri di ricerca, fondati su criteri solo e unicamente di merito seguendo le regole standard internazionali. La proposta di Maria Chiara Carrozza prima di diventare ministro era, a proposito, molto articolata. Si fondava sul superamento dei vincoli al turn-over; l’eliminazione delle «regole che di fatto favoriscono le progressioni di carriera rispetto alle nuove assunzioni»; una lotta al precariato e la formulazione di un contratto unico; un vera tenure track e un ruolo unico di docenza articolato in fasce.
Un intervento significativo si è avuto solo nel primo punto, il superamento del vincolo al 20% al turn-over. Lo si è portato al 50% a partire dal 2015. Molti ritengono che si potesse fare di più.

10. Cultura della Scienza e della Ricerca. Il Gruppo 2003 ritiene decisivo rifondare la cultura scientifica del paese, puntando in particolare sulla formazione dei giovani. Maria Chiara Carrozza concordava. Sostenendo che in concreto occorresse abbattere le barriere interdisciplinari, formare i giovani sia sul piano delle nozioni che del metodo scientifico e far acquisire al paese la consapevolezza che la scienza ha non solo un valore culturale in sé, ma che «scienza e ricerca sono la base essenziale della competitività del paese». Il messaggio non pare essere passato.

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