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I centri italiani che vincono in Europa

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La ricerca italiana di base o, come si dice oggi, curiosity-driven si difende bene in Europa. A dimostrarlo, tra l'altro, è sia la partecipazione sia la capacità di vincere i bandi dell'European Research Council (ERC). Gli italiani, per esempio, sono stati primi assoluti per partecipazione e quarti assoluti per borse vinte all'ERC Advanced Grant 2008. Il bando era aperto a tutti e che, quindi, ha premiato il merito assoluto.

L'altissima partecipazione è in qualche modo segno di una "certa fame": in Italia le risorse sono minori che negli altri paesi, dunque i ricercatori italiani si dirigono in massa verso una fonte di possibile finanziamento. I ricercatori tedeschi, per fare un esempio, anche se sono molti di più in numero sono molto meno motivati dei loro colleghi italiani: la ricerca scientifica in Germania è ben finanziata e la fame dei tedeschi viene, per così dire, soddisfatta in loco.

Il discorso cambia quando si considera la capacità di vincere un bando. Allora entra in campo non la quantità, non la fame, ma la qualità. L'ERC, infatti, premio il merito assoluto, senza alcun fattore di condizionamento. E il fatto che gli italiani siano risultati quarta per numero assoluto di bandi vinti (dopo essere risultati secondi l'anno precedente nei bandi rivolti ai ricercatori più giovani) dimostra che nel nostro paese la qualità della ricerca esiste.

Tuttavia non è indifferenziata. La qualità della ricerca italiana non è uguale in tutti i settori e in tutte le discipline e in tutti i centri.  Su 275 borse assegnate dall'Advanced Grant 2008, 20 sono state vinte da ricercatori supportati da istituzioni italiane (7,2%). Ebbene, tra quei 20 ben 11 - il 55% - appartengono all'area disciplinare della fisica e ingegneria. In tutta Europa i progetti vincitori in questo settore sono stati 114, pari al 41,5% del totale dei grant assegnati.

È chiaro dunque che nell'universo italiano dei bravi, i fisici e gli ingegneri sono presenti in misura maggiore che in Europa. Ciò ha consentito loro di vincere il 9,6% dei bandi europei di settore.

Gli 11 vincitori appartengono: 1 all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn); 2 al Politecnico di Milano; 2 all'Università di Roma;  1 all'Università Federico II di Napoli; 1 all'Università di Parma; 1 all'Università di Trieste e 1 alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste.

Ai ricercatori che lavorano nell'ambito delle scienze della vita sono andati 4 grants europei: il 20% del totale. In Europa questo settore ha ottenuto 84 grants, pari al 30,5% del totale. È chiaro che gli italiani bravi in questo settore sono mediamente meno che in Europa. E infatti gli italiani hanno vinto solo il 4,8% dei grants in scienze della vita.

I 4 vincitori appartengono rispettivamente a: Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor di Milano, alla Humanitas Mirasole di Rozzano (Milano), all'Istituto Europeo di Oncologia di Milano e all'Università La Sapienza di Roma.

Anche nel campo delle scienze sociali e delle humanities gli italiani supportati da istituzioni italiane sono stati 4 (il 20% del totale). Ma in Europa i grants assegnati a questo settore sono stati solo 48. Per cui nell'universo europeo del settore gli italiani si sono ritagliati l'8,3% della torta.

I 4 vincitori appartengono rispettivamente allo European University Institute di Firenze, alla Fondazione Collegio San Carlo di Modena, all'Istituto di Neuroscienze del CNR, all'Università commerciale Luigi Bocconi di Milano.

Un solo progetto su 29 europei (pari al 3,4% del totale europeo), infine,  ha ottenuto un grant nel settore interdisciplinare. Il premio è stato assegnato a un progetto supportato dalla Fondazione Istituto Firc di Oncologia Molecolare (IFOM) di Milano.

 


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