fbpx Tumori di testa-collo: per guarire servono più informazioni | Scienza in rete

Tumori di testa-collo: per guarire servono più informazioni

Primary tabs

Tempo di lettura: 5 mins

“Il tumore curabile che, purtroppo, uccide ancora troppi pazienti”. Con questa definizione Lisa Licitra, responsabile della Struttura di Oncologia Medica dei Tumori Testa e Collo all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha presentato l’insieme di patologie neoplastiche che colpisce la mucosa cervico-facciale.
Lo ha fatto nel corso di un incontro organizzato per la seconda edizione della settimana europea della sensibilizzazione sui tumori della testa e del collo che si propone di educare alla prevenzione e al riconoscimento dei segni e dei sintomi di queste neoplasie. Si tratta, infatti, di tumori che riguardano la cavità orale, la laringe, la faringe e le ghiandole salivari e che colpiscono nel mondo circa 600mila persone ogni anno con una mortalità del 50% quando la diagnosi tarda ad arrivare. «È una percentuale troppo elevata, se si pensa che, quando questi tumori vengono individuati in fase iniziale, hanno un tasso di sopravvivenza dell’80-90%», afferma Licitra.

Curare efficacemente queste patologie è dunque possibile, a patto però, di diagnosticarle in tempi brevi.
Ecco perché occorre insegnare a medici e pazienti a riconoscerne i segni premonitori. Se per almeno tre settimane si avverte uno di questi sintomi: bruciore o lesioni nel cavo orale, mal di gola, raucedine persistente, deglutizione dolorosa e fastidiosa, gonfiore al collo, naso chiuso o che sanguina da una narice è meglio non indugiare e recarsi dal medico curante per una prima valutazione.
Questi poi deciderà se richiedere l’intervento di un otorinolaringoiatra e fare ulteriori accertamenti.
Le indagini che servono non sono complesse, ma occorre sapere quando farle e non perdere tempo prezioso, anche perché i tumori della testa e del collo hanno un tempo di accrescimento rapido. Serve poi, per curare queste patologie, un approccio multidisciplinare ottenibile grazie a un team di specialisti che cooperano tra loro. «Le opzioni terapeutiche per questi tumori sono talmente variegate che è necessario avere a disposizione diverse figure mediche come oncologi, chirurghi, otorinolaringoiatri, radioterapisti, per offrire al paziente l’assistenza migliore possibile, ma questo non si verifica ancora in tutte le strutture sanitarie italiane», puntualizza Licitra.

Per fa sì che questo accada, un grande contributo viene dato dall’Aiocc, l’Associazione Italiana di Oncologia Cervico Cefalica, costituita da diverse figure professionali, mediche e non, che si occupano di promulgare linee guida per il trattamento, la diagnosi e la prevenzione dei tumori della testa e del collo, interagendo con gli organi istituzionali e cercando di informare specialisti, medici di medicina generale e pazienti. «Ciò che servirebbe», spiega Renzo Corvò, presidente dell’Aiocc e responsabile dell’Oncologia Radioterapica al San Martino-Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova, «è più organizzazione e cooperazione tra le varie figure specialistiche coinvolte nella gestione di questi tumori, una condizione che va raggiunta anche nelle strutture ospedaliere più piccole». Queste ultime devono poi poter fare riferimento ai centri di eccellenza dotati delle più avanzate tecnologie e in grado di trattare anche i casi più complessi.

I tumori della testa e del collo sono spesso messi in secondo piano, anche a livello accademico, rispetto ai cosiddetti “big killers” come il cancro del polmone, seno e colon-retto. «Negli ultimi tempi qualcosa su questo fronte sta cambiando, come dimostra il sempre più alto numero di paesi che aderiscono alle campagne di sensibilizzazione promosse dalla Società Europea dei Tumori Testa Collo, ma non è ancora abbastanza», sottolinea Corvò. Alcuni dati italiani, raccolti per un’indagine europea e presentati da Lisa Licitra, mostrano che il 42% di chi ha queste neoplasie deve attendere, dal momento della diagnosi, oltre un mese per ricevere le prime cure. Se si considera il cancro del seno, invece, questo accade per il 17% delle pazienti.
Non solo, il 75% dei malati di tumore di testa e collo, dopo aver subito l’intervento chirurgico, aspetta più di sei settimane prima di essere sottoposto a trattamenti adiuvanti come la radioterapia. «È un’attesa troppo lunga; così è più difficile impedire al cancro di riprendere a crescere», conclude l’oncologa.

Ma non ci sono solo tempi di diagnosi e di cura da migliorare. C’è molto da fare anche in termini di prevenzione, soprattutto tra i giovani, come afferma Maurizio Magnani, ex paziente laringectomizzato, primario del reparto di Otorinolaringoiatria all’ospedale di Cremona e presidente di Ailar (Associazione Italiana Laringectomizzati) e Fialpo (Federazione Italiana delle Associazioni di Laringectomizzati e dei Pazienti Oncologici della testa e del collo). «Dobbiamo arrivare ai giovani continuando ad andare nelle scuole per informare i ragazzi su quali sono i fattori di rischio per questi tumori, fumo e alcol in primis», afferma Magnani.
Chi fuma ha, infatti, un rischio 15 volte più alto di sviluppare un tumore della testa e del collo rispetto a un non fumatore, rischio che aumenta ulteriormente se al tabacco si associa il consumo di alcol che, comunque, non dovrebbe superare i 2-3 bicchieri al giorno. Negli ultimi anni è emerso inoltre un altro fattore di rischio per queste neoplasie: l’infezione da HPV (Human Papilloma Virus). La sua presenza è spesso riscontrata nei tumori dell’oro-faringe, anche se solo una piccola percentuale di chi contrae il virus poi sviluppa il cancro.

Non solo dare informazioni sulla patologia, ma anche istruire su come assistere il paziente durante la malattia e la riabilitazione, una pratica necessaria per recuperare funzioni legate alla parola e alla deglutizione spesso danneggiate dagli interventi subiti. «Ailar e Fialpo si occupano anche di questo fornendo un supporto attivo ai pazienti e ai loro familiari sia sul piano pratico sia su quello psicologico al fine di migliorarne la qualità della vita», precisa Magnani.
A questo scopo interviene anche la tecnologia. È disponibile ormai da un anno “La mia voce”, un’applicazione per tablet e smartphone che aiuta chi è stato colpito da un tumore della testa e del collo a fronteggiare la momentanea o permanente mancanza di voce. Più di 130 icone già impostate, cui se ne possono aggiungere altre personalizzate, a ciascuna delle quali corrisponde una frase vocale pre-registrata con cui il malato può comunicare ad altri bisogni ed emozioni.
A un anno dal lancio, dopo oltre 2000 download, oggi si presenta con una serie di miglioramenti tecnici, dalla grafica alla sensibilità al touch, che la rendono più fruibile e adattabile alle esigenze di ciascun paziente.

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Il dubbio e il desiderio

--