fbpx La scienza avanza a colpi di firme? | Scienza in rete

La scienza avanza a colpi di firme?

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins
In Spagna è in corso una guerra tra scienziati a proposito dell'aborto. Il genetista Nicolas Jouve ha aperto la polemica raccogliendo nel mondo accademico adesioni alla sua Declaration de Madrid, un manifesto di opposizione al progetto governativo di riforma della legge spagnola sull'interruzione di gravidanza. Il documento sostiene in particolare che vi sono argomenti scientifici per opporsi all'aborto, perché le conoscenze biologiche dimostrano che lo zigote è già un essere umano sin dal concepimento.

A Jouve, e agli altri sottoscrittori della Declaration, si contrappone un'altra raccolta di firme all'interno della comunità scientifica spagnola, lanciata dal neuroscienziato Juan Lerma, che ne contesta le tesi.

Sui quotidiani spagnoli, accanto alle cronache delle manifestazioni di piazza e dei dibattiti parlamentari che si succedono in questi giorni sull'aborto, si dà conto della contesa tra scienziati, misurandone minuziosamente i rapporti di forza: duemila firme da una parte contro mille dall'altra; numerosi membri dell'Accademia reale contro i direttori della maggior parte degli Istituti di ricerca, e così via. Così facendo, la stampa fornisce l'immagine di un mondo scientifico spaccato in due, tra un fronte antiabortista e uno abortista.

In realtà le cose stanno diversamente. La Declaration de Madrid è senza dubbio un testo antiabortista, mentre il documento che gli si contrappone non propone argomenti a favore dell'aborto, tanto che potrebbe essere firmato anche da dichiarati oppositori della legge sulla interruzione di gravidanza, e di fatto raccoglie alcune firme di scienziati notoriamente cattolici.

Il contromanifesto spagnolo piuttosto ribadisce un concetto semplice ma di grande importanza per il futuro ruolo della scienza nella società: è sbagliato spacciare le convinzioni morali, religiose o ideali come se fossero asserzioni scientifiche. Nel caso specifico, la scienza può dire per esempio che uno zigote è vivo, oppure quali potenzialità di sviluppo può avere, ma non può affermare nulla circa la sua natura di persona, perché questa non è una categoria scientifica, ma di natura etica e giuridica.

Fuori dal caso particolare, è sempre più frequente l'abuso dell'autorità della scienza per sostenere o negare la bontà di idee o scelte riguardanti i temi che lacerano la società contemporanea, dai confini della vita e della morte ai cambiamenti climatici, dall'energia nucleare alle biotecnologie.

Ciò non significa che il progredire delle conoscenze sia irrilevante per rendere più chiare le idee del pubblico o facilitare le scelte, né che gli scienziati possano lavarsene le mani, trincerandosi dietro una presunta neutralità della loro attività. Anzi, la responsabilità di impegnarsi anche a districare i dilemmi generati spesso dalle loro stesse ricerche dovrebbe essere un imperativo morale. Ma nel farlo è necessaria la massima chiarezza sui confini tra i diversi ambiti, per resistere alla tentazione di spacciare come scientifico ciò che appartiene a un diverso discorso. Pena la perdita di credibilità sociale di una attività di ricerca che più di ogni altra può contribuire a far progredire l'umanità anche sul piano etico.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Il soffocamento delle università e l’impoverimento del Paese continuano

laboratorio tagliato in due

Le riduzioni nel Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) limitano gli investimenti essenziali per università e ricerca di base: è una situazione che rischia di spingere i giovani ricercatori a cercare opportunità all'estero, penalizzando ulteriormente il sistema accademico e la competitività scientifica del paese.

In queste settimane, sul tema del finanziamento delle università e della ricerca, assistiamo a un rimpallo di numeri nei comunicati della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) e del MUR (Ministero della Università e della Ricerca). Vorremmo provare a fare chiarezza sui numeri e aggiungere alcune considerazioni sugli effetti che la riduzione potrà avere sui nostri atenei ma anche sul paese in generale.