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Positivo, questo progetto di riforma dell'università

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Habemus papam, dunque! Il Disegno di Legge (DDL) sulla Riforma Universitaria è stato finalmente approvato dal Consiglio dei Ministri. Avrà ora davanti a sé il percorso parlamentare, prevedibilmente accidentato, e dovrà poi attendere i Decreti Attuativi. Tempo ne dovrà ancora passare, quindi. Ma è qui, e possiamo già ora leggerlo e discuterne. Diciamo allora subito che è un progetto di riforma diverso dagli innumerevoli altri che lo hanno preceduto nel corso di decenni. Diverso e migliore. Ha aspetti che, in linea di principio, possono spazzare via molta dell'aria stantia che ristagna da sempre nell'ambiente accademico. E di questo va dato atto al Ministro Gelmini. Scegliendo tra i molti punti di novità: l'apertura del mondo accademico alla società esterna, con l'inclusione nei Consigli d'Amministrazione di personalità (anche straniere!) estranee all'Università, la costituzione di un Fondo per il Merito finalizzato a promuovere l'eccellenza tra gli studenti (fondo a cui, e questo è un altro punto importante, possono contribuire enti e persone privati), la definizione in 1500 ore annuali dell'impegno di lavoro dei professori: corrisponde a circa 6,5 ore al giorno, che non è forse granchè, ma è purtuttavia  qualcosa, specie se associato all'obbligo di presentare una relazione triennale sull'attività, che varrà anche ai fini dell'attribuzione degli scatti stipendiali.

La norma dei 3+3 anni per il reclutamento dei "posdocs" è un altro punto dirimente: codifica il concetto, sinora anatema in Italia, ma accettato come normale in tutti i paesi scientificamente avanzati, che un periodo di cosidetto "precariato" (meglio sarebbe chiamarlo "di prova") sia essenziale in ricerca: perché dovrebbe essere ovvio, ma evidentemente non lo è per molti di quelli che pontificano dai giornali, che il pianeta ricerca ha caratteristiche che non sono quelle delle banche o degli uffici postali, dove chiunque entri come avventizio ha garanzia di poter continuare nella carriera sino alla pensione.

Il DDL è permeato dal concetto - sempre inutilmente invocato - del merito come variabile discriminante per la carriera. Questo è chiaramente il punto chiave dell'intero progetto. Si propone una lista nazionale per il reclutamento dei docenti, e i commenti che sono apparsi nella stampa su questo punto ne fanno un punto di forza del DDL. Io, francamente, non ne sono particolarmente impressionato: vero è che il modello proposto fa giustizia dei disastrosi risultati dei concorsi locali, aperti ad ogni sorta di compromessi e favoritismi. Ma, una volta di più, non incide il bubbone, che è l'esistenza stessa dei concorsi. Da che mondo è mondo, nel modello di reclutamento anglosassone che, al di fuori delle ideologie, è indiscutibilmente l'unico che funziona, il reclutamento avviene per cooptazione. E' inutile girarvi intorno: i concorsi, nazionali o non, hanno un che di borbonico e vanno semplicemente aboliti: onorevole Ministro, vogliamo su questo punto battere un colpo? Ed anche su qualche altro paio di punti sarebbe il caso di discutere. Uno è l'impressione generale che il DDL sia sbilanciato in favore della didattica, e che, comunque non distingua, quantomeno nella valutazione, tra didattica e ricerca. Questo è un punto molto importante, perché è ovvio che la ricerca vada valutatata da Commissioni di esperti, ma è altrettanto ovvio che la didattica debba essere valutata dagli studenti. Il che comporta che i giudizi che da qualche anno gli studenti sono chiamati a esprimere non rimangano chiusi nei cassetti dei Direttori di dipartimento, ma vengano usati per eventuali provvedimenti nei confronti dei docenti insufficienti. Un altro punto generale è l'accento del DDL sui meccanismi premiali, che naturalmente è cosa buona. Io però penso, e mi dispiace che l'idea sia venata di pessimismo, che qui occorra rivoltare la frittata, e prevedere invece (anche) meccanismi di "punizione" per gli eventuali misfatti: se per esempio una facoltà o un ateneo "chiamano", ben s'intende avendone coscienza, un incompetente, una qualche sorta di punizione sarebbe forse un deterrente più efficace del premio. 

Il DDL è poi silente sull'orrendo pastrocchio del 3+2, di cui tutti pensiamo tutto il male possibile. Anche se è forse tardi per pensare a cambiamenti radicali che pongano rimedio al disastro, si poteva quantomeno pensare a qualcosa che ne limitasse i danni. Infine c'è il problema del valore legale del titolo di laurea. Non era forse materia di pertinenza del DDL, ma è un problema di cui si parla da sempre, e prima o poi (meglio prima) si dovrà pur porvi mano.

Non vorrei che le ultime frasi dessero una coloritura negativa a questa mia rapida analisi del DDL: che, ripeto, è il migliore e il più innovativo tra quanti ho letti da anni e anni. Sopra ho usato l'espressione "in linea di principio": volevo con essa dire che tutto dipenderà da come verrà fatta la valutazione, questo in ultima analisi determinerà il successo del progetto. E qui c'è purtroppo il rischio che le cose si complichino. Per dirla con la franchezza necessaria, i vari  lodevoli tentativi di introdurre qui da noi nel pianeta ricerca (e didattica) i criteri di trasparenza e obiettività valutativa che sono la regola oltralpe od oltre oceano hanno sinora  partorito un topolino. I motivi sono vari, e probabilmente legati alla nostra cultura (o incultura?). Occorre quindi cambiare registro, e un modo per farlo (forse l'unico nella situazione attuale) è coinvolgere nella valutazione chi, per lunga abitudine, offra garanzie di trasparenza e obiettività: stranieri, quindi. So bene che a molti colleghi questo non piacerà, ma l'essenziale a questo punto è che piaccia al ministro e ai suoi collaboratori. Che sembrano infatti voler andare in questa direzione, dato che pensano per esempio a uno straniero (ahi, ahi, uno solo su cinque!) per le Commissioni nazionali per l'abilitazione. Qui si deve fare di più e di meglio, come per l'appunto prevedeva di fare l'ANVUR, su cui molti di noi avevano riposto tante grandi speranze. Se ho contato bene, il DDL nomina l' ANVUR tre volte, e sarebbe utile sapere dal ministro quando e con quali caratteristche l'ANVUR diventerà una realtà.


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