fbpx Neuroetica | Scienza in rete

Neuroetica

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins

Ciò che emerge subito ad una prima lettura del libro Neuroetica – Tra neuroscienze etica e società a cura di Andrea Cerroni e Fabrizio Rufo, nella collana Scienza e Società della UTET, è la plasticità del termine neuroetica, che con continue operazioni di zoom-in e zoom-out permette ora di cogliere i dettagli delle discipline coinvolte nei vari capitoli (neuroscienze, etica, estetica, diritto, economia, psicologia, sociologia, politica), ora di proporre un reticolo in continua evoluzione, che le imbriglia e le congiunge, creando un campo problemico aperto.

Partendo dall’analisi del rapporto tra neuroscienze ed etica, sin dal primo capitolo vengono proposti al lettore una serie di interrogativi a partire da casi concreti, che vanno dall’uso (e abuso) di nuove sostanze psicotrope per controllare la vita emotiva o il potenziamento cognitivo, al rischio di assimilare gli effetti dei farmaci sul comportamento ad una concezione riduzionistica dei vari stati mentali (emozioni) in termini essenzialmente molecolari.

Tuttavia, proprio grazie alle moderne tecniche di "Brain Imaging" come la PET (Tomografia ad Emissione di Positroni), alcuni studi sull’amigdala dimostrano che quest’ultima è la possibile responsabile delle azioni violente, il cui verificarsi non può essere previsto dallo studio delle funzioni nervose associate: se ci si fermasse ad una neuroanatomia della morale, per impedire la violenza di alcuni, bisognerebbe limitare la libertà di molti.

Sempre grazie ai progressi nel campo delle neuroscienze, con particolare riferimento agli studi sulla corteccia premotoria, è possibile capire con sempre maggior precisione come entrare in risonanza con gli altri, attraverso l’attivazione dei cosiddetti "mirror neurons", i neuroni specchio che si attivano quando osserviamo una persona compiere una determinata azione, che viene quindi compresa perché la sua rappresentazione motoria è innescata nel nostro cervello.

Proseguendo la lettura degli influssi delle neuroscienze sul diritto, affrontati nel terzo capitolo, risulta evidente che stati mentali legati a precise patologie mettono ormai in crisi l’idea stessa dell’agire deliberato, fino al punto che la spiegabilità di un’azione possa escludere la responsabilità della stessa. Non è tuttavia ancora chiaro se la crescente comprensione delle cause fisico-psichiche del comportamento umano avrà un effetto trasformativo o aggiungerà solo nuovi dettagli alla preesistente dottrina giuridica.

Con il superamento delle antinomie mente-corpo ed individuo-società, risulta chiaro al lettore che la neuroetica trova fondamento come laboratorio di immaginazione sociologica, per occuparsi della mente che è sia innervata in tutta la società umana come conoscenza, sia estesa in tutto il corpo dell’individuo, se solo si pensa a quello “scantinato del cervello”, rappresentato dalle aree ventro-mediali, da cui partono quei segnali periferici che il cervello percepisce come emozioni. Abbandonando per un attimo la collocazione spaziale della mente ed indotti a riflettere sul tempo di ogni singolo pensiero e di ogni atto di coscienza, lo si scopre come una clessidra, dove la contemplazione cosciente corrisponde alla strozzatura ed al breve istante della serialità.

A partire dalla scoperta di questa natura densa del presente, una sorta di “fuori-tempo” che può essere posto in relazione con qualsiasi istante precedente, successivo o richiamato a seguito di un collegamento, alla fine del libro il lettore viene spinto a ri-immaginare la neuroetica come quella dimensione meta-spaziale, meta-temporale e, perché no, meta-disciplinare, in cui far incontrare scienziati e studiosi di menti umane (o di menti altre), per la costruzione di una teoria generale della mente.

Per questo il libro, che raccoglie i contributi di M. Borri, B. Bottalico, A. Cerroni, P. Greco, M. Motterlini, A. Oliverio, F. Rossi, F. Rufo, A. Santosuosso e S. Tagliagambe, rimane un affascinante viaggio dentro e fuori la mente, spiegandone gli spazi ed i tempi, i legami e le dipendenze con le discipline affrontate, in un moderno sistema di reti di scatole cinesi, perché, come sostiene lo stesso Pietro Greco, “la neuroetica è l’unica che si occupa del black box della comunicazione (lo studio del cervello) e della comunicazione tra black boxes (le relazioni tra cervelli)”.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Abbiamo diritto alla pace

Il diritto internazionale umanitario nei conflitti armati nasce ufficialmente nel 1864. Il giurista Lorenzo Gagliardi sostiene che la scienza giuridica è una disciplina che elabora il diritto in modo tale che l’interpretazione delle norme sia compiuta attraverso procedure logiche verificabili in ogni passaggio. Tutt'oggi, però, nessuna scienza sfugge a questa definizione più di quella del diritto umanitario.

In copertina: Minerva protegge la Pace da Marte, Rubens (1629). Crediti: Wikimedia Commons

Il 20 luglio 2023, il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha pubblicato il documento Una nuova agenda per la pace, che sollecitava gli Stati membri a lavorare per «Raggiungere l’universalità dei trattati che vietano le armi inumane e indiscriminate».

Vox clamantis in deserto: di lì a pochi mesi sarebbe giunta l'ennesima conferma che nel terzo millennio le guerre ancora spingono la loro crudeltà ben oltre il raggiungimento degli obiettivi militari, come hanno sempre fatto fin dal passato più remoto.