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Maiali alati e ornitorinchi vincolati

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Il libro di Fodor e Piattelli-Palmarini Gli errori di Darwin è appena uscito in Italia e si porta dietro la scia di polemiche che già lo avevano accompagnato alla sua uscita in America e Inghilterra. Ripercorriamo l'origine del libro e la sostanza delle sue presunte posizioni antievoluzionistiche.

Tutto è cominciato qualche anno fa, nel 2007, quando il filosofo Jerry Fodor sollevò una questione filosofica sul London Review of Books, “Why Pigs Don’t Have Wings”: come può la selezione naturale distinguere caratteri che sono co-adattati all’ecologia di una specie? Secondo Fodor, un maiale non possiede le ali non perché esistevano varianti alate poi estinte, bensì perché non è mai stato possibile il loro sviluppo. Il collega Simon Blackburn riportò il problema dal filosofeggiare alla biologia: la questione non riguarda infatti un presunto discernimento da parte della selezione, bensì dipende dal cambiamento di frequenza dei geni nella popolazione, geni che codificano per determinati set di caratteri, per l’appunto, co-adattati. Non è possibile perciò prescindere dalla storia evolutiva per spiegare il co-adattamento dei caratteri negli organismi: se i maiali alati esistessero, sarebbero del tutto simili ai pipistrelli che, infatti, esistono.

Un anno dopo, Massimo Piattelli-Palmarini pubblica un articolo sul Corriere della Sera, “L’ornitorinco sconfigge Darwin” in cui l’autore, calandosi nei panni di biologo evoluzionista e citando Fodor, interpreta liberamente l’articolo sulla mappatura del genoma dell’ornitorinco come presunta sconfitta del paradigma darwiniano. Secondo Piattelli-Palmarini il genoma mostra un collage di geni di rettili, uccelli e mammiferi. Il portale web Pikaia, insieme a un articolo di Alessandro Minelli e Mauro Mandrioli, cercarono di rimediare alle imprecisioni citando l’articolo originale e riportando correttamente come l’ornitorinco abbia sì caratteri particolari ma comunque derivati dall’antico antenato comune di tutti i mammiferi. Anche in questo caso, sembrava tutto tornato alla normalità. Niente di più falso.

Fodor e Piattelli-Palmarini combinano i due argomenti precedenti e quest’anno pubblicano What Darwin Got Wrong (Gli errori di Darwin). Gli autori accettano il fatto dell’evoluzione e della discendenza comune di tutti i viventi ma minimizzano a oltranza il ruolo della selezione naturale. Il trucco sta però nello sbandierare il proprio ateismo: “Ci proclamiamo atei, completamente, ufficialmente, fino all’osso e irriducibilmente atei.”, nella speranza che essere antidarwiniani e atei possa produrre scalpore.

Il libro è diviso in due parti, riecheggianti i due articoli originari: “L’argomento biologico” in cui vengono trattati i meccanismi non-selettivi tratti da vincoli strutturali, genomica e leggi della forma. La seconda parte riguarda “La situazione concettuale” in cui viene articolato il ruminare filosofico di Fodor, “il problema della selezione-per”. Che viene articolato nei seguenti passi: 1) alcuni caratteri sono sempre associati perché correlati con il successo riproduttivo; 2) la teoria delle selezione naturale non può perciò distinguere per quali caratteri vengono selezionati gli individui portatori; 3) per questo motivo l’affermazione che la selezione naturale sia il meccanismo dell’evoluzione non può essere vero. Siccome un orso polare è bianco e anche mimetizzato nell’ambiente, la selezione naturale non può discernere tra selezionare individui bianchi e individui mimetizzati.

All’uscita del libro sono seguite molte recensioni, generalmente negative: per Peter Forbes (The Independent) il libro riapre la spaccatura tra scienziati e filosofi. Il filosofo Michael Ruse (sul Boston), definisce il libro specioso e gli autori ignoranti sulla teoria dell’evoluzione. Per Ned Block e Philip Kitcher, rispettivamente filosofo della mente e della scienza (Boston Review), prendere seriamente “il problema della selezione-per” significa negare ogni affermazione sui nessi causali nell’intera scienza". Per Telmo Pievani, sul Corriere della Sera “I fattori strutturali integrano, e non sostituiscono, le spiegazioni basate sulla fitness darwiniana. La speciazione può avvenire in molti modi e tempi, ma in accordo con la continuità dei meccanismi darwiniani di base. Gli effetti secondari sono pur sempre trascinati da tratti selezionati”.

Massimo Pigliucci su Nature commenta: “Abusando di distinzioni filosofiche e fraintendendo la letteratura sulla selezione naturale, Fodor e Piattelli-Palmarini fanno un pasticcio di ciò che avrebbe potuto essere un’importante contributo”. Il filosofo della mente Daniel Dennett aggiunge: “Il libro di Fodor è un’impressionante dimostrazione di quanto l’aborrire un’idea (il disprezzo viscerale di Jerry per il pensiero evoluzionistico) possa far deragliare un pensatore altrimenti intelligente… Un accademico responsabile dovrebbe saper controllare gli impulsi irrazionali ma Fodor è semplicemente collassato di fronte al suo orrore e ha montato argomenti pessimi.” La filosofa Mary Midgley (The Guardian) è, a oggi, l’unica ad appoggiare Fodor e Piattelli-Palmarini, anche e soprattutto per contrapporre le tesi della sua nemesi, Richard Dawkins, darwiniano e ateo.

Degna di nota è la reazione della stampa italiana, uguale e contraria a tanta autorevolezza: Roberto de Mattei, vicepresidente del CNR, sul Giornale, converte la dichiarazione-slogan “C’è bisogno di proclamarsi «cattolici, completamente, ufficialmente, fino all’osso e irrimediabilmente cattolici», per spiegare che la macroevoluzione non funziona semplicemente perché è una teoria, filosofica e scientifica, falsa e infondata?”. Ma è il Foglio ad allestire una vera e propria sezione del suo sito per riunire tutti gli interventi antidarwiniani fermentati dall’uscita del libro (“Processo a Darwin”).

In conclusione possiamo dire che l’errore comune nonché fatale è considerare la selezione naturale come un “enunciato filosofico, privo di peso, numero e misura”, senza riscontro in laboratorio o sul campo. Tuttavia è proprio nel lavoro sperimentale che la selezione viene testata continuamente. Fodor e Piattelli-Palmarini, non possono nemmeno sognarsi di negare l’esistenza della selezione naturale e per questo si rifugiano in “leggi dell’auto-organizzazione” mancanti invece di qualsivoglia testabilità. Piaccia o meno, l’unica spiegazione misurabile dell’adattamento biologico rimane sempre e comunque la selezione naturale.

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