fbpx Un liquore per svelare il diabete | Scienza in rete

Un liquore per svelare il diabete

Primary tabs

Tempo di lettura: 4 mins

Due secoli fa, esattamente il 9 giugno 1812, nasceva a Lubecca il chimico Hermann von Fehling, uno scienziato il cui nome è rimasto legato ad un metodo per il dosaggio degli zuccheri riducenti e al reagente che impiega , detto appunto “liquore” o liquido di Fehling. Questo è costituito da due soluzioni acquose che vengono mescolate al momento dell’uso. Una contiene solfato di rame e l’altra tartrato sodico-potassico in ambiente fortemente alcalino. Quando la soluzione di zucchero riducente, per esempio glucosio, viene trattata con un eccesso di liquido di Fehling avviene una reazione chimica di ossido-riduzione. Gli ioni rameici ossidano il gruppo aldeidico del glucosio e si riducono a rameosi dando luogo alla formazione di un precipitato rosso caratteristico (chimicamente Cu2O). Quelli che non hanno reagito vengono dosati con apposita procedura edalla differenza fra quelli presenti all’inizio e quelli residui si risale al tenore in glucosio. Fehling pubblicò il suo metodo nel 1848 sulla rivist ArchivfürphysiologischeHeilkunde. Seguirono altri due articoli negli AnnalenderChemie und Pharmacie (1849, 1858). Lo aveva applicato anche all’analisi delle urine, facendo fare un balzoin avanti alla diagnosi del diabete. Con il tempo è stato superato da altri di tipo strumentale ed enzimatico, ma per alcuneparticolari applicazioni, specie in campo alimentare, resiste ottimamente. Il collegamento fra zuccheri e diabete affonda le sue radici nella letteratura sanscrita risalente al V e VI secolo AC. Due medici indiani piuttosto famosi, Susruta e Charuka, riportarono che l’urina di pazienti sofferenti di poliuria sapeva di miele ed era appiccicosa. Molti secoli dopo, il medico inglese MathewDobson (1735-1784) dimostrò che facendo evaporare a secchezza l’urina di un paziente diabetico si otteneva un residuo che assomigliava allo zucchero grezzo e aveva lo stesso sapore, benché lasciasse sul palato un senso di freschezza. Assaggiò anche il siero di sangue e lo trovò dolciastro. Da queste osservazioni sperimentali, pubblicate nel 1776 sul periodico MedicalObservations and Inquires, Dobson ricavò conclusioni che orientarono la ricerca nella giusta direzione. I chimici si diedero da fare per sviluppare un metodo di analisi e non è semplice stabilire a chi va la priorità della scoperta. Da citare il chimico tedesco EilhardMitscherlich (1794 –1863) cui si deve la legge dell’isomorfismo e al quale, secondo alcuni storici, si deve anche la prima versione (1840) del reagente che poi verrà sviluppato da Fehling. A seguire, un allievo di Mitscherlich di nome Karl August Trommer che nel 1841 pubblicò un lavoro in cui dimostrava che diversi zuccheri potevano reagire con il reagente.  La vera paternità del “liquore” può essere materia di discussione ma nessuno, finora, è riuscito a scalzare il nome di Fehling. L’impressione è che la qualità dei suoi lavori e dei suoi esperimenti abbia superato quella degli altri, permettendo di ottenere risultati affidabili. Infatti il metodo è abbastanza semplice ma non scevro da possibili errori. La reazione non è stechiometrica, cioè il rapporto molecolare reagenti/prodotti è incerto e va ricavato empiricamente. Perciò il “liquore” va previamente standardizzato per trovare un fattore empirico di conversione e risalire correttamente alla concentrazione di glucosio. Altro aspetto da tener presente è la facile alterabilità del “liquore” stesso.

Come si vede, solo un lavoro d’indagine rigoroso poteva contribuire a diffonderne l’utilizzo. Fehling ci riuscì, anche perché le sue competenze erano vaste e approfondite. Aveva lavorato nel laboratorio di Gmelin (Heidelberg)  e di Liebig (Giessen). Fu lo stesso Justus von Liebig (1803-1873) a sostenerne la candidatura alla cattedra di Chimica del Politecnico di Stoccarda, dove rimase per quarant’anni. Compì ricerche sull’ammoniaca e sui complessi di questa con il palladio. Per un lungo periodo si occupò di chimica organica. Scrisse una monografia sull’acido succinico e scoprì il benzonitrile (1844), prototipo di una classe di nuovi composti organici. Più tardi si dedicò a lavori applicativi e per la tutela della salute pubblica. A queste attività ne affiancò altre di carattere editoriale: libri, riviste e la traduzione in tedesco di opere straniere. Morì a Stoccarda nel 1885. Il 30 Marzo 1886 fu commemorato anche all’Annual General Meeting della Società Chimica Americana e l’estensore del necrologio non riuscì a far entrare negli spazi consentiti l’elenco di tutto ciò di cui si era occupato.Lo zucchero gli diede la fama, ma va ricordato non solo per quello. Si dice che le scoperte nascono per caso e anche per errore, ma le buone scuole, la competenza e la dedizione al lavoro aiutano.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La scoperta di un nuovo legame chimico

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Hokkaido ha fornito la prima prova sperimentale dell'esistenza di un nuovo tipo di legame chimico: il legame covalente a singolo elettrone, teorizzato da Linus Pauling nel 1931 ma mai verificato fino ad ora. Utilizzando derivati dell’esafeniletano (HPE), gli scienziati sono riusciti a stabilizzare questo legame insolito tra due atomi di carbonio e a studiarlo con tecniche spettroscopiche e di diffrattometria a raggi X. È una scoperta che apre nuove prospettive nella comprensione della chimica dei legami e potrebbe portare allo sviluppo di nuovi materiali con applicazioni innovative.

Nell'immagine di copertina: studio del legame sigma con diffrattometria a raggi X. Crediti: Yusuke Ishigaki

Dopo quasi un anno di revisione, lo scorso 25 settembre è stato pubblicato su Nature uno studio che sta facendo molto parlare di sé, soprattutto fra i chimici. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Hokkaido ha infatti sintetizzato una molecola che ha dimostrato sperimentalmente l’esistenza di un nuovo tipo di legame chimico, qualcosa che non capita così spesso.