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Inquinamento: come salvarsi?

Pianta in vaso

Nel libro "I tuoi scudi antismog" (Sonzogno, 2025) Roberto Boffi passa in rassegna le possibili difese contro gli inquinanti, in casa e fuori. Una guida utile e fondata sulla miglior scienza per la migliore salute respiratoria a cui possiamo ambire nelle nostre città inquinate.

Tempo di lettura: 5 mins

A un certo punto mi sono stufato. Stufato di scrivere al vento sui danni da inquinamento, come ho fatto per tanti anni. Bisognerebbe cominciare a raccontare cosa si può fare per minimizzare questi danni ormai certi, mi sono detto. In attesa che la politica — e purtroppo per quanto riguarda Milano anche la meteorologia — cambi, almeno impariamo a difenderci.  Mentre pensavo a queste cose Roberto Boffi le ha fatte. Ed ecco il risultato, il libro I tuoi scudi antismog (Sonzogno, 2025). E chi se non lui, in effetti? Roberto Boffi è primario di pneumologia all’Istituto nazionale dei tumori di Milano ed è fra i principali esperti italiani di danni da fumo, e da smog. E in questo libro troviamo buona parte di quel che c’è da sapere sulle varie forme di inquinamento, indoor e outdoor, e su come tenerle a bada, per quanto possibile.

Rischi da non sottovalutare

La prima parte del volume affronta l’impatto sanitario dell’inquinamento atmosferico, ma con cenni anche al suolo e le acque. Boffi insiste sulla necessità di combattere il negazionismo e chiarisce come l’esposizione a particolato fine, biossido di azoto, idrocarburi policiclici aromatici e composti organici volatili contribuisca a un ventaglio di malattie cardio-respiratorie, oncologiche ma anche infettive, facilitate da un indebolimento immunitario cronico da smog. Particolare attenzione è dedicata all’intersezione fra inquinamento e cambiamento climatico, in particolare a causa dell’effetto di amplificazione che il riscaldamento esercita sugli effetti degli inquinanti. 

Boffi è noto a molti anche per averli fatto smettere di fumare, e può succedere che — abbandonata la sigaretta —  uno si senta ripulito e avviato verso un futuro di salute. Ma se vive in città in perenne infrazione dei limiti di polveri e ossidi di azoto come Milano, si tratta di un’illusione. Per quanto nei decenni il livello di inquinamento sia migliorato anche nelle grandi città, e l’abitudine del fumo sia a livello individuale certo la cosa in assoluto più dannosa, l’inquinamento rappresenta comunque un danno per tutti, e non di poco conto. In Italia infatti sono 70mila le morti annue sono da ricondurre allo smog, in Europa più di 300mila e nel mondo 8 milioni.

Cosa fare in casa

Ma torniamo al merito principale,  del libro: andare oltre la cattiva novella dei danni per dare informazioni pratiche di salute, che ciascuno può mettere in atto. Boffi accompagna il lettore dentro le stanze di casa, mostrando che l’inquinamento indoor non è un fenomeno minore, ma una delle principali fonti di esposizione. Primo messaggio: non sempre aprire le finestre migliora la qualità dell’aria di casa. L’autore invita a osservare il meteo, a sfruttare la pioggia come alleata nel pulire l’atmosfera e a evitare per esempio l’aerazione durante le giornate di calma piatta, quando le polveri sottili ristagnano per ore negli strati più bassi dell’aria urbana .

È una presa di posizione che contraddice consigli spesso ripetuti in modo acritico e che rimette al centro il ruolo dell’informazione scientifica: per respirare aria migliore, scrive l’autore, bisogna conoscere i dati giornalieri sul particolato, valutare il contesto e scegliere con consapevolezza quando “far entrare” l’aria esterna in casa e quando no.

Da qui si apre un percorso ricco di dettagli pratici. In cucina, per esempio, il libro mette ordine tra vecchie abitudini e nuove tecnologie. I fornelli a gas, ancora diffusi, rilasciano ossidi di azoto, particolato ultrafine nonché il cancerogeno benzene; i piani a induzione, invece, azzerano le emissioni dirette e rappresentano una soluzione più sicura per la salute respiratoria. Anche la scelta della cappa diventa parte di una strategia preventiva: non tutte sono uguali, e quelle filtranti — se non ben mantenute — possono riciclare nell’ambiente domestico gli stessi inquinanti che dovrebbero eliminare. Boffi svela gli equivoci più comuni, compreso quello della friggitrice ad aria, spesso percepita come innocua ma in realtà capace di generare composti volatili se usata male o a temperature troppo elevate .

In camera da letto, lo spazio dove respiriamo profondamente per molte ore, la cura dell’aria diventa quasi un rituale. L’autore invita a evitare l’accumulo di apparecchi elettronici come stampanti e router — spesso ignorati — e a privilegiare arredi privi di trattamenti chimici che rilasciano composti organici volatili tutt’altro che innocui. 

Anche i prodotti per la pulizia, apparentemente associati all’idea di igiene, possono diventare sorgenti di inquinamento. Molti detergenti rilascino sostanze irritanti e invita a preferire formulazioni semplici, evitando di pensare che quell’odore di pulito che otteniamo a forza di prodotti per la casa non coincide necessariamente con la salubrità dell’aria.

Piante e purificatori per un’aria più pulita

C’è poi una parte del libro che si legge quasi come un piccolo manuale botanico: quella dedicata alle piante “mangiasmog”. Le foglie assorbono formaldeide, benzene e altre sostanze che si accumulano negli ambienti chiusi, restituendo ossigeno e contribuendo a ridurre l’inquinamento indoor. L’autore passa in rassegna una cinquantina di piante da appartamento che aiutano particolarmente a migliorare la qualità dell’aria (come l'aloe vera, la felce, le gerbere e il Ficus benjamin), quali esigenze hanno e in dove collocarle.

Anche i purificatori d’aria possono aiutare. Il confronto tra filtrazione attiva e passiva permette di capire perché alcuni dispositivi richiedano manutenzione frequente mentre altri mantengano una capacità di depurazione costante nel tempo, insieme agli aspetti economici, la rumorosità, l’impatto ambientale dei filtri e altri aspetti.

E fuori casa?

Ma usciamo di casa. Nel capitolo dedicato agli spostamenti, il lettore scopre che la bicicletta — simbolo della mobilità sostenibile non sempre è la scelta ideale, soprattutto nelle ore di punta. Talvolta in effetti basterebbe cambiare percorso, avendo tempo.

Molto importante il capitolo su come interpretare il vento nelle previsioni meteo, come riconoscere condizioni atmosferiche che favoriscono il ristagno degli inquinanti e quando e come correre in città: preferibili ovviamente i parchi alberati (e anche qui si potrebbero citare le specie più capaci di pulire l’aria, come il bagolaro) ma anche lungo i corsi d’acqua. E perché evitare le ore più calde e soleggiate (ancora di più se nel verde), a causa dell’aumento di concentrazione di ozono. Ma per far questo sarebbe necessario avere un sistema di monitoraggio diffuso nella città che mette insieme le condizioni meteo con quelle della qualità dell’aria, zona per zona, ancora meglio strada per strada. Magari anche con qualche consiglio per i più fragili, la cui salute respiratoria è molto più a rischio. Anche questo sarebbe alla lunga un efficace “scudo anti smog”, come lo è peraltro questa bella guida di educazione alla salute respiratoria.

 

 


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