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The Green Escape: l’escape room dedicata ai ragazzi per imparare la sostenibilità

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È appena partita la campagna di raccolta fondi per sostenere il progetto The Green Escape, che permetterà la realizzazione di una escape room sulla sostenibilità per ragazzi dai nove ai dodici anni.

È possibile donare a questo link.

Foto: i membri del gruppo di The Green Escape.

Tempo di lettura: 3 mins

Comunicare la sostenibilità ambientale è complesso. Comunicarla ai ragazzi, forse, ancora di più. È questo lo scopo di The Green Escape, una escape room sulla sostenibilità per partecipanti che hanno dai nove ai dodici anni. Per ora The Green Escape è solo un progetto, ma grazie a un finanziamento iniziale potrà diventare realtà. A questo scopo è appena partita la campagna di raccolta fondi che ha l’obiettivo di raggiungere almeno 5000 euro in due mesi, superati i quali la Fondazione Comunitaria Nord Milano, partner principale del progetto, ne verserà altrettanti. Terminata la campagna l’escape room dovrà essere realizzata entro un anno.

Queste sono le regole dell’iniziativa Bicocca Università del Crowdfunding promossa dall’Università Milano-Bicocca rivolta al personale ed ex personale studente e docente dell’Università, e che ha il supporto di Produzioni dal Basso - la prima piattaforma di crowdfunding nata in Italia. Nella fattispecie, il progetto di The Green Escape è stato selezionato anche per aver coniugato senso di comunità, inclusione e sostenibilità, valori riconosciuti dalla Fondazione Comunitaria Nord Milano. Inoltre, il progetto ha ricevuto il patrocinio ufficiale e la collaborazione della rete CSBNO (Cultura Socialità Biblioteche Network Operativo) che, se la campagna andrà a buon fine, ospiterà l'iniziativa presso le proprie biblioteche e spazi culturali.

Il gruppo di lavoro si è formato a partire dall’esperienza del Master in Comunicazione della Scienza e dell’Innovazione Sostenibile della Bicocca. Troviamo infatti un docente, Federico Pedrocchi, giornalista scientifico, direttore di Triwù e autore per Radio24. E quattro ex-allievi: Serena La Rosa, giornalista di attualità, costume, tecnologia e i fenomeni sociali, Riccardo Lucentini, chimico e divulgatore per la Società Chimica Italiana, Silvia Rapisarda, biotecnologa e comunicatrice scientifica, e Jacopo Mengarelli, comunicatore scientifico e collaboratore di Scienza in rete.

È fondamentale sottolineare che la campagna di raccolta prevede l'assegnazione di ricompense ai sostenitori in base all'entità della donazione, con step progressivi da 10 a 250 euro. I premi sono pensati per coinvolgere attivamente i donatori nel progetto e prevedono un aperitivo online, ringraziamenti personalizzati, fino alla partecipazione a un webinar sulla sostenibilità e altro ancora.

L’escape room, che sarà allestita grazie alle donazioni, simulerà ambienti quotidiani, come la casa o il supermercato, all’interno dei quali una piccola squadra di massimo sette ragazzi dovrà risolvere enigmi e indovinelli - come una normale escape room ma a tema sostenibilità - per uscire dalla stanza. Lo scopo è duplice: da un lato si vogliono comunicare quali sono alcune delle possibili scelte più o meno benefiche per l’ambiente (dal risparmio energetico alla scelta di determinati cibi), dall’altro si vuole far acquisire l’importanza del gioco di squadra e della cooperazione.

Come avevamo già scritto per Scienza in rete, «la trasformazione del sistema energetico non è possibile senza il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini». Allo stesso tempo, la crisi climatica non potrà essere superata solo grazie alle azioni individuali, ma, come ci raccontano l’IPCC o l’IEA, servono campagne di comunicazione, incentivi economici e massicci investimenti in infrastrutture da parte dei governi. Questa duplice linea di azione è particolarmente evidente in tre dei principali ambiti di intervento: i trasporti, l’energia e il riciclo dei materiali.

Nella escape room, i ragazzi si potrebbero trovare di fronte a scelte come: bici o automobile, prodotti imballati o meno, lavatrice a 60°C o a 30°C, ma anche a scelte più insidiose. Chiaramente la stanza a enigmi dovrà essere concepita per ospitare ragazzi che stanno finendo le scuole elementari e non adulti. Non si potranno quindi inserire tematiche complesse esplicitamente come, per esempio, il ruolo della collaborazione globale tra i governi. In ogni caso, far giocare per mezz’ora in una stanza sette compagni di classe per il “bene di tutti”, dove prevale la cooperazione alla competizione - che metterebbe uno contro l’altro - può essere già qualcosa. Inoltre, il learning by doing permette di integrare la didattica frontale tradizionale con un apprendimento esperienziale, probabilmente più efficace, a maggior ragione se implementato in una escape room.

E poi, cosa c’è di meglio che imparare giocando?

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