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Elena Cattaneo al ministro Giannini: stanzia i 430 milioni del tesoretto IIT per salvare la ricerca pubblica

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In un botta e risposta con il ministro Giannini, la senatrice Elena Cattaneo ha proposto di destinare il "tesoretto" dell'istituto Italiano di Tecnologia (ora su un conto infruttifero della Banca d'italia e a disposizione del governo) alla ricerca pubblica. In particolare, riprendendo la proposta del Gruppo 2003 di moltiplicare per dieci lo stanziamento attuale per i fondi PRIN (92 milioni di euro), la senatrice ha proposto di portarlo a 500 milioni di euro, utilizzando fra gli altri i 430 milioni del tesoretto IIT. Il ministro, colto alla sprovvista, racconta quanto fatto con il Piano nazionale della ricerca 2015-20, e la nuova legge di stabilità. Ma di fatto mostra di ignorare l'esistenza del tesoretto, poi dice che quei soldi non sono nella sua disponibilità. Ma se c'è la volontà politica, si può fare. Ecco il resoconto stenografico della seduta:

SENATO DELLA REPUBBLICA

------ XVII LEGISLATURA ------

706a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

GIOVEDÌ 20 OTTOBRE 2016

(Pomeridiana)

Presidenza della vice presidente LANZILLOTTA

CATTANEO (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Signora Presidente, signor Ministro, i primi di ottobre il Gruppo 2003 ha promosso un appello affinché il Governo salvi la ricerca italiana, moltiplicando almeno di dieci volte il suo finanziamento.

Quei colleghi non a caso hanno usato il verbo «salvare» perché di questo si tratta, si tratta di salvare un patrimonio che è destinato a svanire. Come lei sa, le procedure per l'assegnazione dei bandi PRIN si sono appena concluse: 92 milioni a disposizione per i prossimi tre anni dopo anni di zero finanziamento, i progetti sottomessi sono 4500 (il che dimostra quanto ricca di idee è l'Italia) e ne vengono finanziati il 6 per cento, quindi solamente 300 progetti molti dei quali tagliati del 75, 80 per cento rispetto alla richiesta di finanziamento il che significa, per molti di essi, l'impossibilità di eseguire il programma proposto.

In questa sede sono a chiederle, quindi, neanche di salvare ma la semplice sussistenza del finanziamento alla ricerca e alle idee libere degli studiosi italiani. Sto chiedendo di stanziare, se possibile, oltre a quanto già presente nella legge di stabilità, almeno altri 500 milioni per garantire continuativamente FIRB e PRIN decenti. Come ricordava il collega Bocchino, di questi 500 ben 430 milioni sono disponibili pronta cassa su un conto infruttifero della Banca d'Italia. Si tratta di un accantonamento, che continua di anno in anno, di soldi pubblici destinati dallo Stato alla ricerca pubblica negli ultimi 10 anni. L'intestatario è l'Istituto italiano di tecnologia. Signor Ministro, le chiedo anch'io se è sua intenzione avvalersi di questa preziosissima liquidità per garantire la sopravvivenza, la sussistenza, l'esistenza della ricerca libera in questo Paese. (...) 

GIANNINIministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signora Presidente, i quesiti posti dagli onorevoli senatori e dalle onorevoli senatrici su questi temi, sostanzialmente toccano una serie di aspetti, che complessivamente ritengo possono essere riassunti come la visione del Governo sulle politiche e le modalità di finanziamento della ricerca universitaria e della ricerca svolta negli enti di ricerca pubblici italiani. Si sono toccati temi molto specifici, come il rapporto tra pubblico e privato, la semplificazione delle regole e delle procedure, il diritto allo studio e le misure più specificamente orientate alla cosiddetta ricerca di base.

Ovviamente io cercherò, in una risposta di sintesi complessiva, di far riferimento a ciascuno dei punti toccati, ivi inclusi gli aspetti più di dettaglio, a cui però chiaramente sento il dovere di rispondere, come le questioni riguardanti l'Istituto italiano di tecnologia.

Intanto io penso che, per onestà intellettuale di chi risponde (il Governo) e di chi interroga (gli onorevoli senatori e senatrici), sia necessario indicare che per dare una risposta esaustiva si deve far riferimento puntuale a tutte le misure che nel corso di questo triennio il Governo ha dedicato all'università e alla ricerca e che ha indirizzato a due fondamentali capitoli: il finanziamento e la valorizzazione dei progetti e delle attività di ricerca e il finanziamento e la valorizzazione del capitale umano. Sa molto bene la senatrice Cattaneo, che è un'autorevole esponente del mondo accademico al di fuori di quest'Aula (e lo rimane anche qui), che tutto ciò che è finanziamento del capitale umano è sostanzialmente finanziamento della ricerca di base, perché essa, sia pur in forma non dedicata al singolo progetto, viene svolta nei laboratori, nelle biblioteche, nei settori umanistici e in quelli scientifici, dalle persone, in particolare dalle giovani persone (dal dottorato, al post-doc, ai ricercatori) che sviluppano il progresso del pensiero scientifico. Io citerò quindi anche le misure che riguardano la valorizzazione del capitale umano, ritenendo che esse siano parte integrante delle misure che il Governo dedica alla ricerca di base.

Partiamo però puntualmente dalle ultime due leggi di stabilità, che hanno segnato un'inversione di tendenza netta, chiara, misurabile e quantificabile rispetto a quanto avvenuto nel precedente decennio. Il fondo di finanziamento ordinario, che lo scorso anno era stabilizzato a 6,9 miliardi, nel 2018 salirà a 7,323 miliardi, una cifra che non era più stata sfiorata dal 2009: dovrebbe ricordarlo molto bene - tra gli altri - la senatrice Pelino, che aveva già un'esperienza parlamentare durante quel Governo che sul tema universitario aveva fatto scelte politiche e di qualità molto differenti. Non si tratta però solo di un tema di quantità complessiva, ma di differente assegnazione di questi fondi, con una valorizzazione della premialità e con un obiettivo di innalzamento della qualità della ricerca scientifica e della didattica universitaria che - non dimentichiamolo - sono due lati di una stessa medaglia.

A questo riguardo vorrei ricordare che, sempre nella legge di stabilità 2016, sono stati aggiunti 25 milioni di euro in quota premiale per gli enti di ricerca che quindi integrano il Fondo ordinario per il finanziamento degli enti e istituzioni di ricerca (FOE), che - come è ben noto a tutti voi - è l'equivalente del fondo di finanziamento ordinario e che in generale la premialità ha avuto e continua ad avere, senatore Centinaio, un incremento progressivo. Cito le percentuali: nel 2015 del 20 per cento, nel 2017 del 22 per cento e nel 2018 del 24 per cento. Questo è quindi un indicatore di una politica del Governo che risponde alla visione politica di assegnare i fondi per merito in abbinamento al macrofondo non premiale che è già assegnato per costo standard. Vorrei ricordare che è il primo settore del comparto pubblico italiano e non è merito di questo Governo averlo iniziato, ma averlo sviluppato, perfezionato e incrementato.

Vi è però una novità importante che qualifica ancora meglio l'assegnazione di questi fondi sul piano qualitativo più che quantitativo. Come loro probabilmente ricordano, per la prima volta il nuovo piano triennale destinerà 300 milioni di euro all'anno agli atenei sulla base degli indicatori scelti dagli atenei stessi, all'interno di una gamma di opzioni che sono sostanzialmente riconducibili alle tre fondamentali missioni che essi hanno: la ricerca, la didattica, le politiche di internazionalizzazione e di esternalizzazione (quella che insomma in altri contesti definiamo la terza missione delle università).

Questa, si badi - lo dico soprattutto al senatore Barani - è una misura eccezionalmente innovativa nel nostro sistema, perché consente una programmazione autonoma e responsabile e, post hoc, come è giusto che avvenga, consentirà una valutazione altrettanto puntuale sull'abbinamento e l'allineamento tra le politiche assegnate di ciascun ateneo all'interno degli organi di Governo, i finanziamenti ottenuti e i risultati eventualmente conseguiti in combinazione con questo piano triennale.

Rispetto al capitale umano, come dicevo prima, non si tratta di un esercizio retorico; non credo lo sia da parte loro e non lo è sicuramente da parte mia e di questo Governo. Riteniamo assolutamente che i numeri dei giovani che potranno trovare collocazione nelle nostre università, a partire dai dottorati di ricerca, avanzando nella scala di carriera e di evoluzione professionale, siano l'effettivo motore del progresso scientifico, e quindi il primo fondamentale strumento di finanziamento della ricerca di base. Questo non è comparabile con altri sistemi, come sanno bene gli onorevoli senatori che si sono pronunciati su questo, perché è chiaro che in un sistema anglosassone, particolarmente angloamericano, in cui il sistema universitario non ha finanziamento pubblico finalizzato all'assunzione e al reclutamento, quel capitolo non è finanza pubblica per la ricerca di base. Quindi, i sistemi di quel tipo finanziano fondamentalmente a progetto i migliori atenei, i migliori dipartimenti, i migliori ricercatori. Anche noi facciamo questo, in misura diversa e con una scalarità che non è paragonabile. Vengo alla descrizione sintetica delle misure specifiche su questo punto, che mi preme molto.

Voglio citare dal 2015 ad oggi l'adozione del piano straordinario di assunzioni per i professori di prima fascia, che continuerà nel 2017 con una quota dedicata di 6 milioni di euro per 2016 e 10 per il 2017; lo sbocco totale, già inserito nella legge di stabilità dello scorso anno, delle assunzioni per i giovani ricercatori (quindi, il ricercatore cosiddetto di tipo A; l'assunzione di un piano - lo dicemmo lo scorso anno e lo ribadisco con dati oggettivi e quantificabili quest'anno - non straordinario, ma che diventa strutturale e permanente di 1.027 ricercatori lo scorso anno (800 per l'università e la quota restante per gli enti di ricerca). Quest'anno sarà possibile continuare grazie al un'altra misura che ha una finalità aggiuntiva rispetto all'assunzione diretta, ma le cui risorse vanno anche all'assunzione diretta, e cioè quella quota destinata alla valorizzazione dei dipartimenti eccellenti, ovvero quelli che dimostrano una qualità di ricerca, valutata sulla base della nuova VQR, al di sopra di un certo standard, che rappresenta una quota importante: 271 milioni, di cui fino al 70 per cento (e non meno del 25 per cento) dovrà essere destinato all'assunzione di personale giovane, quindi di ricercatori.

Sono misure che nel loro insieme costituiscono un puzzle che comincia a prendere forma e che continua ad avere questa visione coerente dell'intero sistema universitario della ricerca italiano. A tale proposito, non facciamo - anche qui perdonate la puntualizzazione - l'errore di immaginare che gli enti di ricerca siano una cosa e le università siano altra cosa. La ricerca è un unico processo che si svolge in luoghi diversi nel nostro Paese, ma che deve avere analoghe, commisurate e coerenti risposte.

Per quanto riguarda trasferimento tecnologico e contatto maggiore, senatrice Pelino, con il mondo dell'impresa, e comunque con il processo produttivo, richiamo un'altra misura importantissima, che è il capitolo enabling factor, competenze e formazione del Piano industria 4.0, che è il grande progetto avviato, con il coordinamento del ministro Calenda, di cui il nostro Ministero sarà portatore e coordinatore per una serie di azioni, quali la valorizzazione e il potenziamento degli istituti tecnici superiori, che sono quell'istruzione terziaria che non è estranea ai ragionamenti che stiamo facendo, e di cui il nostro Paese ha gravi lacune di qualità e di quantità. Cito, poi, naturalmente i competence center, che diventano laboratorio attivo e sono la novità anche strutturale per collegare meglio e, come lei richiama, più diffusamente nel Paese, impresa, produzione e ricerca trasferita.

Per quanto riguarda il diritto allo studio, richiamato dal senatore Conte, è un tema fondamentale: sinceramente lo definisco all'antica, perché ritengo che l'istruzione sia un diritto umano fondamentale e l'accesso allo studio deve essere il più ampio possibile.

Abbiamo usato questa bussola nel descrivere le misure per il diritto allo studio nel disegno di legge di stabilità. I livelli - come ricorderete - sono tre: per la prima volta vi è l'indicazione di una no tax area al di sotto dei 13.000 euro di reddito annuo dichiarato; vi è poi una gradualità con detassazione tra i 13.000 e i 22.000; infine, il rinforzo del diritto allo studio cosiddetto tradizionale, basato sulla misurazione delle fasce ISEE, che torna al livello importante dello scorso anno, con una quota aggiuntiva di 55 milioni di euro, quindi un fondo complessivo di 217 milioni di euro.

Vi è poi un'altra misura - questa sì, innovativa di questa stabilità - sempre orientata al merito abbinato al bisogno, cioè alla valorizzazione delle qualità (articolo 34 della nostra Costituzione) in abbinamento a condizioni non sempre agiate delle famiglie di partenza: ricordo che questa misura consentirà a circa 400 borsisti, ritenuti altamente meritevoli sulla base dei curricula ricavati dalle scuole superiori, di avere un accompagnamento completo nel percorso universitario, con borse di studio che non coprano soltanto la parte dell'iscrizione e della tassa universitaria, ma che accompagnino tutto il percorso, con 15.000 euro circa di copertura: è una misura direi assolutamente eccezionale per il nostro Paese.

Ho già parlato della ricerca. Voglio insistere sul dottorato che è il segmento fondamentale per dare impulso all'attività scientifica dei nostri atenei, ma anche dei nostri enti di ricerca. Ricordo tutte le misure che sono già state inserite nel Piano nazionale (che - lo ricordo - destina al capitale umano 411 milioni di euro), di cui il progetto Dottorati innovativi è il segmento altamente qualificante.

Non cito altri progetti più specifici, che rientrano sempre in misure di finanziamento della ricerca di base, fatto salvo uno che è molto importante e riguarda i 246 milioni previsti per l'accompagnamento e il cofinanziamento dei ricercatori che siano vincitori di ERC: questa è una misura del tutto innovativa, che consentirà non solo ai vincitori che vorranno restare in Italia, se sono italiani, ma soprattutto costituirà un elemento di forte attrattività per coloro che si trovano all'estero.

PRESIDENTE. La pregherei di avviarsi alla conclusione.

GIANNINIministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Ho sostanzialmente concluso. Rimane una puntiforme domanda che mi hanno fatto, in modo diverso, la senatrice Cattaneo e il senatore Bocchino e che riguarda l'Istituto italiano di tecnologia, il presunto - da fonti di stampa, ma a noi non risulta - tesoretto, così come è stato definito. Chiaramente l'Istituto italiano di tecnologia è responsabile, con trasparenza, del proprio bilancio. Il Ministero dell'istruzione non ha vigilato direttamente, nel corso degli anni, sulla contabilità di questo istituto, ma credo che la trasparenza delle sue attività sia dimostrata anche dall'alta qualità e dalla reputazione dell'Istituto.

Per quanto riguarda invece la sua partecipazione al progetto Human technopole, mi sembra che sia stata chiaramente declinata e chiarita con le misure contenute in questo disegno di legge di stabilità che assegnano un forte coordinamento ai Ministeri (in questo caso MIUR e MEF), ma soprattutto una partecipazione del mondo della scienza, dell'accademia milanese e non solo.

PRESIDENTE. Hanno adesso facoltà di replicare gli interroganti, per un minuto ciascuno.

CATTANEO (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CATTANEO (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Signora Presidente, signor Ministro, leggerò le norme della legge di stabilità. Vorrei solo ricordarle che l'IIT è sottoposto alla sua vigilanza...

GIANNINIministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Solo contabile dal parte del MIUR.

CATTANEO (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). I 430 milioni accantonati appartengono alla missione 17 del MEF, denominata «ricerca e innovazione», programma 15 «ricerca di base e applicata». Quello che le sto chiedendo non è una concessione a favore della ricerca libera, ma è piuttosto la necessità che fondi iscritti al bilancio dello Stato dedicati alla ricerca pubblica siano finalmente impiegati in quella direzione, siano quindi liberati insieme alle idee di tutti gli studiosi d'Italia. Mi auguro veramente che lei possa farsi alfiere di questa richiesta nel prossimo iter parlamentare, perché sarebbe un segnale importantissimo per tutti gli studiosi per tutti gli ambiti disciplinari d'Italia.

Nella Audizione dei rappresentati dell'Istituto italiano di tecnologia (IIT) al Senato presso la Commissione Istruzione pubblica, beni culturali, Igiene e Sanità riunite, del 26/10/2016, Roberto Cingolani risponde ai rilievi della Commissione. Vedi la registrazione in Senato tv.

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