fbpx C'erano una volta i coccodrilli in Canada | Scienza in rete

C'erano una volta i coccodrilli in Canada

Primary tabs

Tempo di lettura: 2 mins

Circa 50 milioni di anni fa, in Era Eocenica, tartarughe giganti,  alligatori e antenati di mammiferi popolavano le lande dell'isola Ellesmere, la più settentrionale delle isole canadesi, vicino la Groenlandia, oltre il Circolo Polare Artico.

Gli inconsueti resti fossili scoperti nel corso degli ultimi decenni sull'isola da vari paleontologi hanno spinto un team di scienziati della University of Colorado ad approfondire le conoscenze sulle condizioni climatiche che allora permettevano il prosperare di simili animali.

Lo studio, finanziato dalla National Science Foundation, è stato pubblicato sulla rivista Earth and Planetary Science Letters e ha come primo autore Jaelyn Eberle, Professore Associato del Dipartimento di Scienze Geologiche della University of Colorado e curatore dei fossili vertebrati del Museo di Storia Naturale dell'università.

denti fossili
Denti fossili di corifodonte trovati
a Ellesmer Island (foto di Jaelyn Eberle)

Gli scienziati, analizzando le ossa e lo smalto dei denti degli animali fossili, hanno rilevato le quantità degli isotopi d'ossigeno in essi contenuti, al fine di valutare i valori della temperatura media annuale presente allora sull'isola, nonché la temperatura media dei mesi più freddi e più caldi dell'anno.

I risultati ottenuti sono stati che la temperatura media dei mesi più caldi oscillava tra 19-20 °C, mentre la temperatura media nei mesi più freddi  era compresa tra 0-3,5°C, mai al di sotto del punto di congelamento, come afferma la stessa Eberle.

Durante l'Eocene, l'isola di Ellesmere era una terra ricca di biodiversità, ricoperta da una vegetazione rigogliosa e abitata da molteplici animali, quali alligatori, tartarughe terrestri e marine, serpenti, tapiri volanti e mammiferi simili agli odierni cavalli e rinoceronti.

Lo studio, unico nel suo genere per l'abbondanza di dati paleoclimatici relativi a quella regione, potrà essere utile, secondo gli esperti, anche per la comprensione di  futuri possibili scenari in Artide, causati dal repentino riscaldamento climatico.

Purtroppo, infatti, le temperature artiche sono in continuo incremento, aumentando due volte più velocemente rispetto a quelle a medie latitudini, con grande preoccupazione e timore per la comunità scientifica internazionale.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La rinuncia alle cure di italiani e italiane: ma è davvero così?

A margine del dibattito sulla manovra, un commento dell’ISTAT ha richiamato l’attenzione sull’abbandono delle cure da parte di un cittadino su 10 per colpa delle liste d’attesa. Senza voler nulla togliere all’attenzione dedicata alla crisi del nostro SSN, le cose sono più complicate di così e, soprattutto rimane sotto traccia l’eterno tema delle diseguaglianze

Il dato del quasi 10% degli italiani che rinuncerebbero alle cure è uno di quelli che circola di più quando si vuole descrivere la profondità della crisi che attraversa il nostro Servizio Sanitario Nazionale. Il dato è di fonte ISTAT e lo si trova aggiornato nel documento di commento che l'istituto ha fatto a proposito della manovra di bilancio 2026. Il documento riporta il dato per il 2024 di un 9,6% di italiani che ha rinunciato a curarsi, soprattutto per problemi di liste di attesa.