fbpx Caos e ordine | Scienza in rete

Caos e ordine

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins

I due concetti di caos e di ordine descrivono, a prima vista, due situazioni opposte. In realtà i due aspetti coesistono: esiste dell’ordine nel caos e del disordine nell’ordine. È questo che viene fuori dall’analisi di questi due concetti, come sono utilizzati dalla scienza moderna.

Nelle mitologie antiche il Caos è quasi sempre contrapposto al Cosmo, nel senso di universo disordinato il primo e ordinato il secondo. Nella mitologia greca il Caos è la personificazione dello stato primordiale di vuoto, buio, anteriore alla creazione. Per Platone il Caos è il luogo primigenio della materia informe e rozza a cui attinge il Demiurgo per la formazione del mondo ordinato, il Cosmo. Secondo la cosmogonia egiziana, dal Caos esistente nacque il Cosmo, inteso come forza positiva in grado di contrastarlo nella sua casualità indifferenziata e distruttrice. Anche i miti cinesi e indiani della creazione dell’universo si muovono sulla stessa linea.

I concetti di caos e di ordine strutturato erano avulsi dalla fisica Ottocentesca. Il primo era considerato “intrattabile” e , quindi, eliminato. Il concetto di ordine permeava tutta la meccanica, ma nella forma semplice di un solo tipo di ordine: l’ordine della ripetizioni periodica. La Terra che ruota intorno al Sole o il pendolo ideale che oscilla in eterno, ne sono i classici esempi. Se alla meccanica Ottocentesca si aggiunge la Termodinamica, con il suo Secondo Principio, una vera e propria legga di degradazione dei sistemi e di “morte” di qualunque differenza, il quadro è chiaro: la fisica Ottocentesca non era in grado di spiegare da dove venissero fuori le strutture ordinate, e a volte vive, che ci circondano.

La situazione cambiò notevolmente nel Novecento. Dapprima la Meccanica Quantistica ci spiegò e giustificò le “proprietà globali” dei sistemi microscopici [G. Villani, Complesso e organizzato. Sistemi strutturati in fisica, chimica, biologia ed oltre (FrancoAngeli, 2008), pp. 110-114]; poi, nella seconda parte del secolo, le Scienze della Complessità e la Sistemica modificano radicalmente l’ottica da cui guardare questi problemi.

Dagli studi sul caos venne fuori che, mentre i veri dati casuali rimangono dispersi in una confusione indefinita, il caos (deterministico e strutturato) attrae i dati in un ordine invisibile che attiva solo alcune possibilità, delle molte del disordine. Molti scienziati studiando il caos si accorsero che forse lo stesso nome non era adeguato. Il termine“caos”, a livello etimologico, è legato a “casualità”, ma tali processi caotici producevano splendidi edifici complessi senza casualità, strutture ricche, nonché belle.

D’altra parte, nei nuovi sviluppi della Termodinamica, di cui Prigogine è l’iniziatore, ci si accorse che l’ordine poteva e doveva coesistere con il disordine, essere a lui complementare, per arrivare ai concetti di order from noise (ordine dal rumore) e al caso organizzatore. Morin ci dice che tutto ciò che è fisico, dagli atomi agli astri, dai batteri gli uomini, ha bisogno del disordine per organizzarsi, per diventare sistema. Come ho detto altrove [Complesso e organizzato, cit., p. 17] “È l’organizzazione che dà forma, nello spazio e nel tempo, ad una realtà nuova: il sistema. L’organizzazione produce ordine che conserva l’organizzazione che l’ha prodotta. In pratica la relazione ordine/organizzazione è di tipo circolare […] Il disordine, tuttavia, non è eliminato dall’organizzazione e permane nel sistema e, quindi, accanto ad un “principio d’organizzazione”, esiste un “principio di disorganizzazione” che ci ricorda che nessuna cosa organizzata, nessun essere organizzato può sfuggire alla degradazione, alla disorganizzazione, alla dispersione, nessun vivente può sfuggire alla morte, che ogni creazione, ogni generazione, ogni sviluppo e ogni informazione devono essere pagati in entropia e che nessun sistema, nessun essere, può sfuggire alla morte o rigenerarsi spontaneamente.”


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.