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Battiston giubilato? Chiedete a Giorgetti

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Certo non deve essere stato piacevole per Roberto Battiston apprendere dal ministro Bussetti di essere decaduto con effetto immediato dall’incarico di presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Il ricercatore - sostenuto dalla stima della comunità scientifica - stava in effetti seduto su una poltrona bollente.

Bollente prima di tutto per ragioni politiche: Battiston infatti era stato nominato a presiedere l’ASI dal ministro Valeria Fedeli agli sgoccioli del governo Gentiloni. Cosa non digerita dal nuovo governo giallo-verde.

Ancora più bollente, la poltrona dell’ASI, per ragioni di soldi. Contrariamente ad altri enti di ricerca che impiegano quasi tutte le risorse che ricevono dallo Stato in stipendi (si veda il CNR), l’ASI ha il privilegio di una forte autonomia gestionale che le consente di destinare la maggior parte dei fondi a programmi spaziali quali l’osservazione della Terra, l’esplorazione dell’Universo, la Stazione Spaziale Internazionale, etc. Non al personale interno, dunque, bensì a programmi a forte integrazione europea e internazionale, che ha come primo beneficiario l’Agenzia Spaziale Europea.

Per fare quattro conti, a fronte dei 600 milioni di euro che l’ASI riceve dal MIUR e altri ministeri e altri 150 milioni di euro frutto della vendita di servizi, l’ASI spende il 3% negli stipendi dei suoi 230 dipendenti e l’87% in programmi spaziali prevalentemente internazionali. L’Italia è infatti il terzo contributore dell’Agenzia Spaziale Europea (dopo Germania e Francia) per 350 milioni euro l’anno.

Molti soldi, in sostanza, vengono gestiti dall’ASI come Agenzia di finanziamento in parte autonoma dal MIUR. A questo si aggiunga che l’ASI ha svolto meritoriamente in questi anni un ruolo centrale nella promozione della “space economy”. Si dice che ogni euro speso per l’economia dello spazio (si pensi solo al sistema di posizionamento satellitare europeo Galileo) renda attualmente 7 euro, e che i 600 milioni di euro di fondo governativo per l’ASI generino già oggi un ritorno economico di 1,6 miliardi di euro. Per questo l’ASI può contare su un interessante portafoglio di società controllate, vale a dire Altec, Egeos, ELV, Cira, e Asitel.

La “space economy”, insieme agli interessi dell’industria militare, è tanto strategica per le prospettive future dell’economia italiana dei prossimi decenni da aver indotto il precedente governo a istituire nel 2017 il Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca spaziale. L’attuale governo ha dato la delega di questo nuovo organismo di controllo politico della ricerca a Giancarlo Giorgetti, e ha precluso Battiston dal farne parte.

Una poltrona molto bollente, insomma, e un boccone molto grosso, quello dell’ASI, che necessitava di un uomo di fiducia del governo. Giancarlo Giorgetti ha quindi portato a compimento quello che da mesi era nell’aria: giubilare un presidente non manovrabile, che ha sempre interpretato l’impegno italiano nello spazio in stretta relazione con l’Europa e in particolare con i cugini francesi. Il Movimento 5stelle, che pure non nutriva simpatie per Battiston, pare non si sia accorto di quanto stava accadendo, tanto che il sottosegretario MIUR alla ricerca Lorenzo Fioramonti ha vivamente protestato (su Twitter) di non essere stato informato della decisione.

Ora Battiston pare che venga sostituito dal Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica Pasquale Preziosa. Forse come commissario, visto che per selezionare un presidente bisogna fare un bando, dare tempo ai candidati di rispondere e a una commissione di valutarli. Almeno così si dovrebbe fare. 

Nel saluto che oggi alle 16 Roberto Battiston ha riservato al personale dell’ASI, ricorrevano le parole “Senza l’ASI lo spazio non si fa”, e il frequente inciso “Se l’ASI rimane…”.

Ma se l’ASI non rimane la politica dello spazio chi la fa, il Comitato interministeriale?

 

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