fbpx “Ocean Sampling Day”: un'istantanea mondiale della biodiversità marina | Scienza in rete

“Ocean Sampling Day”: un'istantanea mondiale della biodiversità marina

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins

I cambiamenti climatici dovuti anche agli interventi antropici stanno avendo importanti ripercussioni sugli ecosistemi oceanici e sulla biodiversità marina.
Un recente studio dell’Università della California ha evidenziato che il tempo di recupero degli oceani dai danni causati dal rapido cambiamento climatico in atto potrebbe richiedere migliaia di anni e non centinaia, come si credeva o sperava in passato. Alla luce di questo, un sistema di controllo e confronto delle acque nel tempo si rende necessario e impellente. I microorganismi marini, che costituiscono il 98% della biomassa degli oceani, sono una risorsa utilissima per rilevare i cambiamenti che possono avvenire nelle acque della terra. Un solo litro di acqua di mare può contenerne fino a un miliardo! Inoltre, questi minuscoli esseri viventi, in virtù di una peculiare capacità di adattamento, sono stati in grado di colonizzare ogni parte degli oceani e delle acque del globo terrestre, dalla superficie al fondo marino, dalle acque gelide dei poli alle acque ad alta concentrazione di sali, come il Mar Morto e le saline.
Tracciare una linea di base per la biodiversità marina per poter monitorare a livello globale i cambiamenti negli ecosistemi oceanici è stato lo scopo dell’iniziativa Ocean Sampling Day (OSD), giunta alla sua seconda edizione e svoltasi quest’anno il 21 giugno, solstizio d'estate e giorno più lungo dell'anno.

Un consorzio di trentadue partner accademici e industriali impegnati su duecento siti distribuiti in tutto il mondo. Tra questi, otto sono in Italia: la Laguna di Venezia e la piattaforma oceanografica “Acqua Alta” al largo della città, il Golfo di Trieste, il Golfo di Napoli, le foci dei fiumi Foglia e Metauro sulla costa marchigiana, il Lago Faro di Messina.
Tra i siti del Sud, novità di quest’anno le Saline di Margherita di Savoia, a circa 70 Km a nord di Bari, considerate le più grandi d'Europa con una superficie di 4.000 ettari distribuiti in più "vasche" aventi le caratteristiche di veri e propri bacini. Il campionamento delle acque pugliesi è stato coordinato da Luigi Ceci del CNR-Istituto di Biomembrane e Bioenergetica di Bari. L’Istituto di Biomembrane e Bioenergetica ha allestito una infrastruttura avanzata per lo studio della Biodiversità Molecolare, coordinata da Graziano Pesole.
Tale piattaforma, dotata di strumentazione avanzata detta di “next generation sequencing” in grado di effettuare il sequenziamento massivo del DNA, consentirà di analizzare il DNA contenuto nei campioni prelevati presso il sito di Margherita di Savoia. Il sito di Margherita di Savoia è stato esplorato anche per studi di interesse biotecnologico. Nelle acque ad alta concentrazione salina riescono a vivere solo alcuni microorganismi, definiti “estremofili”, che rappresentano una importante risorsa per l’identificazione di enzimi con potenziale applicazione industriale.

La raccolta dei campioni d’acqua è stata estesa anche a tutti i cittadini interessati a collezionare dati e parametri ambientali importanti per lo studio dei cambiamenti negli ecosistemi oceanici. L’appuntamento per il prossimo OSD è previsto per il 21 giugno del 2016 e l’iniziativa sarà ripetuta fino al 2019 nell’ambito del Progetto finanziato dalla Comunità Europea “Micro B3 - Biodiversità microbica, Bioinformatica e Biotecnologie”. 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Alimentazione sostenibile: imparare dalla preistoria

Dimostrazione cottura preistorica

Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.