fbpx MUSE: 24 ore no stop per inaugurare il nuovo museo | Scienza in rete

MUSE: 24 ore no stop per inaugurare il nuovo museo

Read time: 2 mins

A Trento è tutto pronto: domani, 27 luglio, è la giornata dedicata all'inaugurazione del MUSE, il nuovo Museo delle Scienze della città. Sarebbe più corretto, in realtà, parlare di un week end dedicato, visto che l'evento ideato per battezzare il nuovo edifico museale sarà una no-stop di 24 ore, che si chiuderà alle 18 di domenica.

Ideata e progettata dieci anni fa da Renzo Piano, la struttura chiude così più di tre anni di cantiere, con il supporto di più di duecento addetti, tra cui 60 ricercatori, e apre al futuro della divulgazione scientifica.
L'obiettivo, ambizioso e da sempre inseguito in questo ambito, è quello di offrire una modalità più coinvolgente e accattivante per avvicinarsi alla conoscenza scientifica. Stando ai dettagli resi noti finora sulle caratteristiche del MUSE, le premesse del successo ci sono: 18 metri in verticale, dai lucernari fino ai piani interrati, per 12 mila metri quadri di grandezza, divisi tra mostre permanenti e temporanee e laboratori di ricerca, le esposizioni del MUSE sono distribuite in sette diversi livelli, focalizzati su temi ambientali e sul rapporto tra uomo e natura. Dalle vette d'alta quota del piano più alto, si passa ai fenomeni atmosferici e di cambiamento climatico, fino alla biodiversità dell'ambiente alpino e ai livello dedicati ai rischi ambientali e all'evoluzione umana - quest'ultimo allestito anche grazie a un software sviluppato dai ricercatori del National Oceanic and Atmosferic Administration (NOAA).
Molto spazio è dedicato anche all'innovazione tecnologica, con il Maxi-Ooh! (per i visitatori più piccoli, che potranno giocare con 'sfere multisensoriali'), il FabLab delle nuove stampanti 3D e uno showroom per l'imprenditoria delle Start-Up. L'esposizione più spettacolare sembra però essere concentrata nei 600 metri quadri della Serra Tropicale, pensata dall'architetto genovese per sintetizzare la fragilità del Pianeta attraverso la riproduzione dell'ambiente montuoso del Kenya.

Autori: 
Sezioni: 
Musei

prossimo articolo

Come cominciano i terremoti

faglia di terremoto

Analizzando i primi secondi delle onde P, le prime a essere registrate dai sismometri durante un terremoto, un gruppo di ricercatori ha mostrato che è possibile stimare la magnitudo del terremoto. Il loro risultato si aggiunge al lungo dibattito sulla natura deterministica dei fenomeni di rottura all’origine dei terremoti e dunque sulla loro prevedibilità e ha implicazioni per i sistemi di allerta sismica precoce.

Nell'immagine due geologi dell'USGS misurano una rottura di faglia causata dai terremoti di Ridgecrest in California nel 2019. Foto di Ben Brooks/USGS (CC0).

È possibile prevedere la magnitudo di un terremoto osservando le onde sismiche nei loro primissimi istanti? Gli scienziati dibattono da decenni intorno a questa domanda, che è centrale per la progettazione dei sistemi di allerta sismica precoce.

Uno studio pubblicato recentemente da un gruppo di sismologi dell'Università di Napoli Federico II mostra che è possibile, analizzando circa 7000 mila onde sismiche relative a 200 terremoti avvenuti in tutto il mondo con magnitudo tra 4 e 9.