fbpx Nuovo modello per le emissioni serra | Scienza in rete

Nuovo modello per le emissioni serra

Read time: 2 mins

Attenzione a stabilire gli stessi standard per le emissioni di petrolio convenzionale e  non convenzionale. Un nuovo modello elaborato da un gruppo di ricercatori delle università di Calgary e di Toronto fornisce un'analisi well-to-wheel delle emissioni da sabbie bitumose in Canada.

I risultati mostrano che i livelli di emissioni variano ampiamente da impianto a impianto, in base alla superficie, alle condizioni di estrazione, alle tecnologie usate. Salvo alcune eccezioni, viene confermata l'idea che la produzione di combustibili destinati al trasporto da sabbie bitumose sia più intensiva in termini di emissioni di gas serra (quantità di anidride carbonica emessa per barile di combustibile prodotto) rispetto alla produzione da petrolio convenzionale.

Nella ricerca, pubblicata su Environmental Science & Technology, sono stati usati per la prima volta dati riservati relativi agli impianti di estrazione delle sabbie bitumose dell'Alberta. L'analisi well -to-wheel (“dal pozzo alla ruota”) del ciclo di emissioni di gas serra è stato messo a confronto con le emissioni da petrolio convenzionale. I ricercatori hanno elaborato un nuovo modello chiamato GHOST (GreenHouse gas emissions of current Oil Sands Technologies) che comprende le emissioni di gas serra upstream relative a esplorazione, estrazione e arricchimento del bitume. I dati sono stati combinati con le informazioni disponibili sulle emissioni downstream create da raffinazione, trasporto del combustibile, rifornimento e uso dei veicoli. Il tutto per arrivare ad un'analisi completa del ciclo di emissioni.

I giacimenti di Alberta rappresentano la più grande riserva globale di petrolio non convenzionale e sono sfruttati intensivamente a partire dal 2002. L'importanza di questa risorsa su cui anche altri Paesi puntano per assicurarsi una maggiore indipendenza energetica (giacimenti sono stati individuati anche in Venezuela, Stati Uniti, Russia, Europa) si scontra con preoccupazioni documentate sui danni all'ambiente e alla salute nelle zone di estrazione e raffinazione.

L'ampio divario nei livelli di emissioni da combustibili convenzionali e non convenzionali suggerisce che avere lo stesso standard per l'intero insieme di risorse energetiche potrebbe portare a “conseguenze indesiderate”, scrivono gli scienziati.

Autori: 
Sezioni: 
Dossier: 
Indice: 
Sabbie bituminose

prossimo articolo

Alimentazione sostenibile: imparare dalla preistoria

Dimostrazione cottura preistorica

Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.