Pesci e sedimenti marini contaminati dal mercurio vengono trovati anche in luoghi molto distanti dagli scarichi industriali. Una spiegazione di questo fenomeno viene suggerita da uno studio condotto da Seth Lyman e Daniel Jaffe dell’Università di Washington Bothell. I ricercatori hanno elaborato un modello che ribalta le attuali convinzioni secondo cui i vapori di mercurio presenti negli scarichi industriali si disperderebbero negli strati più alti dell’atmosfera. Dai nuovi dati è emerso che il mercurio va incontro a una serie di processi chimici, diventa ossido mercurico (HgO) e ossido mercuroso (Hg2O) e in questa forma ricade al suolo, entrando nella catena alimentare.
Lo studio, pubblicato sulla versione online di Nature Geoscience, è basato sui rilevamenti aerei compiuti in Nord America ed Europa nel corso del 2010. Il metallo emesso in atmosfera si concentra nella fascia a cavallo tra stratosfera e troposfera, intorno a quindici chilometri d’altezza, e viene ossidato, divenendo parzialmente polare. In questo stato può interagire con le nuvole ed entrare nelle precipitazioni, depositandosi sulla terra o negli ecosistemi acquatici. Qui interagisce con la flora batterica, che lo trasforma in metilmercurio (CH3Hg), ed entra così nella catena alimentare. Attraverso questo modello è possibile spiegare l’origine delle contaminazioni da mercurio trovate nei pesci e nei sedimenti marini.
Le correnti atmosferiche, inoltre, possono trasportare questo metallo anche a migliaia di chilometri di distanza, con ripercussioni forti su ecosistemi diversi da quelli che lo hanno prodotto. Ciò significa che le emissioni di una qualunque industria possono inquinare zone molto lontane e totalmente inerti, come le barriere coralline o le foreste tropicali.
Le ripercussioni di questo studio interessano soprattutto le raffinerie e in generale tutte la industrie che sfruttano il carbone come combustibile.
Link: http://www.nature.com/ngeo/journal/vaop/ncurrent/full/ngeo1353.html