Questa volta la notizia non riguarda la sordità che spesso compare con gli anni, soprattutto in seguito alla sovraesposizione a suoni e rumori, come nel recente caso del farmaco messo a punto contro l’Alzheimer che si è poi rivelato utile per ristabilire l’udito nei topi. Lo studio in uscita su Nature Medicine si riferisce a una condizione più rara ma molto più grave, la malattia di Usher, che associa alla sordità congenita disturbi dell’equilibrio e una progressiva perdita della vista. I bambini nati con questa anomalia del gene USH1C si trovano così presto nella drammatica condizione di essere sordi e ciechi, con seri limiti alle loro possibilità di relazione e sviluppo. «In topolini appena nati che avevano la stessa mutazione e gli stessi disturbi abbiamo iniettato una breve sequenza di materiale genetico capace di interferire con i geni alterati» spiega Michelle L. Hastings, della Rosalind Franklin University of Medicine and Science di Chicago, negli Stati Uniti. «I risultati sono stati molto soddisfacenti: l’udito si è in parte ristabilito e i comportamenti anomali che rispecchiavano i problemi di equilibrio sono stati corretti». Come sempre, il passaggio dal laboratorio al letto del paziente è lungo e tortuoso, soprattutto quando si tratta di terapie così innovative. Ma la prospettiva aperta dai ricercatori statunitensi è molto interessante, perché, se si rivelasse efficace e sicura, potrebbe un giorno suscitare nuove cure anche per altre forme di sordità congenita di cui si conoscono i geni responsabili, circa una ventina.
Terapia genica contro la sordità
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La migrazione sanitaria in Italia, spiegata bene

Periodicamente la mobilità sanitaria, cioè il trasferimento delle persone dalla propria Regione a un’altra per ricevere le cure di cui hanno bisogno approda sui media con toni apocalittici. Ma di che cosa parliamo? E quali sono gli aspetti davvero problematici capaci di generare costi ingiustificati e diseguaglianze?
Il fenomeno della migrazione sanitaria definisce lo spostamento di cittadini da una Regione all’altra per ricevere assistenza. Il termine tecnico che la definisce è però mobilità sanitaria. Probabilmente il termine migrazione trova largo uso perché giornalisticamente più accattivante e perché caratterizza meglio la componente più significativa dei flussi di mobilità: lo spostamento massiccio di pazienti dal Sud al Nord.