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Scuola USA: nuovi standard anche per la matematica

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Less is more. Potrebbe essere questo il motto di Common Core http://www.corestandards.org/Math la nuova linea-guida che definisce gli standard di conoscenza matematica che gli studenti statunitensi devono raggiungere. Tagliare i contenuti per guadagnare in profondità, partendo dalla scuola materna. Dove si impara a contare fino a 100, lasciando tempo ai bambini di capire ed interiorizzare i numeri, senza caricarli di inutili e premature nozioni di algebra e statistica. “I numeri dall'11 al 19 sono i più difficili per i bambini” racconta Brian Cohen, insegnante di matematica allo Skaneateles Central School District “dicono “tre-dici”, ma scrivono 13, con il 3 che viene dopo la decina. Ciò li confonde. E spesso non capiscono che il numero rappresenta un insieme di 13 oggetti”. Ma non sono solo i contenuti ad essere rivisti, liberando i docenti (e i genitori) dall'ansia del dover offrire agli alunni tutto lo scibile, in un delirio di horror vacui che induce spesso a cavalcate insensate in programmi sterminati. E' anche (e soprattutto) il metodo didattico ad essere oggetto di ripensamento. Gli insegnanti appena usciti dal corso di “riconversione” tenuto alla Murry Bergtraum High School in Lower Manhattan dicono che si sentono ormai più dei facilitatori che dei fornitori di conoscenza. “Prima ero abituata ad introdurre un concetto e poi chiedevo ai ragazzi di eseguire degli esercizi” dice una delle insegnanti intervistate “ora li metto davanti al problema e vedo come lo risolverebbero, facendoli spesso lavorare in gruppo”. Se il problem-solving e la collaborazione tra pari non sono certo una novità pedagogica, lo è invece il tentativo di misurare finalmente in modo scientifico l'efficacia dei metodi didattici. Come in medicina vengono condotti studi dividendo i pazienti in gruppi: gli uni curati con il farmaco sperimentale, altri con quello tradizionale o con il placebo, così il dipartimento per l'educazione degli USA http://ies.ed.gov/ ha finanziato 175 studi, molti dei quali già conclusi, che cercano di spostare su un piano meno qualitativo le valutazioni degli strumenti didattici. E se è chiaro a tutti che un buon insegnante può fare la differenza, non è sempre così evidente che ciò valga anche per i libri di testo, spesso considerati superflui da insegnanti un po' troppo autoreferenziali. Gli studi hanno dimostrato che un buon libro di testo determina negli alunni performance nettamente superiori a quelle di chi usa manuali scadenti e poco stimolanti. Molto interessante anche la bocciatura di molti programmi informatici che promettevano di trasformare gli studenti in piccoli Pitagora: più del 90 % si è mostrato inefficace. E' chiaro che la valutazione dell'efficacia nell'apprendimento è più delicata rispetto a quella di un farmaco, in quanto fortemente legata al tipo di obiettivo prefissato. Ma questo non giustifica il persistere di giudizi meramente qualitativi o aneddotici. E forse la conoscenza della matematica non sarà più un'opinione.

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