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Risorse biotech per l'industria

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Le imprese che fanno biotecnologie industriali censite dal Rapporto sulle biotecnologie in Italia 2011 realizzato da Assobiotec ed Ernst&Young in collaborazione con Farmindustria e l’Istituto Nazionale per il Commercio Estero (ICE) risultano essere 41, delle quali 21 white dedicate e 20 multi core, ovvero attive anche in altri settori di applicazione. I principali settori sono farmaceutico, cosmetico, tessile ed energetico. E' quanto emerge dal convegno che si è svolto il 29 novembre "Italian Industrial Biotech 2011", dedicato alle biotecnologie industriali italiane, organizzato da Assobiotec (Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie) e l’Italian Biocatalysis Center, in collaborazione con il Parco Tecnologico  di Lodi, la Fondazione Filarete e lo studio legale internazionale Bird & Bird. “Nonostante caratterizzato da una riconosciuta eccellenza scientifica – ha commentato Sidoli, Presidente di Assobiotec – il biotech italiano ha comunque bisogno di poter contare su un rigoroso quadro di interventi economici, finanziari e fiscali a sostegno della ricerca e dell’innovazione. Occorrono strumenti innovativi adeguati e coerenti alle esigenze del settore e comunque tali da garantire l’allocazione ottimale delle risorse, rigorose procedure di valutazione dei progetti, snellimento della burocrazia e sostegno della piccola e media impresa innovativa”.

“Altrettanto importante è la brevettazione delle invenzioni biotecnologiche  – ha proseguito Massimiliano Mostardini dello studio legale Bird & Bird – non solo come strumento di protezione delle invenzioni ma anche come fonte di ricchezza per imprese ed inventori e potenziale attrattiva di finanziamenti pubblici e investimenti privati da parte di società di venture capital”.

A seguire i protagonisti di imprese, università e centri di ricerca pubblici e privati attivi nei diversi segmenti delle biotecnologie industriali che vanno dall’agroalimentare, alle energie rinnovabili, all’ambiente, ai biopolimeri, al tessile, alla biocatalisi e alla farmaceutica hanno presentato alla folta platea presente i loro progetti di ricerca con l’obiettivo di creare possibili collaborazioni e fare crescere il settore in Italia.

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La circolazione oceanica nel Nord Atlantico (AMOC) sta per spegnersi?

Atlantic Meridional overturning Circulation (AMOC)

Negli ultimi anni, varie testate hanno riportato la diminuzione dell'Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC) nel Nord Atlantico, cruciale per il clima dell'emisfero Nord, avvertendo del rischio che si stia spegnendo. È quanto, in effetti,  suggeriscono alcuni studi recenti, ma c'è disaccordo tra gli esperti: la complessità e l'incertezza dei modelli climatici rendono difficile prevedere con certezza il futuro di AMOC.

Schema delle correnti di AMOC. Crediti: modificato da R. Curry, Woods Hole Oceanographic Institution/Science/USGCRP, Wikimedia Commons. Licenza: CC BY 3.0 DEED

A più riprese negli ultimi anni, testate importanti hanno pubblicato articoli che raccontano come, secondo alcune ricerche, l’intensità della circolazione termoalina nel Nord Atlantico, nota come Atlantic Meridional overturning Circulation (AMOC) sia non solo in diminuzione, ma sia proprio sull’orlo di uno spegnimento totale.