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Più donne al comando

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Recentemente è stato pubblicato un articolo su Nature Biotechnology in cui si afferma che le pari opportunità possono essere la soluzione alle attuali difficoltà del mondo della ricerca biotecnologica.

Oggi le donne sono sottorappresentate (e lo sono state storicamente) nel campo delle biotecnologie. Nelle scienze biologiche le donne sono più numerose degli uomini durante l’università, ma dal dottorato di ricerca in poi si osserva un cambiamento di tendenza e gli uomini diventano maggiormente rappresentati.

Laurel Smith-Doerr, del Dipartimento di Sociologia, di Boston, fra gli autori dell’articolo, spiega che si hanno maggiori benefici, intesi come capacità di risoluzione problemi, produzione innovativa, eccetera, quando uomini e donne con background ed esperienze di vita diverse collaborano al medesimo obiettivo. Numerosi studi condotti in America negli ultimi anni hanno dimostrato che le aziende con alta diversità di generi tra i dirigenti sono quelle caratterizzate dalle più alte vendite e da un’amministrazione più efficace.

In questi tempi di recessione offrire alle donne più posizioni dirigenziali può quindi rappresentare la possibilità di introdurre soluzioni interdisciplinari e innovative necessarie per superare la crisi.

Nel 2009 durante il convegno Europa - Stati Uniti sulla ricerca biotecnologica (http://ec.europa.eu/research/biotechnology/ec-us/index_en.html) è stato condotto un gruppo di lavoro proprio sull’argomento e sono stati individuati alcuni strumenti per aumentare la partecipazione delle donne come dirigenti nel mondo biotech sia aziendale sia accademico. Per esempio si era pensato di istituire un premio per gli scienziati che hanno incoraggiato e creato reali opportunità di carriera per il genere femminile. Altra possibilità proposta era quella di fornire incentivi a piccole aziende volte a sviluppare programmi di ricerca innovativa coinvolgendo le donne.

Smith-Doerr L, Kemekliene G, Teutonico R, et al. A global need for women's biotech leadership. Nat Biotechnol 2011;29:948-9.

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Sociologia

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L’Europa è impreparata per affrontare i rischi climatici

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Sebbene l’Europa sia il continente che sta registrando i più rapidi aumenti delle temperature a livello globale, al momento è impreparata ad affrontarne le conseguenze. I rischi climatici minacciano molteplici ambiti: sicurezza energetica e alimentare, gli ecosistemi, le infrastrutture, le risorse idriche, la salute dei cittadini. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), molti di questi rischi hanno già raggiunto livelli critici, che potrebbero diventare catastrofici in assenza di interventi rapidi. Il report European Climate Risk Assessment (EUCRA) evidenzia come la combinazione tra i pericoli climatici e i pericoli non climatici accresca complessivamente i rischi economici, sociali e ambientali a cui la collettività è esposta. Inoltre, il report mette in luce i collegamenti tra diversi rischi e la loro capacità di diffondersi sia da un settore a un altro sia da una regione all’altra.

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Il primo marzo scorso l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha pubblicato i risultati della prima valutazione europea dei rischi climatici, European Climate Risk Assessment (EUCRA). Il report evidenzia che le politiche e gli interventi di adattamento adottate in Europa non procedono con la stessa rapidità con cui stanno evolvendo i rischi climatici.