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Limitare le emissioni di mercurio, un impegno globale

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Dopo dieci anni di negoziati, le Nazioni Unite hanno trovato un accordo per la creazione di  una Convenzione internazionale legalmente vincolante sulla riduzione dell'inquinamento da mercurio. L'intesa è stata approvata il 19 gennaio a Ginevra dai rappresentanti di circa 140 Stati e ad ottobre verrà firmata ufficialmente dai Paesi aderenti.

Le norme della Minamata Convention (così chiamata dal nome della città giapponese colpita da una grave intossicazione da mercurio a causa degli scarichi di un'industria chimica) regoleranno l'offerta e il commercio di mercurio, il suo utilizzo in prodotti e processi industriali, le misure per ridurre le emissioni causate da attività di estrazione dell'oro e dagli impianti energetici e metallurgici.

Pochi giorni prima del raggiungimento dell'accordo, il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) ha pubblicato due documenti che raccolgono i dati e le analisi finora elaborati sul problema della contaminazione da mercurio a livello globale. Secondo il Global Mercury Assessment, nel 2010 le emissioni di mercurio dovute ad attività umane sono arrivate a 1960 tonnelate. Nel corso degli ultimi cento anni, la concentrazione negli oceani è raddoppiata. Circa 1000 tonnellate di mercurio vengono riversate ogni anno nelle acque mondiali. Le fonti principali sono le attività artigianali di estrazione dell'oro, l'utilizzo di combustibili fossili (soprattutto del carbone), la produzione di metalli e di cemento (le ultime tre voci sono responsabili della metà delle emissioni antropogeniche di mercurio a livello globale). In diversi Paesi le emissioni si sono ridotte ma i rischi riguardano sempre di più Asia, Africa e Sud America. A causa della rapida industrializzazione, il Sudest Asiatico è diventato il primo emettitore di mercurio al mondo.

Secondo il rapporto Mercury: Time to act, sempre dell'UNEP, gli usi del mercurio sono destinati a diminuire in futuro, ma con tre rilevanti eccezioni su cui è necessario concentrare gli sforzi dei governi e delle istituzioni internazionali: l'estrazione artigianale dell'oro (ASGM, artisanal and small scale gold mining), la produzione di lampadine, la lavorazione di plastiche con cloruro di vinile. Attualmente non sono ancora state sviluppate alternative per sostituire l'utilizzo del mercurio in questi processi manifatturieri. L'Agenzia delle Nazioni Unite ha affrontato anche le questioni legate alla bonifica dei siti contaminati e allo smaltimento del mercurio già in circolazione. Una volta emesso nell'atmosfera o rilasciato nell'acqua, il mercurio rimane nell'ambiente per lungo tempo, arrivando ad inquinare aree anche molto distanti dai luoghi di emissione. Livelli crescenti sono stati trovati nelle specie che popolano l'Artico.

I rischi della contaminazione da mercurio per la salute umana, sottolineati anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha spinto finalmente la comunità internazionale a fare un piccolo passo verso una regolamentazione finora quasi inesistente.

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centrale geotermica di Nesjavellir in Islanda

L'estrazione geotermica dal sottosuolo richiede—a volte—una stimolazione, che consiste nell'iniettare dei fluidi nella crosta terrestre per renderla più permeabile. Questa procedura può causare terremoti a volte rilevanti. Un gruppo di ricercatori ha messo a punto un algoritmo di machine learning che prevede l'aumento di permeabilità ottenuto a partire dalla magnitudo dei terremoti indotti. Lo ha fatto sfruttando i dati raccolti da due esperimenti negli Stati Uniti e ne sta testando la validità anche in altri siti. L'algoritmo potrebbe diventare uno strumento per la selezione dei siti più adatti per sistemi geotermali migliorati e per la loro ottimizzazione. Inoltre, poter prevedere la sismicità indotta potrebbe aumentare l'accettabilità sociale di questi stabilimenti.

Nell'immagine di copertina: la centrale geotermica di Nesjavellir in Islanda. Credit: Scott Ableman (CC BY-NC-ND 2.0).

Nel 2006 la centrale geotermica costruita da Geopower Basel, nella zona industriale di Basilea fu costretta a chiudere. La stimolazione idraulica del sottosuolo aveva infatti causato un terremoto di magnitudo 3,4 in una zona sismicamente silenziosa, provocando danni agli edifici e spaventando la popolazione. La zona era particolarmente favorevole per una centrale del genere.