Anvur ha presentato i risultati della sperimentazione TECO, la prima in Italia mirata al monitoraggio delle competenze generaliste degli studenti universitari. La sperimentazione si è concentrata sul monitoraggio delle capacità generali (le cosiddette generic skills), trasversali, e non collegate a nessun ambito scientifico o disciplinare, la cui presenza è un elemento essenziale nella formazione dei laureati. In particolare è stata valutata la capacità dei laureandi di esercitare il pensiero critico per risolvere problemi, prendere decisioni e comunicare in diversi contesti socio-economici e lavorativi.
Alla sperimentazione,
durata 18 mesi, hanno partecipato 6.000
studenti volontari del terzo e quarto anno (circa 14.000 avevano presentato
domanda) di 12 università italiane
(fra le 30 che si erano autoproposte): Piemonte Orientale (PO), Padova (PD),
Milano (MI), Udine (UD), Bologna (BO), Firenze (FI), Roma La Sapienza (RM1),
Roma Tor Vergata (RM2), Napoli Federico II (NA), Salento (LE), Cagliari (CA), Messina
(ME).
“I risultati della sperimentazione sono assolutamente comparabili a quelli dei
test realizzati negli Stati Uniti e negli altri 8 Paesi che hanno aderito al
progetto AHELO (Assessing Higher
Education Learning Outcomes) dell’OCSE” ha commentato Fiorella Kostoris, coordinatrice della sperimentazione TECO e membro
del Consiglio Direttivo ANVUR. “I giovani italiani riescono meglio dei loro
colleghi stranieri nell’efficacia e tecnica di scrittura e nella lettura
critica, anche se hanno risultati peggiori nell’affrontare questioni di tipo
scientifico-quantitativo.
I dati ci dicono che nel nostro Paese esiste ancora
una forte separazione tra ambiti scientifici e umanistici. Potremmo definirlo
‘effetto Croce-Gentile’ per
sottolineare come questo problema venga da lontano e affondi le sue radici
nella storia della cultura italiana e non sia certo attribuibile a colpe della
nostra Università”.
I risultati più importanti
1) Avendo raggiunto i target pressati, TECO ha superato il test di fattibilità. Nel test gemello CLA+ somministrato su 4.380 laureandi di college americani, i risultati sono stati praticamente identici a quelli ottenuti da TECO. I giovani italiani mostrano superiore e‑cacia e tecnica di struttura, maggiore capacità di argomentazione e lettura critica, ma una inferiore qualità nel ragionamento scientifico-quantitativo.
2) Emerge un problema finora poco noto: il percorso di chi si laurea è piuttosto irregolare, perno tra coloro che si laureano in corso. Dalla sperimentazione TECO emerge che fra gli studenti del terzo e quarto anno del ciclo triennale, solo il 14-19% circa (a seconda che si consideri prima o dopo la sessione estiva di esami) ha completato tutti i crediti formativi di base e caratterizzanti: solo circa il 18-21% degli studenti del terzo e del quarto anno sarebbero regolari (e dunque aventi diritto a partecipare al test TECO). Di conseguenza, può accadere che quasi ben 2/3 dei laureati entro il terzo anno accademico della triennale conseguano il titolo senza aver terminato i corsi di base e caratterizzanti da almeno un semestre.
3) Dal test emergono segni evidenti della persistenza nel nostro Paese di una separazione tra le cosiddette due culture: quella scientifica e quella umanistica. Indipendentemente dal livello medio delle competenze acquisite alla ne degli studi universitari, i nostri laureandi mostrano in generale capacità logiche molto più dissociate fra la componente umanistica e quella scientica rispetto a quanto osservato in altri Paesi. Ovvero gli studenti italiani ottengono ottimi punteggi nella parte “letteraria” del test o in quella “scientifico-quantitativa” ma mediamente ci sono pochi studenti che ottengono buoni punteggi in entrambe. I laureandi in Psicologia sono quelli che ottengono i risultati più equilibrati tra le due aree. Quelli di Medicina e Matematica-Fisica-Statistica ottengono risultati più brillanti nella parte “scientifico-quantitativa”, mentre i giuristi sono quelli che riescono meglio nella parte “umanistica”.
4) In generale i risultati migliori nei test sono ottenuti dagli studenti di Medicina, seguiti a ruota da quelli di Matematica, Fisica, Statistica e Psicologia. Ciò potrebbe dipendere dal meccanismo di selezione con accessi programmati nazionali (Medicina), o locali ma estesi al 100% dei giovani (Psicologia), o di autoselezione (Matematica-Fisica-Statistica) dove entra chi ha i voti di diploma più alti, pur sapendo di andare in una facoltà avara nei voti universitari. I risultati peggiori sono quelli degli studenti iscritti a Scienze della Formazione primaria, ovvero coloro che diventeranno maestri e maestre. Discipline estremamente importanti nel nostro Paese quali Filosofia, Storia e Giurisprudenza nel campo umanistico-sociale o Biologia o Ingegneria nel campo scientifico superano la media ma senza brillare.
Secondo Fiorella Kostoris per risolvere le criticità che emergono dalla sperimentazione basterebbe applicare il decreto 270 del 2004 del MIUR, che richiede un’adeguata preparazione iniziale a chi si vuole iscrivere all’università. “Chi non avesse i requisiti dovrebbe ottemperare a una serie di obblighi formativi nel primo anno di corso per colmare le lacune. Se questa norma venisse adottata, la verica delle competenze iniziali potrebbe venire realizzata con strumenti come il TECO” ha commentato. “ANVUR ha deciso di promuovere la sperimentazione TECO per fornire alle Università un ulteriore importante strumento di autovalutazione basato su una valutazione ex-post degli apprendimenti degli studenti, in linea con quanto sta sempre più emergendo a livello europeo” ha dichiarato Stefano Fantoni, Presidente Anvur.
Alla realizzazione del rapporto TECO hanno contribuito economicamente Invitalia (per un Rapporto Specifico sui risultati delle Università del Sud), la Fondazione San Paolo, la Fondazione Cariplo, la Fondazione Caripuglia per il tramite dell’Università del Salento, la Regione Friuli-Venezia Giulia per il tramite dell’Università di Udine.
Ufficio Stampa Anvur