Finora se n’è sentito parlare
principalmente per le applicazioni in elettronica. Ma grazie a una ricerca
condotta da due istituti del Consiglio nazionale delle Ricerche, l’Istituto per
lo studio dei materiali nanostrutturati (Ismn-Cnr) e l’Istituto per la sintesi
organica e la fotoreattività (Isof-Cnr) di Bologna, gli OLED (Organic Light
Emitting Diode), i dispositivi elettronici a materiale organico trovano ora
spazio anche negli studi di carattere neuronale. Ocst (Organic cell stimulating and sensing transistor) è il nuovo
dispositivo biocompatibile sviluppato dai ricercatori Cnr, in grado di
stimolare e ‘leggere’ l’attività neuronale.
Proprio come la prossima nuova generazione di schermi e di componenti
circuitali, Ocst è un microchip trasparente, flessibile e biocompatibile. Una
plastica elettronica, in sostanza, che riesce a interagire e comunicare con le
reti neuronali.
“Il dispositivo è costituito da un microchip organico trasparente sul quale vengono adagiate le reti neuronali, caratterizzato dalla capacità di stimolare e registrare segnali elettrici e, in prospettiva, di generare luce”, ha spiegato Michele Muccini, responsabile del Cnr-Ismn di Bologna e coordinatore del progetto con Valentina Benfenati e Stefano Toffanin. “Inoltre, in quanto biocompatibile, Ocst riesce a rimanere a contatto per lungo tempo con i neuroni primari senza che questi vengano danneggiati, offrendo la possibilità di comprendere il loro funzionamento e di modulare la loro attività con maggiore efficacia rispetto alle tecnologie esistenti”.
Le possibilità che si aprono sono estremamente incoraggianti, secondo gli autori. Oltre a conoscere meglio, e in modo più completo, il cervello umano, il nuovo dispositivo rappresenta un veicolo per intervenire direttamente per riparare i danni causati da malattie neurodegenerative e incidenti traumatici. Le sue caratteristiche chimiche e strutturali consentono a Ocst, infatti, di adattarsi al ‘labirinto’ delle reti neuronali, monitorandone l’attività elettrica con una sensibilità circa 16 volte superiore alle attuali tecnologie.
Sono 13 i ricercatori del team
impegnato per due anni nei laboratori Cnr di Bologna sul progetto, tra cui figurano
esperti multidisciplinari (ricercatori in scienza e tecnologia dei materiali,
neuroscienziati ed elettrofisiologi). Il lavoro, i cui risultati sono stati
pubblicati sulla rivista Nature Materials,
è un contributo importante ai nuovi orizzonti di ricerca sulle caratteristiche
del cervello umano che sono state recentemente avviate sia in Europa che negli
Stati Uniti.
Non a caso, la Commissione Europea ha battezzato maggio 2013 il “Mese europeo
del cervello”.
