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Cambiamenti climatici e precipitazioni estive sulle Alpi

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Le estati future sulle Alpi: le analisi delle proiezioni dei modelli climatici regionali condotte dall’Ictp di Trieste mettono in discussione presupposti su scala globale

A causa del riscaldamento del pianeta, le futuri estati sulle Alpi europee potrebbero essere non così aride e secche come predetto dai modelli climatici globali ma contraddistinte da un incremento di eventi piovosi estremi e quindi da un maggiore rischio di alluvioni. Secondo una nuova ricerca condotta dal Centro Internazionale di Fisica Teorica “Abdus Salam” (ICTP) di Trieste, la pioggia estiva nelle zone alpine, a quote elevate e caratterizzate da eventi di convezione particolarmente intensi, potrebbe in realtà aumentare, in parte anche a causa della complessità del territorio della regione.

Le previsioni di un clima estivo più umido sulle Alpi sono il risultato di simulazioni realizzate dai ricercatori dell’ICTP, così come da parte di altri gruppi di modellisti europei, grazie all’uso del modello climatico regionale RegCM4, sviluppato dal centro triestino e rinomato a livello internazionale. Si tratta di conclusioni che potrebbero modificare l’attuale visione dell’impatto del cambiamento climatico sulle risorse idriche delle regioni alpine.

Come risaputo da molti escursionisti, le Alpi europee hanno un paesaggio complesso in cui vette e pendii si alternano tra di loro. I modellisti del clima hanno a lungo ipotizzato che tali topografie potessero influenzare gli andamenti meteorologici e climatici locali, ma in realtà dettagli su “piccola” scala, come cime o pendenze, si perdono quando si usano modelli climatici globali con risoluzioni più ampie. Tuttavia, con una risoluzione di circa 12 chilometri, i modelli climatici regionali, incluso il modello RegCM sviluppato dall’ICTP, sono in grado di produrre simulazioni del clima ad alta risoluzione. I ricercatori riescono così a raffinare il campo di osservazione su fenomeni o aree locali, come ad esempio il territorio alpino, che potrebbero influenzare le tendenze meteoclimatiche. Lo scopo finale è offrire un quadro più dettagliato del clima locale.  

Mentre la maggior parte dei modelli climatici globali prevedono estati future più asciutte sulle Alpi, i ricercatori dell’ICTP hanno scoperto che la complessa topografia della più importante catena montuosa europea potrebbe in realtà causare un aumento della piovosità a quote elevate. Il motivo è l’aumentato riscaldamento estivo ad alta quota che, unito a una maggiore umidità, genera precipitazioni convettive più intense. Se da una parte questo implica un aumento della disponibilità idrica nella regione in estate, dall’altra si amplifica il rischio di eventi distruttivi estremi.  Il gruppo di ricerca ha anche rilevato che le proiezioni del modello sono coerenti con le tendenze relative alle precipitazioni alpine osservate negli ultimi decenni.

I risultati dello studio sono stati pubblicati su Nature Geoscience, rivista scientifica internazionale di riferimento nel settore (doi: 10.1038/NGEO2761). Il titolo in inglese dell’articolo è “Enhanced summer convective rainfall at Alpine high elevations in response to climate warming”.

Filippo Giorgi,  autore principale del lavoro e responsabile della sezione di Fisica del sistema Terra all’ICTP, afferma che il risultato avvalora l’importanza dei modelli climatici locali come il RegCM. “Le nostre scoperte mostrano che le simulazioni ad alta risoluzione prodotte da modelli climatici regionali possono fornire informazioni preziose sugli scenari del cambiamento climatico”, spiega il ricercatore dell’ICTP. In particolare, sottolinea Giorgi, la capacità dei modelli ad alta risoluzione di simulare i riscontri topografici è particolarmente significativa per la comunità dei modellisti. “Sarebbe interessante vedere se le nostre conclusioni, che mettono in discussione il quadro offerto dai modelli globali, possano essere applicate ad altre aree montane del pianeta”, continua Giorgi.

Il modello RegCM sviluppato all’ICTP è flessibile, trasferibile e di facile uso per i ricercatori del clima. Può essere applicato in ogni regione del mondo, con una spaziatura-griglia fino a meno di 10 chilometri, e può essere adoperato in un ampio contesto di ricerche, dagli studi di processi climatici regionali, alla paleoclimatologia, fino alle simulazioni del clima futuro. Attualmente è usato da una larga parte della comunità scientifica, inclusi in particolare i ricercatori provenienti dai Paesi in via di sviluppo.

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