Una cattiva notizia per chi riteneva che l’erosione della biodiversità fosse tra gli ultimi problemi nella scala delle urgenze planetarie, e venisse molto dopo l'estinzione del panda e dei merluzzi: secondo uno studio apparso questa settimana su Nature, si tratta di un fenomeno in grado di causare agli ecosistemi danni di entità paragonabile a quelli di cambiamenti climatici e inquinamento.
I ricercatori, guidati dal biologo David Hooper della Western Washington University, hanno confrontato numerosi studi riguardanti l’influenza di diversi fattori di stress ambientale su due processi fondamentali per gli ecosistemi: la crescita delle piante e la loro decomposizione. La scomparsa delle specie, stando a questa analisi, potrebbe diventare uno dei maggiori fattori del cambiamento degli ecosistemi nel XXI secolo. L’erosione della biodiversità è un problema su cui si è concentrata l’attenzione solo negli ultimi decenni, da quando il confronto con i resti fossili ha mostrato che oggi la scomparsa delle specie è molto più veloce che nelle ere passate: di questo passo, secondo una recente proiezione, entro i prossimi 240 la Terra andrà incontro alla sesta estinzione di massa della sua storia. “La perdita di biodiversità a causa dell’estinzione delle specie avrà effetti importanti sul nostro pianeta, e dobbiamo prepararci a farvi fronte”, afferma l’ecologo Bradley Cardinale dell’Università del Michigan, coautore dello studio.
I ricercatori hanno verificato che gli ecosistemi nei quali è scomparso tra il 21% e il 40% delle specie andranno incontro a una sensibile riduzione della crescita delle piante, tra il 5% e il 10%, ovvero paragonabile a quella causata di riscaldamento globale e aumento della radiazione ultravioletta a causa del buco nell’ozono. A livelli ancora maggiori di estinzioni di specie (tra il 41% e il 60%), le conseguenze arrivano a essere confrontabili a quelle di inquinamento da ozono e piogge acide. Conclude J. Emmett Duffy del Virginia Institute of Marine Science, coautore dell’articolo: “la sfida maggiore a cui dobbiamo guardare è prevedere gli effetti combinati di questi e degli altri cambiamenti ambientali su larga scala sugli ecosistemi naturali e l’intera società”.