fbpx In aereo per tutelare balene e delfini del Mediterraneo | Scienza in rete

In aereo per tutelare balene e delfini del Mediterraneo

Primary tabs

Read time: 3 mins

Parte il survey commissionato all’International Whaling Commission (Commissione Internazionale Baleniera) e dal Ministero dell'Ambiente, con lo scopo di accertare gli effetti della morìa di stenelle nel Tirreno e lo stato delle popolazioni di altri cetacei, di tartarughe e di grossi pesci pelagici. Il progetto vedrà l’attiva partecipazione dell’Istituto TETHYS - in qualità di responsabile della ricerca - e dell’ISPRA.

È ancora recente la notizia della morìa di delfini, soprattutto stenelle striate, che si è verificata nel Tirreno nei primi mesi dell’anno - un fenomeno dagli effetti possibilmente molto gravi sull'equilibrio della fauna del Mediterraneo. Mentre si è cercato di metterne a fuoco la causa, un interrogativo altrettanto importante è: quali possono esserne gli effetti sulle popolazioni di cetacei dei nostri mari? A questa domanda cercherà di dare una risposta il survey aereo coordinato dall'IWC con la collaborazione dell’Istituto Tethys e dall'Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), e di altre organizzazioni e istituzioni internazionali, finanziato dal Ministero italiano dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM).

I monitoraggi aerei vengono condotti lungo determinati "transetti", con un velivolo appositamente attrezzato con vetri "a bolla" per garantire la massima visuale a un team di osservatori esperti. In questo modo si possono stimare, con l'aiuto di speciali software, sia l'abbondanza che la densità degli animali avvistati alla superficie del mare.
Proprio questi due parametri sono fondamentali per dare una risposta a numerose questioni di importanza ecologica e per l'attuazione di eventuali misure di conservazione - e questo vale in particolare per il Mediterraneo, mare tra i più trafficati e antropizzati, dove la maggior parte delle popolazioni di cetacei è minacciata proprio dalle attività dell'uomo.

Il monitoraggio condotto dai ricercatori di Tethys non è il primo: dal 2009 al 2011 ne erano già stati condotti altri 5, sia in estate che in inverno, sia nella zona del Santuario Pelagos che nel Tirreno centrale e meridionale, a dimostrazione del costante impegno del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nei confronti dell’ecosistema marino. La zona tirrenica in particolare è proprio quella che sarà battuta durante l'imminente survey; i nuovi dati consentiranno quindi anche di effettuare un confronto a distanza di pochi anni, secondo le indicazioni emanate dalla Commissione Europea attraverso la Direttiva Habitat e la recente Direttiva Quadro sulla Strategia Marina.

L'obiettivo è ambizioso: innanzitutto valutare i potenziali effetti negativi della grave moria di stenelle sulle popolazioni dei nostri mari, nel breve e lungo termine, e nel caso non venga direttamente rilevato un calo significativo dei delfini, stimare diversi livelli di un potenziale declino nel futuro.
Assieme a quello delle stenelle (Stenella coeruleoalba), si potranno ottenere informazioni, per confronto, sull'andamento della presenza di diverse altre specie, innanzitutto quelle avvistate durante le campagne precedenti: si tratta di altri cetacei tra cui tursiopi (Tursiops truncatus), e balenottere comuni (Balaenoptera physalus), nonché di altri grossi vertebrati marini come mobule (Mobula mobular), pesci luna (Mola mola), tartarughe (Caretta caretta) e pesci spada (Xiphias gladius).

Il survey nel Tirreno centrale partirà all’inizio di agosto; coordinatore del progetto, Greg Donovan, responsabile scientifico dell'IWC (International Whaling Commission). Responsabile del gruppo di ricerca sarà, come in passato, Simone Panigada, vicepresidente di Tethys.

Tethys Research Institute

Autori: 
Sezioni: 
Biodiversità

prossimo articolo

La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.